Le storie di vampiri non sono fatte solo di amori adolescenziali di imberbi succhiasangue o truculente storie di malefiche creature. I libri di vampiri possono essere anche romanzi acuti e intelligenti, con un profondo substrato culturale e un’innegabile tensione morale. A questo tipo di storie di vampiri appartiene Il Morso sul collo di Simon Raven da pochi giorni edito dalla Gargoyle books.

Trama: Inghilterra 1956: Richard Fountain - fine letterato, promettente poeta, valoroso ex ufficiale e brillante studioso di discipline umanistiche - parte per la Grecia per svolgere una ricerca sulla sopravvivenza dei riti minoici in epoca classica. In realtà il viaggio è per il giovane l'occasione di allontanarsi dal Lancaster College, tra le istituzioni più puritane dell'Università di Cambridge, dove  sempre più oppressivo è diventato l'ascendente di Walter Goodrich, il suo senior tutor. Il dottor Goodrich non si limita, infatti, a vigilare sull'andamento degli studi di Richard ma mira a pianificargli l'esistenza in modo sempre più pervasivo al punto da auspicare che egli sposi sua figlia Penelope. Tale atteggiamento mette a dura prova le numerose doti morali di Richard -  vigore, acuta intelligenza, tenacia, buonsenso, sobrietà, fermezza -, nonché i suoi modi irreprensibili all'insegna di un rigoroso autocontrollo, facendo emergere in lui una sorta di inafferrabile insoddisfazione, sino ad allora celata. È a Idra, un'isola dell'Egeo lontana dalla civiltà, nell'incontro con una misteriosa donna di nome Criseide che Richard si libera della sua crescente inquietudine, attratto e irretito da un oscuro culto millenario. L'attenzione sospettosa della polizia ellenica verso il ragazzo inglese induce Anthony Seymour e Piers Clarence, avvisati da un ispettore di Scotland Yard, a partire a loro volta per la Grecia in cerca dell'amico.

Il libro: Doctors wear scarlet uscì in Gran Bretagna nel 1960, e in Italia venne pubblicato da Longanesi con il titolo Il morso sul collo nel 1968. A 41 anni di distanza, Gargoyle lo ripropone in una nuova traduzione, in linea con la sua attività di ricerca editoriale che grande importanza dà al recupero di scritti e autori oramai introvabili o inediti.

Il testo è un intrigante racconto morale dove il vampirismo - declinato con un taglio e un'ambientazione insoliti - è più un parossismo che una reale fonte d'orrore, in quanto l'orrore risiede altrove, in qualcosa di assai reale e antico quanto il mondo: nel rischio di soccombere, lasciando che altri facciano scempio delle nostre energie e della nostra vitalità. Occorre, dunque, mantenersi sempre padroni di se stessi così da disporre del proprio talento e della propria intelligenza in maniera libera e liberata.

Connotabile come romanzo di genere solo in superficie, Il morso sul collo si presta a più di un registro interpretativo - mise-en-scène degli eccessi emotivi, parabola di una nemesi, atto di accusa ai codici sociali, trattato sulla libertà -, e pullula di temi universali - i meccanismi della sopraffazione, i danni delle gerarchie educative, il dominio delle convenzioni dovute a ruoli sociali eteroimposti, gli effetti deleteri che la repressione può avere sull'identità - che lo rendono di pregnante attualità.

Da Il morso sul collo, nel 1970, è stato tratto un film intitolato Incense for the damned (o anche Bloodsuckers),  per la regia di Robert Hartford-Davis, in cui il cameo di Peter Cushing, nei panni di Walter Goodrich, costituisce l'unico motivo d'interesse. 

L'autore: Romanziere, commediografo, sceneggiatore e saggista, Simon Raven (Leicester 1927-Londra 2001) è stato tra i più eccentrici, esuberanti e caustici commentatori del costume inglese, famoso soprattutto per la satira pungente di cui fece costante bersaglio l'edonista upper class britannica della metà del Novecento.

Compiuti gli studi classici presso il King's College di Cambridge, Raven intraprese la carriera militare, ma la sua passione per il gioco e la sua promiscuità sessuale in un periodo di rigide barriere razziali (fu ufficiale nel reggimento dei paracadutisti in India e in Kenya) lo misero ben presto in gravi difficoltà. Di fronte alla prospettiva della Corte marziale per "condotta immorale", gli venne concesso di dimettersi dall'Arma senza clamore, per evitare uno scandalo nel reggimento. Da allora si dedicò completamente alla scrittura.

Cinico sarcasmo e divertito humor nero sono le componenti caratterizzanti la sua produzione letteraria di Raven sia come romanziere (The feathers of death, 1959, Doctors wear scarlet, 1960, Alms for oblivion, poderoso romanzo in dieci parti che lo tenne impegnato dal 1964 al 1976) sia come autore di rinomate commedie (Aldous Huxley's Point Counter Point, 1968, Anthony Trollope's The Pallisers, 1974, Nancy Mitford's Love in a cold climate, 1980, ed Edward and Mrs Simpson, 1980).

L'intera esistenza di Raven è stata una spumeggiante miscela di eccessi, dove il cibo, l'alcol, i viaggi, il cricket e il gioco hanno avuto un ruolo non secondario. Spese tutto quello che guadagnò e, dopo aver vissuto 34 anni nel Kent, alla fine fu costretto a trasferirsi in un ospizio londinese per poveri. Nel 1993 la Royal Society of Literature gli conferì il prestigioso titolo di Fellow (lo sono stati, tra gli altri, Coleridge, Yeats, Kipling, Hardy, Bernard Shaw, Doris Lessing e Tom Stoppard), a dimostrazione che il prestigio intellettuale è riconosciuto anche in disgrazia.

Nel 1996 è uscita la sua biografia, The Captain, a opera dello scrittore Michael Barber.