Caos a Bruges di Pieter Aspe, Fazi 2010.

Siamo a Bruges, nevica e fa un freddo boia. Il turista tedesco Dietrich Fiedle viene ritrovato ferito a morte (frattura cranica con emorragia interna) sul selciato di una strada. Tra gli oggetti personali del morto la foto della Madonna di Michelangelo, sul cui sfondo appare l’uva turca e… e qualcosa non quadra.

Ad indagare il nostro commissario Van In già incontrato ne ”Il quadrato della vendetta”. Trasandato, con l’aspetto “di un barbone ripescato in un fiume”, se la prende con gli immigrati, beve e ribeve da tutte le parti tanto da beccarsi una specie di coccolone (cade pure per terra) e un’ulcera gastrica che tiene a bada con il Logastrit. Accanto all’omicidio l’esplosione della statua di bronzo del poeta Guido Gezelle. Pronta riunione del consiglio comunale che degenera nella solita bolgia di insulti (tutto il mondo è paese), lettera minatoria al sindaco di far saltare altri monumenti. L’opera di un pazzo o di un movimento antifiammingo dei valloni?

Di mezzo una grande società di Tour Operator che cerca di rendere Bruges una città dormitorio e solo turistica come Venezia, la guerra, le SS, la deportazione in Germania dei capolavori artistici su ordine di Himmler, un vecchio attentato che ritorna in discussione, e dunque intreccio tra presente e passato.

E ancora Van In con problemi di pagamento alla banca e la paura di perdere la casa, il suo rapporto con la prostituta Veronique e quello, rinnovato, con Hannelore. Insieme ad altri personaggi visti in certi aspetti umoristici, come il braccio destro Versavel detto “il ratto”, tirato e lucidato a puntino (fissato con il sesso colleziona riviste porno), il capo Croos che starnutisce in continuazione, il dott. Arents elegante con “un costoso completo di taglio italiano” (Versavel lo guarda ammirato), uscito fresco fresco da un rapporto intimo con una “flessuosa infermiera”, il giudice ispettore Creytens frastornato dall’acidità di stomaco e così via.

Prosa spedita, soffusa di humour, che sa anche mettere elegantemente in rilievo le magagne della società e del comportamento individuale senza fare due maroni (o marroni) così.