Un eroe sbrindellato che fa tenerezza, rabbia e ammirazione…

 

Notte di sangue a Coyote Crossing di Victor Gischler, Meridiano Zero 2011.

Contea di Coyote Crossing nell’Oklahoma, piccola città senza un futuro per i giovani (e anche con tanti, troppi segreti). Ucciso Luke Jordan che ha diversi fratelli in un agosto di fuoco. Raccontato in prima persona da Toby Sawyer, giovane sgangherato vicesceriffo, sigaretta perennemente in bocca, calzoni tirati giù fino a metà delle chiappe e breve passato di musicista di una band. Deve piantonare il cadavere, si assenta un attimo e quello sparisce. Iniziano i guai. Sposato con Doris che lavora alla tavola calda, vive in un trailer con il bimbo più bello del mondo e frequenta l’amante Molly per un po’ di sesso sfrenato.

Il problema è che i fratelli Jordan si vogliono vendicare, c’è pure di mezzo  un traffico di messicani clandestini e il marcio nella polizia. Una vera lotta per la sopravvivenza. Da qui inseguimenti, lotte, botte, sparatorie, incendio e morti a go-go. Ma anche ricordi, riflessioni, fantasticherie, un velo di tristezza e di rimpianto “Forse se fossi stato una persona migliore. O un musicista migliore. O un sacco di altre cose”.

Gischler mischia sapientemente battute scoppiettanti, umorismo sottile, grasso e beffardo (scena dell’armadio) con momenti “lirici”, sprazzi di pathos, realtà cruda e sospensione dell’animo, passato e presente ad unirsi, a gettare nuova luce sui personaggi, a rendere più vero e forte il racconto.

In definitiva Toby Sawyer siamo noi, con i nostri sogni spezzati, il sesso coniugale e quello con l’amante, il cielo stellato che ci sgomenta, la paura, il senso del fallimento, un po’ di bontà e un po’ di razzismo (da un lato i messicani gli fanno pena e dall’altro non vede l’ora che si tolgano dai piedi), l’amore profondo per il bambino e i progetti su di lui. Insomma un eroe un po’ sbrindellato  abbandonato da tutti. Ma carico di umanità. Che fa tenerezza, rabbia e ammirazione insieme.

Leggiamo la sua storia e vediamo la nostra storia scorrere via veloce come il tempo. Qualche momento di pausa e poi ancora di nuovo a correre come si faceva da ragazzi fino a scoppiare i polmoni. Una bella storia. Bella e complessa. E non c’è stato bisogno di scrivere un malloppone di cinquecento pagine.

Splendida traduzione di Luca Conti.