Senza dubbio il thriller bestseller della stagione autunno-inverno 2004, perlomeno fino all’uscita di Angeli e Demoni di Dan Brown. Dopo il folgorante debutto di Io Uccido, Giorgio Faletti si ripropone con un’altra opera che solleva (come il precedente) entusiaste orde di fans e feroci critici. Facile cadere negli eccessi sia da una parte che dall’altra e se è vero che non sempre la verità sta nel mezzo è probabile che in questo caso la Dama Giusta si sia accomodata proprio lì. Indubbiamente Faletti scrive thriller strutturalmente americani, grossi e spettacolari, pagando un dazio (o se vogliamo onorandoli) ai famosi Jeffery Deaver e Michael Connelly, come lui stesso non nega. Ciononostante, Faletti usa in un modo tutto suo la struttura narrativa d’oltreoceano, fatta di location famose e di rivelazioni esplosive, arricchendola con un suo stile di scrittura certamente più caldo e intimista delle controparti statunitensi. La sua è una prosa estremamente riflessiva e profonda che rimane nel contempo sufficientemente fluida. Dalle sue molte riflessioni e metafore (alcune veramente eccellenti) si capisce perfettamente quanta voglia abbia di parlare del mondo che lo circonda e degli uomini che lo abitano. Il suo lirismo può a tratti infastidire chi predilige il puro svolgimento della storia, ma in ogni caso si deve dare atto all’ex-comico di possedere un proprio stile narrativo, oltretutto mai banale. Il problema di Faletti, e di questo Niente di vero tranne gli occhi, è che tutti i suoi difetti sono concentrati nella parte thriller del romanzo. Anzitutto un nocciolo investigativo un po’ traballante, basato su una cosa assolutamente inverosimile che ha a che fare col titolo, poi una serie di “coincidenze” francamente eccessive per tutti quei lettori appena poco più che acerbi. E’ in questa parte che si sente la differenza fra le eccessive libertà e forzature dello scrittore piemontese e le impeccabili investigazioni di un Michael Connelly. Per il resto, invece, Faletti ha confezionato un buon romanzo di perversioni e depravazioni, di soprusi e violenze, quasi tutte ambientate in una società ricca e viziosa che sembra essere il palcoscenico ideale per le sue evoluzioni letterarie. La prima metà del libro è quasi perfetta, i personaggi principali e minori sono tutti ottimamente descritti e costruiti e la curiosità di vedere come si evolve la vicenda resta sempre presente. Quasi impossibile restare indifferenti alle rivelazioni sul passato dei vari protagonisti, e il linguaggio molto spesso disincantato e cinico quando si parla delle scelte di vita e del destino a cui si va incontro è davvero suggestivo. Poi la seconda parte si dimostra palesemente cinematografica e con i difetti già elencati, fino ad un finale discreto ma senza il minimo coraggio. Niente di vero tranne gli occhi ha meno tensione narrativa del precedente Io uccido, ma è scritto meglio. Le rivelazioni arrivano solo alla fine, c’è meno cabaret nei dialoghi e persino meno cliché. Non è il capolavoro che il grandissimo numero di copie vendute potrebbe far sospettare, ma non è neppure quell’orrido libro che molti affermano, superficialmente armati soltanto di presunzione e di pregiudizio verso un autore che ha un suo preciso stile e che può ancora migliorare.