Si avvicina alla conclusione quella che verrà ricordata come una collana storica del cinema marziale in Italia, paese in cui il genere è stato fin troppo martoriato e vilipeso. Stiamo parlando ovviamente di “Bruce Lee e il grande cinema delle arti marziali”, collana curata da Gazzetta dello Sport e Stefano Di Marino, che nel penultimo numero presenta un grande film di culto: “Le implacabili lame di Rondine d’Oro” (Da zui xia / Come drink with me, 1966).

Regista e sceneggiatore di questo classico wuxiapian è King Hu, nato nella Repubblica popolare cinese ma divenuto nome di spicco di Hong Kong: a più di dieci anni dalla morte il suo nome è ancora sinonimo di cinema di altissimo livello in tutto il mondo... tranne nel nostro Paese, dove poco oculate decisioni distributive hanno lasciato inediti quasi tutti i suoi film!

Il maestro Chang, figlio del governatore, viene rapito da una banda capeggiata dallo spietato monaco rinnegato Faccia di Giada (Chen Hung Lieh). Per trattare il rilascio del rapito arriva in città Rondine d’Oro (Cheng Pei-pei), sorella di Chang e del tutto intenzionata a sbaragliare la banda criminale. L’appuntamento è in una locanda dove dà spettacolo un giovane ubriacone, Gatto Brillo (Yueh Hua), che in realtà non è chi vuol far credere di essere. Lo scontro fra questi esperti di arti marziali sarà all’ultimo sangue.

 

«Quando King Hu mi contattò - racconta la protagonista Ching Pei-pei all’intervistatore Walter Chaw nel 2002, - disse che mi voleva nel suo film e mi spiegò la sua visione delle arti marziali. Prima i combattimenti erano mostrati con un ritmo costante: boom-boom-boom. Hu voleva qualcosa di diverso: b-boom b-boom b-boom, un movimento aritmico, una

Cheng Pei-pei e Yueh Hua
Cheng Pei-pei e Yueh Hua
pausa contemplativa e poi di nuovo azione improvvisa. Io immaginai una specie di ritmo di danza molto jazz, e risposi che ero in grado di farlo.»

Pei-pei nasce come ballerina e solo in seguito si è accostata alle arti marziali: questo le ha permesso di portare sullo schermo una grazia e una fisicità che non si riscontrano nelle sue colleghe. «Visto che ero una ballerina, King Hu pensò che fossi anche in grado di combattere - racconta Pei-pei a Brian Hu nel 2010. - Io non sapevo se ne sarei stata capace, ma non sono un tipo che si arrende davanti alle sfide, e poi volevo battere i ragazzi: se loro combattevano, potevano farlo anch’io! Per questo mi sforzai di fare cose che spaventavano le altre attrici. Hsing Hui si era rotta il naso sul set e disse che non avrebbe mai più combattuto, per proteggere il suo bel nasino. A me non importava, ed è per questo che fui in grado di fare così tanti film di arti marziali.»

Dopo una ricca filmografia in patria, nel 2000 Ang Lee - con bene in mente “Le implacabili lame...” - la vuole nel cast del suo “La Tigre e il Dragone” (Crouching Tiger, Hidden Dragon) nel ruolo della perfida governante-assassina Volpe di Giada. L’attrice considera questi due film dei punti di svolta delle rispettive cinematografie - dell’Oriente il primo, dell’Occidente il secondo. «Già mi sento fortunata nella vita ad avere fatto il primo, - ha confessato a Chaw, - ma l’aver partecipato anche al secondo è per me qualcosa di unico!»

 

Affiancata dall’ottimo Yueh Hua, la protagonista del film ha un cattivo d’eccezione: quel Chen Hung Lieh che è stato eccezionale villain di tanti film marziali anni Settanta, scontrandosi con tutte le star del genere.

La spettacolare locandina americana
La spettacolare locandina americana
A curare le coreografie e le scene d’azione c’è Han Ying Chieh, grande professionista che in Occidente è più noto per il suo ruolo di big boss nel film omonimo con Bruce Lee (in Italia, “Il furore della Cina colpisce ancora”).

Una curiosità. Durante le riprese de “Le implacabili lame di Rondine d’Oro”, Cheng Pei-pei - com’era spesso usanza dell’epoca - stava girando contemporaneamente un altro film: “Princess Iron Fan” (Tie shan gong zhu). L’attrice ha raccontato che il regista King Hu (forse per galanteria o forse perché aveva un buon rapporto con gli attori) era comprensivo per la sua situazione e le riservava un occhio di riguardo, dandole anche una sedia personale dove la donna potesse riposare quando non era in scena.

Nel 2002 il film viene rimasterizzato dalla Celestial Pictures e presentato in anteprima a maggio durante una speciale rassegna del Festival di Cannes. Malgrado la vicinanza, il nostro Paese rimane all’oscuro dell’operazione fino al 2006, quando la AVO Film distribuisce un’ottima edizione italiana della pellicola.