É mortale la ninna nanna che rintocca dark nell’ultimo romanzo di Barbara Baraldi, intitolato Lullaby, la ninna nanna della morte ed edito da Castelvecchi nella collana Le Torpedini.

Dopo la prolessi di un prologo insanguinato e proiettato nel futuro prossimo, la storia si divide in quattro capitoli che serbano già nel loro nome il paradigma di un percorso corvino: Rivelazione, Illusione, Espiazione, Redenzione.

Subito la scrittrice cala il lettore in una realtà paesana universale e verosimile. Gli elementi ci sono tutti: il bar, gli amici che poi così amici non sono ma si ritrovano legati per consuetudine, i pregiudizi, le diffidenze, i pettegolezzi, il microcosmo come specchio concentrato –e per questo più terrifico– di un male che dall’eternità attanaglia l’uomo. Ma lo specchio si rompe e allora arrivano i guai...

Questa scrittrice nata a Mirandola, classe sconosciuta (non ha mai rivelato l’età ma possiamo dirvi che è giovane ed ha esordito nel mondo artistico come modella e fotografa), ha costruito sapientemente personaggi diversificati e intriganti che si muovono alternati in primo piano. Tra questi, un sedicente scrittore che poi, come molti millantatori, combina ben poco. Ha cominciato un libro che forse non terminerà mai e ha il terrore della pagina bianca, anche se in versione word. La sua esistenza è avvilita dalla presenza soffocante di una madre un po’ dispettosa di cui lui sceglie di prendersi cura, una madre ritenuta entità invadente nei suoi pensieri, nella sua immaginazione, nella sua inettitudine e se lui le fa da badante nella sua maniera un po’ meschina, è solo perché mosso da calcoli economici e di comodo. Il suo aspetto esteriore è il prolungamento della sua caratura morale e anche qui la Baraldi dà prova di grandi capacità descrittive che risentono in positivo della sua genesi artistica nel settore delle arti visive: «Sono ingrassato, imbolsito, con un culetto triste che guarda in basso, le braccette esili attaccate a una schiena che fa arco con il tronco[...] La pancia è l’unica cosa dura che mi è rimasta. Gonfia. Sembra racchiudere un bambino fatto di cattivi pensieri. Forse finiscono lì i miei incubi, le maledizioni di una vita che non mi appartiene, le frustrazioni.»

Deliziose anche le due ragazze che si incontrano nonostante siano agli antipodi per temperamento: a un polo Giada, un tempo bambina impietosa con gli orsacchiotti cattivi, ora ostinata e coraggiosa Eva Kant in formato mignon, audace col suo corpo e disinibita nei suoi aneliti d’amore, all’altro polo la principesca Luana, dorata nei capelli e nella luce angelica che irrora senza volerlo sulla cupezza attorno a lei.

Un alone d’ombra sacrale da gotico profondo permea questo romanzo ad ampio respiro, la musica come ossessione è il leitmotiv di una trama nera che detonerà in una serie orribile di omicidi. Lo leggerete col fiato sospeso e vi assicuro che, fino alla fine, non vi sarà consentito indovinare nulla.

(Marilù Oliva)

Dentro di noi…

Lullaby di Barbara Baraldi, Castelvecchi 2010.

Quattro parti: Rivelazione, Illusione, Espiazione, Redenzione. Inizio con una vittima trovata uccisa da una ragazza o donna che sia. Personaggi principali: Marcello, scrittore mancato che non riesce a portare avanti il suo romanzo, nato podalico con un braccino corto, la mamma malata e assillante (la medicina, la medicina…), innamorato di una casalinga dal volto pallido, suo amico Fede e scambi di opinioni al bar di Gianni; Giada in lotta con i genitori, fidanzata con Mirko che si droga, bisognosa di affetto, di assicurazioni; Luana, la più bella della classe, la bionda celestiale, la Principessa, la regina delle fiabe.

Insieme ai problemi individuali, ai sogni, alle speranze, agli incubi, all’amore, all’odio, alla droga, al sesso, alle canzoni, ai turbamenti e alle contraddizioni adolescenziali (presentati con grande perizia psicologica), alla voglia matta di vivere e di morire, si insinuano alcuni temi della società di oggi: i diritti degli immigrati, il razzismo, la crisi del matrimonio e il grigiore dei rapporti quotidiani, la violenza sessuale e il bla bla degli esperti, anziani picchiati e derubati, la stupida violenza di ogni giorno.

E poi gli episodi e i personaggi che si intrecciano fra loro e l’uomo ucciso, presenza inquietante durante tutto il racconto (Già, chi l’ha ucciso?). E con lui altre vittime di un odio feroce, il fuoristrada scuro, Lullaby, la ninna nanna della morte, il coltello, il burattinaio,  la spiegazione finale come nel più classico dei mystery.

Psicologia penetrante, pensieri, riflessioni, ricordi, movimento, ombre e guizzi di luce, lo strazio della vita che alla fine continua imperterrita quasi con involontario umorismo (la medicina).

Prosa ora in prima persona, ora in terza attraverso un presente fermo e cocciuto. E Barbara Baraldi che entra ed esce da quegli animi, accenna, disegna, sfuma, spariglia le carte, colpisce, lascia il segno. Con grazia leggera, con tocco da artista. Un thriller del profondo e un giallo della mente. Ottimo.

(Fabio Lotti)