Nel suo saggio Les miroirs de la vie (Francia 2002, ed. Le Passage), Martin Winckler scrive: L’ambizione – o dovrei dire la pretesa – delle "fiction francesi di qualità" è in primo luogo quella di "fare dell’arte". E ci riescono molto poco. [...] L’ambizione delle serie americane di qualità è, più modestamente, di mostrare e commuovere, scuotere gli spettatori, fagli aprire gli occhi e impedirgli di sprofondare nel torpore.

Come vedremo, esse vogliono allo stesso tempo distrarre e far riflettere.

 

Questa definizione calza a pennello nelle due serie che mettiamo a confronto in questo articolo: Law & Order e NYPD Blue.

Due serie di indiscussa qualità, tanto stilistica quanto contenutistica, molto diverse tra di loro ma entrambe appartenenti al cosiddetto filone "iperrealista" del telefilm poliziesco, naturale evoluzione delle esperienze di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente (Da Dragnet a Hill Street Blues).

 

NYPD Blue è in qualche modo l’evoluzione naturale di Hill Street Blues.

Il legame più evidente tra le due serie è costituito da Steven Bochco: fu lui a ideare Hill Street nel 1981, e sempre lui creò NYPD nel 1993, firmando da produttore insieme a David Milch. Lo stesso Milch, aveva lavorato per Hill Street prima come sceneggiatore e poi come produttore.

Come in Hill Street le vicende personali dei protagonisti sono una parte centrale delle sceneggiature, si intrecciano talora molto profondamente alla loro vita lavorativa e spesso vi si scontrano. Anche qui i confini tra "serie" e "serial" sono sbiaditi. È vero che ogni episodio è autoconclusivo per quanto concerne la vicenda poliziesca che viene raccontata, ma vi sono moltissime storie minori che si sviluppano trasversalmente nel corso delle settimane, rendendo impossibile la visione disordinata o saltuaria degli episodi.

Soprattutto, di Hill Street la serie riprende e sviluppa i toni malinconici, l’idea di interpretazione corale e il melange dei generi. Sempre Martin Winkler scrive una serie poliziesca come NYPD Blue riserva ai suoi spettatori scene di comicità estrema, sequenze oniriche, momenti di vera commedia romantica o di pura tragedia.

Sicuramente, rispetto a Hill Street, NYPD Blue dipinge un’atmosfera più cupa e se possibile più tesa. 

Con Law & Order siamo in un altro pianeta. La serie si riallaccia in qualche modo al rigore documentaristico dei telefilm delle origini. Per consentire una maggiore agevolezza, è girata in 16 millimetri. E, in contrasto ai toni caldi e saturi di NYPD blue, qui è stato deciso addirittura di desaturare i colori, tanto che molti spettatori tendono a ricordare gli episodi in bianco e nero, quasi come una vecchia puntata di Dragnet.

Le storie raccontate sono complesse, e il telefilm dura solo quarantacinque minuti. Per cui ogni episodio è estremamente denso, e richiede molta concentrazione da parte dello spettatore, che non può permettersi di distrarsi neppure un minuto, pena il rischio di perdere il filo e non capire più niente.

Le singole scene si aprono con l’azione già in corso e ne colgono dei ritagli, non hanno un vero e proprio inizio o una vera e propria fine: la narrazione è articolata in frammenti di azione che si succedono l’uno dopo l’altro, scanditi dal celebre "baboom" composto da Mike Post sulle didascalie a fondo nero che descrivono

Alcuni attori di NYPD Blue
Alcuni attori di NYPD Blue
il luogo e il tempo dell’azione.

Più o meno lo stesso principio di Dragnet, quando per introdurre una nuova scena la voce fuori campo del sergente Friday diceva frasi del tipo: Ore 16,53. Ci siamo recati nell’appartamento della signora Wimbley per raccogliere la sua testimonianza....

 

Law & Order non approfondisce la vita privata dei poliziotti e degli avvocati. Dall’inizio della serie a oggi, non c’è un solo personaggio del cast che non sia cambiato, ma i mutamenti del cast poco importano. Protagonista indiscussa di ogni episodio di Law & Order è la sceneggiatura.

E questa ci propone uno schema più o meno fisso: nella prima parte avviene un delitto e si descrive l’indagine della polizia newyorkese fino all’arresto del presunto colpevole; nella seconda parte il caso passa all’ufficio del procuratore distrettuale e si descrive l’arraignment, la preparazione del processo, la selezione dei testimoni, gli eventuali patteggiamenti, la celebrazione del processo con i suoi retroscena e il verdetto finale della giuria.

Entrambi questi momenti narrativi sono fortemente realistici. La prima parte ci sbatte in faccia - così come sono, nude e crude - storie di omicidi efferati, violenze su minori, AIDS, stupri, droga, traffici di armi. E ci fa riflettere su temi scottanti quali il razzismo, l’aborto, l’omosessualità e così via.

Sono messe in evidenza le ragioni a volte così futili che portano a commettere un delitto.

Nella seconda parte sono spesso protagonisti i controsensi del sistema giudiziario, le ambiguità dei regolamenti, i sistemi per manipolare la legge, i cavilli che molte volte permettono di escludere una prova o un testimone chiave, di annullare la validità di un arresto, e quindi di rimettere in libertà un efferato criminale, anche se non ci sono dubbi sulla sua colpevolezza.

Fino all’ultimo momento non si può prevedere il verdetto della giuria, e non è infrequente che venga rilasciato un colpevole o viceversa condannato un innocente.

Questa è la dura realtà. E la serie ce la presenta così com’è, nuda e cruda, con tutta la sua amarezza.

Il realismo di NYPD Blue risiede nell’abilità delle sceneggiature di dipingere una società malata e corrotta, dove crimini e criminali non sono casi isolati, che si possono sradicare grazie all’intervento del protagonista-eroe. I poliziotti del quindicesimo distretto non sono supereroi, ma uomini come gli altri, con i loro problemi e le loro debolezze. Anche loro soffrono, sbagliano, non sanno sempre cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. In un episodio della sesta stagione, Sipowicz esita alcuni istanti prima di impedire il suicidio di un criminale, pensando che la sua morte permetterebbe quel trapianto di cuore di cui Bobby (Jimmy Smits) ha tanto bisogno

Il personaggio di Sipowicz (Dennis Franz) è senza dubbio la creazione migliore degli autori, oltre a essere l’unico personaggio presente in tutti gli episodi della serie, dal primo all’ultimo. Nel corso degli anni le sceneggiature ci hanno presentato di lui una figura profondamente caratterizzata e sfaccettata: dietro una rozza scorza fatta di metodi poco ortodossi, espressioni oscenamente volgari, interpretazione non letterale dei regolamenti, impulsività e violenza, Andy rivela un grande cuore e un animo nobilissimo, umanità, lealtà, onestà e senso dell’amicizia. Sipowicz ha avuto una vita difficile: suo padre è stato accecato da un nero (da cui i pregiudizi razziali di Andy); in passato ha avuto seri problemi di alcolismo; ha divorziato dalla moglie Katie; gli viene diagnosticato un tumore alla prostata e in seguito all’operazione dovrà prendere il Viagra per rimediare all’impotenza; in un episodio della terza stagione il suo primo figlio, Andy jr., muore tragicamente assassinato;

Alcuni attori di Law & Order
Alcuni attori di Law & Order
e anche la sua seconda moglie Sylvia (Sharon Lawrence) morirà assassinata lasciando a Andy il piccolo Theo.

 

New York fa da sfondo a entrambe le serie.

Ma solo Law & Order è girato interamente sul posto, per una scelta audace del produttore. Al primo ciak della serie infatti, nel 1990, nessun telefilm veniva girato a New York, bensì a Los Angeles, dove sono concentrati tutti gli scrittori, gli attori, i registi e le strutture produttive.

E infatti NYPD blue è girato in California, fatte salve alcune scene in esterni che sono girate tutte in una volta, in un paio di settimane, all’inizio di ogni stagione.

Ma allo spettatore attento la differenza non sfugge: in Law & Order il "personaggio" di New York è onnipresente, compenetra ogni scena: abbondano gli esterni, e anche negli interni le finestre tradiscono autentici scorci di città.

In NYPD blue, invece, gli esterni autentici sono perlopiù riservati agli stacchi tra una scena e l’altra, mentre gli esterni "‘ricostruiti" nei set di Los Angeles, illuminati con luci calde e scure, dipinti con un’esagerazione di graffiti sui muri, fanno capire che la New York descritta non è autentica.

 

Ancora un’osservazione deve essere riservata all’uso stilistico della ripresa. Quella di Law & Order è inconfondibile: la serie è stata una delle prime a introdurre sistematicamente l’uso delle telecamere a mano, e il loro continuo movimento anche quando i personaggi sono fermi. Molto spesso, per esempio, per filmare un dialogo tra due o tre persone, anzichè usare diverse telecamere fisse e poi alternare le varie inquadrature, si usa un solo operatore che continua a spostarsi muovendosi tutt’intorno agli attori fino a descrivere un giro completo, abbracciando così l’intero campo dell’azione.

Sebbene con uno stile diverso da Law & Order, anche in NYPD viene meno la staticità della macchina da presa in favore di un più innovativo uso del mezzo tecnico: movimenti di macchina, telecamere a mano, carrellate velocissime, fuori fuoco, eccetera. Nelle immagini della sigla di apertura sono abilmente riassunti tutti questi effetti di disorientamento, ai quali si aggiunge un curioso fuori-sinc tra le didascalie coi nomi degli interpreti che compaiono qualche istante prima delle rispettive immagini.

Law & Order è in onda sugli schermi del network NBC dal 13 settembre 1990, e ancora oggi dopo 15 stagioni e 347 episodi, tre spin-off (Special Victims Unit; Criminal Intent e Trial by Jury), e la recente scomparsa del suo storico interprete Jerry Orbach, non è stata scritta la parola fine.

NYPD blue ha esordito il 21 settembre 1993 sugli schermi del network ABC, e da quest’anno è uscita definitivamente di produzione, dopo 12 stagioni e 261 fortunati episodi. Nell’ultimo episodio, Moving Day, Sipowicz viene promosso alla guida del distretto. In occasione della fine della serie, sempre il 1 marzo, ABC ha trasmesso uno speciale dal titolo NYPD blue: A Final Tribute, presentato da Jimmy Smits (che nella serie ha vestito i panni Bobby Simone per più di quattro stagioni) e con la partecipazione di molti interpreti presenti e passati della serie, insieme ai suoi creatori Steven Bochco e David Milch.