Il 24 dicembre del 1994 il papirologo Carsten Peter Thiede diede un particolarissimo augurio di Natale a chi credeva di avere salde conoscenze in materia di Vangeli: sulle pagine del The Times uscì in quella data un suo articolo in cui dimostrava, prove alla mano, che uno dei Vangeli era ancora più vero di quanto si pensasse...

Thiede infatti applicò ai Vangeli tecniche di datazione all’avanguardia, mettendo fortemente in dubbio gli studi di parecchi decenni precedenti che avevano ipotizzato i Vangeli essere stati scritti molto tempo dopo gli eventi in essi raccolti: grazie al ritrovamento provvidenziale di alcuni frammenti di papiro al Magdalen College di Oxford, Thiede poté affermare - presentando prove concrete - fra le altre cose che quello di Matteo è un Vangelo molto più antico di quanto si credesse. Non è impossibile pensare che, addirittura, sia stato scritto da un testimone oculare degli eventi narrati. Aveva ragione Mikhail Bulgakov, quindi, visto che nel suo “Il Maestro e Margherita” (1967) racconta fra l’altro le vicende di Matteo e del suo scritto («Jeshua! Ti salvo e parto con te! Io, Matteo, tuo unico e fedele discepolo!»).

Parallelamente a studiosi che si impegnano a dimostrare quanto i veri Vangeli siano sempre più veri, ci sono scrittori che invece hanno amato inventare falsi Vangeli, o rendere più falsi quelli veri. Le intenzioni di fondo sono le più disparate: dalla parabola religiosa alla denuncia dell’umano squallore; dalla ricerca filologica al semplice espediente da thriller religioso (genere che sembra riscuotere consensi in ogni sua forma e qualità).

Questi autori hanno ceduto al fascino che emanano i Vangeli: testi che si autoproclamano veri («veri come il Vangelo»!) esattamente come fanno gli pseudobiblia. Anzi, i “libri falsi” nati dalla fantasia degli scrittori di solito cercano altre prove della propria esistenza, per “ingannare” meglio il lettore, mentre i Vangeli no: sono autoreferenziati ed autoprovanti, e non hanno alcun interesse a dare prove della veridicità di quanto affermano. Quale miglior elemento per chi è interessato a libri che vivono solo di sé, a libri che non esistono al di fuori di quanto affermino i loro autori?

Da domani questa rubrica inizierà uno speciale dal titolo “La Falsa Novella”, giocando sul fatto che l’evangelo (ευαγγέλιον) in greco significa “buona novella”: vi si presenteranno, volta per volta e spesso raccolti in gruppi, romanzi che hanno ipotizzato l’esistenza di Vangeli immaginari o versioni alternative di Vangeli canonici. Non ci riferiamo, ovviamente, ai vangeli apocrifi o gnostici, esclusi dai testi canonici delle comunità religiose ma comunque esistenti: ci riferiamo a veri e propri pseudobiblia, libri falsi inventati da scrittori come divertissement letterario o come semplice espediente per portare avanti una propria tesi religiosa.

Alcuni sono “ispirati” (anche se non da Dio!) altri meno, ma nel complesso testimoniano l’imperituro amore degli scrittori per il grande gioco degli pseudobiblia.