Moglie e madre, abbandona la famiglia e diventa una spia per gli alleati anglo-americani. E’ Laura D’Oriano, la Mata Hari italiana. A raccontarne la sua vita con immagini d’archivio e documenti inediti è la docu-fiction Laura D’Oriano – La spia condannata a morte, in onda venerdì 18 febbraio alle 21.00 su History (canale 407 di Sky).

Laura D’Oriano nasce il 27 settembre 1911 ad Istanbul. Figlia di genitori italiani, viaggia per tutta l’Europa. Nel 1931 sposa lo svizzero Emile Fraunholz e ha due figlie. Nel 1935 la D’Oriano abbandona la famiglia e si reca a Parigi, dove svolge diversi lavori. Nella capitale francese, dove vive in disagiate condizioni economiche e ha problemi con la giustizia legati al permesso di soggiorno, viene reclutata dal Secret Intelligence Service, i servizi segreti inglesi. Dopo aver svolto attività di spionaggio nella Francia occupata da tedeschi e italiani (si occupa di sorvegliare gli spostamenti dei sommergibili italiani che si trovano a Bordeaux), alla fine del 1941 viene inviata in Italia.

Il suo compito è raccogliere informazioni relative alla situazione delle navi militari  e dei lavori nei cantieri navali di Genova e Napoli e ai danni effettuati dai bombardamenti aerei alleati. Si divide tra le due città di mare e Roma, dove incontra la madre. Quello che la D’Oriano non sa è che, fin dall’arrivo in Italia, le sue attività sono monitorate dall’ufficiale dei carabinieri Ettore Saraco e membro del controspionaggio militare italiano. Alla fine di dicembre 1941 viene arrestata nella stazione di Littoria, mentre è diretta nuovamente a Napoli. Dopo dodici mesi di carcere e un processo farsa presso il Tribunale Speciale per la Difesa della Stato, viene condannata alla pena capitale. Il 16 gennaio 1943 è giustiziata presso Forte Bravetta a Roma: ha trentuno anni. E’ l’unica donna ad essere condannata a morte con sentenza eseguita nella storia d’Italia.

Tra gli intervistati: Anna Keller (figlia di Laura D’Oriano) e lo storico Mimmo Franzinelli. Ad interpretare la D’Oriano l’attrice Valentina Carnellutti (Caos Calmo, La meglio gioventù).

Scritta e diretta da Andrea Bettinetti, la docu-fiction è prodotta da Quattroterzi con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per il Cinema, con la partecipazione dell’Istituto Luce e con il supporto del Piemonte Film Fund – Fondo Regionale per il Documentario.

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