Il tre gioca brutti scherzi: Spiderman 3 una pizza, Pirati dei Carabi. Ai confini del mondo, una lagna, Ocean's 13, di Steven Soderbergh (esempio non troppo frequente di un remake che diventa seriale…), così così. Niente colpi mirabolanti (anche perché si apprende che quelli precedenti hanno fruttato parecchio), piuttosto una vendetta con un colpo dentro. Vendetta, fortissimamente vendetta ma niente a che vedere con bagni di sangue. No, stavolta no. Si tratta, dietro un dispiegamento di mezzi niente male (addirittura la trivella che ha perforato la Manica dal lato francese ché quella del lato inglese spira prima del tempo), di evocare lo spettro che ogni proprietario di casino a Las Vegas vede come il fumo negli occhi: la bancarotta, il banco sbancato, i clienti che fuggono dopo aver vinto di che stare bene per due, tre, quattro vite. George Clooney, Brad Pitt, Al Pacino, Matt Damon, Ellen Barkin, Andy Garcia, Elliott Gould (ma gira solo con Soderbergh?), Vincent Cassell, un cast gossipparo che di più non si potrebbe, un cast che potrebbe tirarsela e invece (va detto…) non lo fa, e un film che tiene nascosti, a differenza degli ultimi Bond, i brand (anche se il dubbio che viene è che il vero brand sia Las Vegas…). Ritmo avvolgente, almeno nella prima parte, quando il piano prende vita. Però alla lunga la facilità con la quale tutti i problemi, dal più grande e apparentemente irrisolvibile al più insignificante, vengono risolti dall’imperturbabile banda, inizia a dare un po’ sui nervi, quasi si avvertisse per una volta il bisogno di più realtà in una storia nella quale la fantasia galoppa a mille. Scontato (anche perché già utilizzato in Ocean’s Twelve) il ricorso al falso agente per cavare dagli impacci Matt Damon (ancora lui…).