Partiamo dal tuo ultimo libro, Carthago (Mondadori). Il 30 dicembre 2009, a un mese dalla sua uscita, era già quasi esaurita la prima edizione e, a una settimana dalla pubblicazione, il libro era al 12° posto dei libri italiani più venduti secondo la classifica Demoskopea pubblicata da Corriere, Repubblica e La Stampa (Tuttolibri). Ti aspettavi questo successo?

Tutto sommato sì. Non tanto per la qualità del libro, ma perché Carthago appartiene a un progetto di Mondadori che ha subito interessato il grande pubblico, ovvero la Storia di Roma in 6 romanzi, dei quali Carthago è il secondo volume. L’idea, che sta procurando interesse anche presso editori stranieri (è di poco la notizia dell’acquisto dei primi due volumi da parte di una importante casa editrice spagnola), dimostra che in editoria si può ancora fare qualcosa di nuovo, soprattutto quando alle spalle di certe idee ci sono uomini competenti e preparati come gli editor Mondadori Antonio Riccardi e Antonio Franchini.

Esistono alcune chiavi di interpretazione del successo? Secondo quali elementi si può prevedere il buon esito di un libro?

Ah, parliamo di sottili alchimie, di ingredienti tanto oscuri quanto ricercati dagli addetti ai lavori, che da sempre vorrebbero tradurre in una bella equazione matematica i venti favorevoli al successo editoriale di un libro, senza mai riuscirci. Di certo mi verrebbe da dire che se un romanzo è ben scritto, è avvincente, ha dei personaggi solidi e riesce a toccare le corde emotive del lettore allora qualche speranza di arrivare a un buon successo ce l’ha, ma... non sempre questo basta, anzi. A volte succedere che certe ciofeche inenarrabili arrivino a spron battuto in testa alle classifiche, e tutti, scrittori, editori ed esperti del settore si chiedano: ma che diavolo ha quel libro per meritare tanta attenzione? Nessuno riesce a rispondere alla domanda, ma stai sicura che dal giorno dopo parte la caccia al clone perfetto di quel romanzo.

La saga punica è stata da te immortalata nel momento cruciale, quello che vede il cartaginese Annibale e il suo tenace e variegato esercito africano contro Scipione. Come ti sei documentato?

Con grande fatica, districandomi attraverso una quantità enorme di documenti storici, ma soprattutto affidandomi agli studi illuminati e molto precisi di Giovanni Brizzi, che anzi ringrazio pubblicamente da queste pagine elettroniche per la capacità di sviscerare la storia divertendo, diversamente da quanto fanno molti suoi colleghi paludati.

Qual è il fascino di Scipione e quale quello del suo nemico Annibale?

Dovrei rispondere: leggi Carthago e trova la risposta.

Perché alla fine tutto il mio romanzo è basato proprio su questo, sulla contrapposizione di due personaggi così diversi eppure così uguali, due destini così aggrovigliati e complessi che poi, ineluttabilmente, sfociano l’uno nel delta dell’altro. Parliamo di due comandanti militari di prim’ordine, due strateghi che si sono alimentati l’uno dell’altro, e che nel momento del confronto finale non sono riusciti ad annullarsi a vicenda, e anzi hanno dato spazio alla nascita del mito individuale, che li ha visti entrambi primeggiare.

Hai scritto per Mondadori “La Compagnia della Morte” in 3 mesi, sai certo che Machiavelli ha impiegato lo stesso tempo per scrivere “Il Principe”: come si fa a realizzare in tre mesi un romanzo storico che prevede dunque una fase di attenta documentazione e una di stesura?

Attenzione, La Compagnia della Morte è stata scritta in tre mesi, ma il lavoro di documentazione e di ricerca storica durava da anni, fin dai giorni della mia infanzia. La storia di Alberto da Giussano e della battaglia di Legnano era già dentro di me da moltissimo tempo, avevo solo bisogno di razionalizzarla all’interno di un contesto narrativo e trasformarla in romanzo. A questo sono serviti i tre mesi di lavoro. Ma in fondo sono stati solo l’ultima parte delle mie fatiche. E forse non la più importante.

Il personaggio Alberto da Giussano de “La Compagnia della Morte” non è mai esistito veramente, è un simbolo mitico ed epico di un momento fondamentale della storia italiana, quello delle lotte tra comuni e impero, quello che vede nascere la Lega Lombarda. Ci sfati un luogo comune sulla Lega Lombarda, quella medievale?

Più che un luogo comune da sfatare c’è semplicemente un pezzo di storia che tutti dovrebbero conoscere, e che invece viene un po’ snobbato dai libri di scuola. Parliamo di un piccolo esercito raffazzonato, messo insieme alla disperata, che è riuscito a fermare l’avanzata del Sacro Romano Impero e di Federico Barbarossa, un sovrano che non era certo abituato a perdere sul campo. Pochi uomini dotati di coraggio e di abnegazione, disposti a morire pur di non arrendersi all’invasore, sono riusciti a fermare l’uomo che si credeva un dio, che aveva deposto il papa perché convinto che nessuno potesse investirlo della sua autorità, se non il padreterno. Alberto da Giussano è un nome qualunque dato al comandante dei 900 cavalieri che riuscirono nell’impresa, e la storia di come ce l’abbia fatta è affascinante e divertente da leggere.

E credo che meriterebbe di essere conosciuta da tutti, anche da chi, ai giorni nostri, non vede di buon occhio i nuovi simboli che sono stati appiccicati alla storia della Lega Lombarda.

Scrivendo romanzi storici che idea ti sei fatto in merito alla strumentalizzazione della storia?

Ehm... non ho capito la domanda. No, scherzo, so cosa vuoi dire. L’esempio classico è proprio la battaglia di Legnano che descrivo ne “La Compagnia della Morte”. É un episodio fondamentale della storia italiana, perché se il Barbarossa avesse vinto, adesso forse saremmo tutti tedeschi. Eppure, come ho già detto, viene trattato in maniera molto marginale dai testi scolastici, che evidentemente “strumentalizzano” a modo loro la storia. Non so se per un piano organizzato o per semplice dabbenaggine.

Ti capita mai di sognare i tuoi personaggi?

Confessione vera? No, mai. E non so se sia un bene o un male...

Ma scrivere che cos’è?

Scrivere è completare me stesso, è dare energia al mio fulcro vitale, è dare spazio al magma di emozioni che ribolle dentro di me e che non sempre riesce a trovare sfogo. Scrivere, insomma, per me è come respirare: non potrei farne a meno.

Tu sei “oggi” un professionista che “ieri” però ha fatto la sua gavetta. Prima di pubblicare il tuo primo romanzo nel 1990, “Gli eretici di Zlatos”, con l’Editrice Nord, avevi già pubblicato decine di racconti e romanzi brevi sulle principali riviste di fantascienza e stavi percorrendo la strada per diventare giornalista. Ti sembra che oggi ci sia un’ansia di immediatezza per cui si vuole tutto, subito e senza fatica?

É senz’altro così, e lo strumento Internet ha aiutato molto a far diventare tutti “professionisti subito”. Chiunque può dire la sua, può atteggiarsi nei forum e nei blog a esperto, confondendosi nel caos dilettantistico che riempie la Rete. Poi, però, alla resa dei conti, ovvero nel momento del confronto con il mondo editoriale e con quello ancora più difficili dei lettori, le magagne vengono al pettine, ed ecco che tutti questi Manzoni reincarnati si trovano in difficoltà e capiscono che scrivere è una cosa (che sanno fare tutti) scrivere bene è un’altra (che è privilegio di pochi).

É in questi casi che torno a convincermi di essere stato fortunato: ai miei tempi non esisteva uno strumento come il web, dove chiunque si fa da sé, si costruisce i suoi spazi e si pubblica, senza alcun confronto, senza alcun filtro professionale a vagliare ciò che scrive, e quindi, in definitiva, senza alcuna possibilità di comprendere le proprie manchevolezze e porvi rimedio. Ai miei tempi c’erano solo le riviste, le fanzine, curate da gente che masticava racconti dalla mattina alla sera, e le selezioni erano rigidissime. Prima di riuscire a pubblicare si doveva faticare parecchio, ma poi... che soddisfazione!

É così che si impara il mestiere, con il confronto diretto sul campo con il mondo dell’editoria, delle riviste, degli addetti ai lavori. Oggi Internet permette a tutti di fare tutto, senza alcun controllo della qualità e senza alcun filtro di contenimento per i dilettanti allo sbaraglio che si credono Manzoni redivivi.

“Il Prontuario dello scrittore”, un agile manuale di scrittura uscito per la casa editrice Delos Books e giunto alla sesta edizione, è suddiviso in 7 capitoli: La struttura dell'opera, La grammatica fondamentale, L'incipit, I dialoghi, Lavorare sul dattiloscritto, Scrivere una sinossi, Presentarsi agli editori. Mi ha molto colpita il fatto che sia stato – giustamente – riservato spazio alla grammatica, spesso così trascurata... Oggi c’è meno attenzione rispetto al passato per questo aspetto?

Oggi la grammatica non la conosce più nessuno. Quando leggo i testi degli esordienti (o aspiranti tali) mi si drizzano i capelli per quello che vedo. Del resto, come ho detto, non c’è confronto vero, non ci sono filtri di qualità, non c’è controllo, e tutti pensano che scrivere sia facile come andare in bicicletta. Be’, provate a confrontarvi con un ciclista professionista, poi ne riparliamo. E la grammatica è l’elemento fondamentale che consente a uno scrittore di imparare a pedalare come si deve. Ma ai nuovi Manzoni non importa: loro sanno già tutto, loro sono pronti a scalare le classifiche di vendita, loro hanno la bicicletta truccata che va a motore, e quindi che gli frega di imparare cosa significa pedalare? Poi però si lamentano se nessuno li comprende e li pubblica.

Puoi dare un consiglio agli esordienti scrittori estrapolandolo da “Il Prontuario dello scrittore”?

Il Prontuario dello scrittore sono io, è la somma di tutta la mia esperienza, quindi estrapolo da me e dico, agli autori alle prime armi: abbiate pazienza, modestia, umiltà e tanta voglia di imparare.

E poi spolverate il tutto con un po’ di sana caparbietà, perseveranza e voglia di arrivare. Non ho mai detto che facciano male.

La Delos Books ha affrontato l’argomento spinoso dell’editoria con “La Guida 2010 agli editori che ti pubblicano”, a cura di Leonardo Pappalardo, un volume per trovare interlocutori alternativi agli editori a pagamento. Come si riconosce un editore non serio?

É facile: l’editore non serio è quello che ti fa credere di essere un genio e ti dice che il tuo capolavoro è perfetto così com’è e non ha bisogno di essere toccato, neppure nelle virgole. Il vero significato di questo atteggiamento è solo uno: non me ne frega niente del tuo romanzo, lo stampo solo perché tu mi paghi per farlo, e dato che nessuno lo leggerà mai è inutile che perdo tempo a farci un editing sopra, anche perché comunque non ne sarei capace.

Spero di essere stato chiaro...

Ci saluti con una citazione da “Carthago”?

Ognuno di noi deve combattere per un ideale. Ma non solo. Si combatte anche per se stessi. Come hanno fatto Annibale e Publio Cornelio Scipione.

Bibliografia

Dopo aver firmato il volume “Il Prontuario dello scrittore”, un agile manuale di scrittura dal taglio pratico per la casa editrice Delos Books, giunto alla sesta edizione, Franco Forte ha pubblicato i seguenti romanzi:

2009 “Carthago”, Mondadori

2009 "La Compagnia della Morte", Mondadori

2009 "Operazione Copernico", Mondadori

2005 "La stretta del Pitone", Mursia

2000 "Il figlio del cielo", Mondadori

2000 "L’orda d’oro", Mondadori, da cui ha tratto uno sceneggiato TV su Gengis Khan prodotto da Mediaset

Sempre nel 2000 ha pubblicato "China Killer", edito dalla Marco Tropea Editore, un thriller di ambientazione milanese dai toni forti.

Al 1990 risale il suo esordio nella narrativa, con il romanzo "Gli eretici di Zlatos", Editrice Nord.

Nel 1996 ha pubblicato la raccolta di racconti "Chew-9" della Keltia Editrice, mentre nel 2002, per Solid ha pubblicato il romanzo "Ombre nel silenzio", insieme a Luigi Pachì.

Antologie

Ha curato i volumi:

"Fantasia"

"Horror Erotico"

"Cyberpunk", tutti per Stampa Alternativa,

"Terzo Millennio", per Avvenimenti

"Strani giorni”, la prima antologia collettiva italiana di fantascienza per un Millemondi Mondadori,

"I mondi di Delos", per Garden Editoriale

Traduzioni

"Aristoi" e "Metropolitan" di Walter Jon Williams, per Mondadori

"Don’t Ask" ("Meglio non chiedere"), di Donald E. Westlake, per Marco Tropea Editore

"Q come Caos" di Falko BlaskPer, per Il Saggiatore

Come sceneggiatore

Attualmente è soggettista e sceneggiatore per alcune importanti serie televisive, come “Distretto di Polizia” e “RIS” – “Delitti imperfetti” della Taodue Film di Roma, ma ha realizzato sceneggiature per Mediatrade e per la RAI sia nel campo della fiction sia in quello della divulgazione storica (suoi gli sceneggiati “Gengis Khan” e “Giulio Cesare” trasmessi dalle reti Mediaset).