Da un anno a questa parte Richard Castle entra di diritto nel novero degli pseudoautori, e forse non è neanche azzardato paragonarlo a nomi ben più illustri come Kilgore Trout (al quale questa rubrica ha dedicato recentemente uno speciale), come vedremo più avanti.

Il 9 marzo 2009 va in onda negli Stati Uniti la prima puntata di una serie che si preannuncia spumeggiante, il cui protagonista è Richard Castle, brillante scrittore di successo - soprannominato «il re del macabro» - che ha incantato schiere di lettori con il suo personaggio letterario Derrick Storm. I personaggi seriali sono presenza pressoché fissa nella letteratura thriller, non solo di lingua inglese, ma Castle mette in atto quello che ben pochi altri scrittori hanno osato fare: fa morire il suo personaggio!

La serie televisiva “Castle - Detective tra le righe”, quindi, si apre con la festa di presentazione di “La fine di Storm” (Storm Fall), romanzo che segna la fine nel ciclo di Derrick Storm, ma soprattutto una svolta nella carriera di Castle: sarà infatti all’altezza di riscuotere lo stesso successo con romanzi privi della presenza di Storm?, si chiedono tutti.

 

Presentata la parte “pseudobiblica” della serie, si passa a quella

"La fine di Storm"
"La fine di Storm"
investigativa. Un serial killer sta uccidendo delle donne seguendo fedelmente le descrizioni usate da Castle nei suoi romanzi: che sia un fan che ha perso il controllo? La detective Beckett è incaricata del caso: coincidenza vuole che sia anche una delle più accanite fan dello scrittore. L’incontro con Castle però avviene in modo professionale, ed anzi la donna rimane stupita della reazione di lui. «Posso avere delle copie di queste? - chiede lo scrittore indicando le foto di scena dei due omicidi. - Ho una partita di poker. I giocatori saranno tutti scrittori: Patterson, Cannell, tutti di successo. E non immagina quanto sarebbero invidiosi perché qualcuno si ispira a me! Accidenti, è come avere una medaglia al valore: è il massimo per uno scrittore di gialli.»

Le parole di Castle verranno confermate più avanti nell’episodio, quando si ritroverà a giocare a poker con Stephen J. Cannell e James Patterson... interpretati realmente dai celebri scrittori, in un gustoso ruolo cameo. Questi rimproverano a Castle di aver fatto morire il proprio personaggio seriale. «Non avresti mai dovuto far fuori Storm, hai

James Patterson e Stephen J. Cannell
James Patterson e Stephen J. Cannell
commesso un errore - lo apostrofa Cannell. - Io l’avrei fatto andare in pensione o l’avrei azzoppato: era una fonte di denaro per te. Shane Scully alimenterà il mio jet privato ancora per molto, almeno fino a quando la gente si sarà dimenticata di Storm.»

«Io non ho piazzato una pallottola in testa ad Alex Cross - è l’intervento di Patterson. - Sono felice che tu abbia fatto fuori Storm: ci sarà meno competizione!»

Ricordiamo che entrambi i veri scrittori citati portano avanti un personaggio seriale da decenni. James Patterson dal 1992 ad oggi ha scritto ben 17 avventure del suo Alex Cross, mentre Stephen J. Cannell dal 2000 pubblica quasi una volta l’anno un’avventura della sua Shane Scully, personaggio del tutto inedito in Italia.

Dopo questo delizioso siparietto letterario “reale”, la serie prosegue per binari squisitamente in linea con il gioco degli pseudobiblia. Risolto il caso

del serial killer, Castle decide che lavorando accanto alla detective Beckett troverà ispirazione per un nuovo personaggio seriale, Nikki Heat, basato proprio sulla donna (che apparentemente non sembra felice dell’idea). Grazie alle sue amicizie in alto loco, lo scrittore affiancherà la donna nelle indagini che contribuirà attivamente a risolvere.

Quello che però a noi interessa sono le piccole citazioni della serie di Derrick Storm che ogni tanto trapelano dai dialoghi. Sappiamo che il ciclo si compone di 26 titoli, ma dalla prima stagione otteniamo solo questa bibliografia: “Fiori per la tua tomba” (Flowers for Your Grave); “Non c’è furia all’inferno” (Hell Hath no Fury); “Morte della regina del ballo studentesco” (Death of a Prom Queen); “Storm profano” (Unholy Storm); “Storm ultima spiaggia” (Storm’s Last Stand); “La stagione di Storm” (Storm Season); “La minaccia di Storm” (Storm Warning); “La caduta di Storm” (Storm Rising). Ovviamente chiude la serie “La fine di Storm” (Storm Fall).

Sappiamo che “Storm profano” è il suo sesto romanzo, e ne abbiamo anche un estratto: «I riti sacrificali servivano a mettersi in contatto con il mondo degli spiriti, per ottenere la loro benevolenza. Storm era disposto a sacrificare qualsiasi cosa dopo aver visto l’amuleto oscillare ritmicamente davanti a quei seni nudi provocanti».

Una parentesi va aperta su “Non c’è furia all’inferno”. Il titolo originale “Hell Hath no Fury” è preso da un’opera del drammaturgo e poeta di lingua inglese William Congreve (1670-1729): «Non c’è rabbia in Paradiso quanto quella di un amore trasformato in odio, né furia all’inferno come quella di una donna disprezzata». È una battuta dalla pièce teatrale del 1697 “The Mourning Bride” (atto terzo, scena 8): la seconda parte, nella forma «Hell hath no fury like a woman scorned», è divenuta modo di dire molto popolare negli Stati Uniti.

Infine l’ultimo libro, “La fine di Storm”, ha avuto qualche intoppo il giorno dell’uscita nelle librerie. «Nessuno sta comprando il tuo libro!» è l’esclamazione che Castle si sente lanciare dalla propria madre, presenza fissa della serie. In realtà il libro è in vendita da appena due ore, ma la

L'attore Nathan Fillion
L'attore Nathan Fillion
madre si aspettava una fila come per le uscite dei romanzi con Harry Potter. «Derrick Storm non è Harry Potter» precisa Castle. «Evidentemente!» è la risposta pungente della madre.

Dopo un lancio editoriale traballante il romanzo è un successo, e attraverso una lettura pubblica conosciamo gli ultimi momenti di Derrick Storm: «Lei rimase immobile ed incredula mentre la luce degli occhi del suo amato si spegneva. Lui allungò il braccio per accarezzarla e lei strinse la mano per l’ultima volta. Sentì un dolore al petto e in quel preciso momento capì che lui era morto. In seguito calò il buio sull’intera città e anche sul suo viso. Bene, pensò mentre il vento raccolse i suoi capelli. Nessuno vedrà le mie lacrime.»

Dopo il grande successo di questa prima stagione, è stata subito girata e sta tuttora andando in onda in Italia una seconda e più corposa serie, composta stavolta da 24 episodi, mentre la terza stagione inizierà negli Stati Uniti a settembre di quest’anno. Appena sarà terminata la seconda stagione, questa rubrica presenterà le novità “pseudobibliche” di Richard Castle.

Qualche anticipazione però è d’obbligo, dato che a marzo del 2010 arriva

anche in Italia “Heat Wave”, romanzo con protagonista Nikki Heat e firmato... Richard Castle!

L’operazione, puramente commerciale e fruttuosamente pubblicitaria - negli USA ha raggiunto il sesto posto nella classifica dei best-seller del New York Times - trasforma lo pseudoautore in un novello Kilgore Trout, cioè lo trasforma da scrittore inventato a scrittore pubblicato. Ma chi si nasconde dietro il suo nome? La biografia riportata ricalca quella del personaggio televisivo, così come la foto in quarta di copertina ritrae l’attore Nathan Fillion che lo interpreta in TV. Visto che dubitiamo che questo attore abbia scritto il romanzo, rimane da attendere che più avanti ne venga svelata la vera paternità.

Gli autori italiani sotto pseudonimo di solito riportano il proprio nome come “traduttori”. Alcuni romanzi stranieri portano un nome di successo in copertina e il vero autore poi viene ringraziato all’interno “per la consulenza”. L’unico altro nome che troviamo su “Heat Wave” è James Patterson... toh, lo stesso che si è prestato al delizioso cameo nella prima puntata! Chissà che la sua citazione in copertina («Castle ce l’ha

Stana Katic
Stana Katic
fatta ancora una volta»), che denoterebbe all’apparenza una seconda strizzata d’occhio ad un gioco letterario, non nasconda la paternità dell’opera? In fondo il libro in questione è un normale thriller come ce ne sono tanti in giro: se non fosse stato per il successo della serie televisiva, probabilmente non sarebbe neanche mai nato. E visto che Patterson ha una lunga e prolifica carriera letteraria alle spalle... non potrebbe aver scritto “a sciupo” questo romanzo, magari svelandosi più avanti nel tempo?

Come si diceva, solo il tempo ce lo saprà dire. Intanto attendiamo l’uscita nel nostro Paese anche del secondo romanzo “vero” nato dalla serie: “Naked Heat” (2010).