Romanzo d’esordio di Veronica Santoro, una giovane che nel recente passato si era distinta con alcuni racconti e relativi premi. Il romanzo s’intitola L’interprete ed è edito da Ponte alle Grazie. È un romanzo storico, ambientato nel Veneto nel periodo dell’occupazione tedesca dopo l’8 settembre 1943, ma con un intreccio che sfrutta la tensione insita nella situazione data e tale da creare momenti di suspense degni di un giallo e, se si vuole, anche di una spy-story.
A creare l’intrigo è la figura stessa della protagonista, Delia Zorzi, appartenente a una famiglia fascista veronese e gode, pertanto, della fiducia dei nazisti che, grazie alla sua conoscenza del tedesco, la reclutano come interprete. A garantire sulla sua fedeltà è il padre, anche se, in seguito alla caduta del fascismo e dell’occupazione tedesca sostenuta dalle milizie dell’esercito di Salò, si sta formando una resistenza che vedrà la partecipazione dell’amato fratello Carlo, a cui Delia non può restare estranea o, addirittura, nemica. Pertanto, la giovane, seppur suscitando una qualche diffidenza nel comandante della guarnigione, gode di una certa libertà di movimento che s’intreccia con l’impegno partigiano del fratello, soprattutto dopo che questi viene ferito e sparisce, suscitando in lei apprensioni.
A complicare ulteriormente la vicenda, e a darle appunto risvolti gialli nel corso della narrazione è la relazione che Delia instaura con Thomas, un ufficiale delle SS che non appare affatto preda del diffuso fanatismo che caratterizza questa famigerata organizzazione, da apparire enigmatico quanto affascinante ai suoi occhi. Ciò porta Delia in un territorio dell’animo che la trama stessa del romanzo, con i suoi colpi di scena, la farà apparire ambigua e ai tedeschi e ai partigiani, tra i quali, oltre al fratello, annovera una sua precedente simpatia che, prima dell’occupazione tedesca, lasciava intravvedere sviluppi amorosi.
I colpi di scena, alcuni sanguinosi, si susseguono, mentre i sentimenti tormentati che convivono nella donna procurandole lacerazioni, devono fare i conti oltre che nella vita privata, intima, anche con gli eventi bellici che accadono, dai bombardamenti angloamericani alle deportazioni che segnano una svolta tra la popolazione: la protagonista ci condurrà addirittura nel campo di concentramento di Fossoli che la storia ci consegnerà anche come tappa di passaggio verso i campi di sterminio tedeschi. Per cui molti i motivi di interesse del libro, esaltato appunto da un gusto per l’intrigo e la suspense che fa de L’interprete una buona prova narrativa, riportano a certi romanzi di analoga ambientazione storica e di genere giallo propri di Ben Pastor, che, non a caso, in quarta di copertina lascia un commento, rivelatore di aver letto il libro prima della sua pubblicazione. Una garanzia.















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