Prima immagine e ti ritrovi a pensare che sì, Jim Carrey è il comico “che morì due volte” (la prima in Man on the Moon), e invece no…

Cambia tutto e non cambia nulla. Chi ha sempre rimproverato a Carrey smorfie e gigionismo a iosa, continuerà a farlo, mentre chi al contrario, dal fulminante incipit di Ace Ventura: l'acchiappanimali ne ha sempre ammirato lo straordinario talento drammatico dietro la patina comica, nonostante tanti film sbagliati, continuerà ad apprezzarne le interpretazioni e attendere quell’attimo dove basterà un nulla per annichilire l’ultimo residuo comico.

Il duo esordiente Glenn Ficarra, John Requa con questo Colpo di fulmine - Il mago della truffa affida a Carrey l’onere (più che l’onore…) di ricreare sullo schermo la vita al massimo di Steven Russell, truffatore compulsivo attualmente detenuto in un carcere americano con una condanna a 144 anni sulle spalle.

Carrey fa quel tanto che sa quando la posta in gioco è qualcosa in più del semplice “far ridere”, solo che stavolta si muove su un canovaccio scivoloso assai: tono è leggero e romantico, colpo di fulmine compreso (tra Russel/Carrey e Morris/ Ewan McGregor, bravo assai), ma tutto attorno non è che ci sia molto da ridere (carceri e AIDS). Il problema stava tutto nel trovare la giusta via tra dramma e farsa, tra gag e introspezione.

Missione riuscita solo in parte e allora mentre lassù i due si incontrano, si amano, si separano, si riuniscono, si separano ancora, ridono e più spesso piangono, giù in platea le emozioni si vivono con una spanna di ritardo.