racconto

1

Erano le ore 15.00 di un pomeriggio caldissimo, così caldo che anche il sole ogni tanto si asciugava il sudore, quando il telefono squillò nell’ufficio dell'improbabile commissario Max. Gli insetti prigionieri nelle ragnatele che proliferavano sulla cornetta tremarono di paura, credendo che quel suono fosse il segnale dell’ora di pranzo. Non per nulla erano ormai anni che l’improbabile commissario Max non riceveva telefonate. Anzi, erano anni che proprio non riceveva una telefonata, neanche per richieste di pizzo.

Era dall’ultimo impegnativo caso, quando aveva smantellato una banda dedita allo sfruttamento della prostituzione. In quel frangente riuscì a liberare dalla schiavitù un paio di prostitute altolocate, che poi finirono a battere in un seminterrato. Chissà perché le due peripatetiche non espressero mai riconoscenza nei confronti dell’improbabile commissario Max.

Ricordò con nostalgia quel periodo. Erano i tempi in cui nelle sale cinematografiche imperversava il film “Gola profonda”. Una pellicola che fece epoca; da allora niente fu come prima. Infatti, sui viali aumentarono subito i prezzi.

Il caldo era asfissiante. L’unico momento refrigerante era dato dallo spostamento d’aria provocato dalle pallottole che le varie bande rivali della zona si scambiavano ad intervalli regolari, tanto per smentire la voce messa in giro dalla società civile che la camorra non esisteva.

L'improbabile commissario Max finalmente si decise ad alzare la cornetta del telefono.

– Pronto, chi chiacchera? –

– Halloo, do your speak English? – voce di donna.

Cazzo! Un cliente ogni nascita di panda in cattività e pure inglese!

L'improbabile commissario Max cominciò a parlare con la sua interlocutrice, una certa Genny Lane. Dopo una mezz'oretta di buono slang improvvisato, la conversazione si esaurì con i soliti convenevoli di rito, prettamente inglesi: – Allora vada a fare in culo. – – Ma la prego, vada prima lei. –

– Allora a buon rendere… – 

C'erano stati quattro omicidi a Londra e serviva il contributo dell’improbabile commissario Max per risolvere il caso.

Un’oretta dopo arrivò un e–mail in bocca a un piccione viaggiatore: prenotazione aerea Napoli/Londra, e prenotazione suite N° 224 Hotel President, Londra. Ore 16.

Sorpreso da una simile organizzazione, l'improbabile commissario Max si affrettò a fare le valigie, portando con sé solo gli effetti strettamente personali: una pistola batteriologica che sparava foto d'Emilio Fede, Paolo Liguori e altri virus letali. Un’immagine di Cecchi Gori per calmarsi nei momenti d'eccessiva euforia, e un santino con l’effigie di Rocco Buttiglione con su scritto: "Dio fa che non diventi come lui".

 

2

A Londra era una giornata talmente umida che anche il diluvio universale avrebbe lasciato uno spiraglio di sole.

L'improbabile commissario Max arrivò all’Hotel President alle ore 16.00. Puntuali come uno svizzero senza orologio, apparvero ai suoi occhi quattro donne, Jenny Lane, Olga Craianosky, Sammantha Green e Vanessa Ollyfield: le sue clienti.

– Allora è andato a fare in culo? – disse Miss Genny Lane, che sembrava la portavoce del gruppo.

– Sì, ma ora andateci voi! – rispose l’improbabile commissario Max piuttosto incazzato.  

Miss Genny venne subito al dunque.

I nostri mariti sono stati uccisi in circostanze misteriose, e lei dovrebbe scoprire chi è stato. C'è qui un plico con le istruzioni, e una bella valigetta piena di verdoni. Il malloppo sarà suo solo quando avrà portato a termine il lavoro. –

Miss Genny senza dire altro infilò la porta di uscita. Le altre si accodarono a lei.

Nel frattempo, Jef Becker, un tipo alto come il quoziente intellettivo di Valeria Marini, stava colloquiando con il suo capo Mister Little Flower, amministratore unico della "Flower & Flower Insurance". Un uomo che aveva una smisurata considerazione di sé stesso, tanto da fermarsi per strada e firmarsi gli autografi. E quando ci si metteva di buzzo buono, era in grado di invertire il senso del suo circolo sanguigno.

– Allora Jeffuccio, novità? –

Al suono di quella voce le difese immunitarie di Jef Becker si abbassarono sensibilmente, e un grosso herpes duplex spuntato all’improvviso come un fungo porcino fece capolino, salutandoli: – Salve bellezze! –

– Allora Jeffuccio, perso la parola hai! – (traduzione dall’inglese per i sardi).

Jef Becker, aveva sviluppato abbastanza anticorpi per resistere anche a quella seconda ondata di terrore e rispose con un misurato ottimismo.

Purtroppo Mister Flower, le nostre quattro clienti sembrano avere tutte degli alibi di ferro, nelle ore in cui sono stati commessi i delitti dei loro mariti. Anche Scotland Yard brancola nel buio. – 

– Ti ricordo che alla mezzanotte di domani, dobbiamo pagare il premio dell’assicurazione sulla vita dei loro mariti. E a mezzanotte e un secondo tu sarai un uomo morto! Inventati qualcosa, cribbio! –

Jef fece silenzio.

– Jeeefffffffff…….! –

Mister Litlle Flower, urlò tanto forte da provocare istantanee reazioni positive in tutto il continente, tipo: perforazione dell’imene di Rosy Bindi e altre amenità varie, fra cui una tempesta di forfora sulla testa di Cesare Ragazzi.

Ancora altro silenzio.

– Jeeeffffffffff…….! Specie di grosso ematoma. Figlio di un onanista cronico. Risultato di un aborto clandestino. Rispondi perdinci! –

Jef Becker ebbe il leggero sospetto che in quelle parole ci fosse qualcosa d'offensivo. Ma anche se fosse stato così? Che importanza avrebbe avuto? Jef conosceva da tempo la bontà d’animo del suo capo e la fiducia che esso riponeva in lui. Non per nulla gli venivano sempre affidati i casi più difficili, come l’intrigato mistero dell’attore porno, che aveva assicurato la vita dell’H.I.V di cui era proprietario da un'eventuale guarigione. Una truffa organizzata ai danni della "Flower & Flower Insurance", che Jef aveva brillantemente smascherato.

Finalmente Jef rispose.

– So che le nostre clienti hanno interpellato un famoso investigatore italiano, un certo improbabile commissario Max. Ma quelle donne sono troppo scaltre. Il poliziotto non scoprirà nulla. E la mossa darà ulteriore credibilità ai loro alibi. Credo che questo sia proprio il loro intento. – 

– Un altro immigrato che viene a rubarci il lavoro. Contatta il pizzaiolo, Jef, e magari offrigli una congrua mazzetta per passare dalla nostra parte. –

Jef pensò che il suo capo avesse un’idea stereotipata dell’italiano medio, tutto pizza, mandolini, spaghetti e mazzette. Però, si procurò ugualmente una bella manciata di verdoni. 

 

3

Jef Becker contattò l’improbabile commissario Max e i due fissarono di vedersi al pub dell’Hotel President alle 21 precise. L’investigatore arrivò dieci minuti prima dell’ora stabilita. Jef Becker invece arrivò puntuale, e quando vide l’improbabile commissario Max ad aspettarlo, per un attimo ebbe la sensazione che gli avesse fatto un bidone.

Jef lo informò che le quattro donne lo stavano prendendo per i fondelli. Ma non ebbe coraggio di offrirgli la mazzetta che il suo capo Little Flower gli aveva consigliato, anche perché l’intero importo si era volatilizzato sottoforma di un brocco all’arrivo all’ippodromo di galoppo.

L’improbabile commissario Max lo ringraziò e disse che sarebbe stato molto attento.

I due fraternizzarono e Jef si confidò con lui, raccontandogli le sue dolorose esperienze amorose.        

Parlò di Magda e di come fosse una donna dominante. Infatti, decideva sempre lei quando farlo; purtroppo anche con chi farlo. Roberta invece aveva un brutto caratteraccio e lui, disse, la prendeva sempre con filosofia; mentre lei si faceva scopare ad architettura. Con Tatiana si sentiva un uomo arrivato; purtroppo lei era sempre ai preliminari. Susy invece, il suo amore non lo aveva mai capito. Quello che più lo eccitava di lei, erano le sue amiche. Sessualmente era una tipa spartana; aveva una vagina casual: non riusciva mai a trovargliela. Lui invece da quel punto era molto classico: scopava in smoking! Marika poi fu un fallimento completo. Lui la prendeva sempre sottogamba. Gli altri invece la prendevano per il sedere. Sabrina pensava di averla conquistata definitivamente: lei, stava bussando alla sua porta e lo implorava: – Fammi uscire! – Finalmente disse, con Giuliana credevo di aver trovato la donna giusta, ma cazzo! Si faceva la barba tutte le mattine!    

Prima di salutarsi i due si scambiarono i numeri di cellulare, ma questa volta l’improbabile commissario Max non volle saperne dei soliti convenevoli di rito, propri del luogo. E che Cazzo!     

E vuoi per i racconti deprimenti di Jef, vuoi per la sventolona che nella calca dell’ascensore gli aveva strofinato le tette all’altezza del tendine rotuleo, sua massima zona esogena, non riusciva a prendere sonno. Provò a contare le pecore, ma smise quando si accorse che il gregge si stava appisolando. Non avendo niente da leggere si lesse la mano, finché non crollò esausto.

 

4

Senza uno straccio d'indizio, l’improbabile commissario Max, decise di usare i sistemi di indagine tradizionali: liste di nominativi di killer a cui le ditte del settore inviano i loro depliant, registri di classi di alunni con cattivi voti in condotta e le pagine gialle.

Nel suo girovagare per Londra, incontrò in un localino malfamato nel quartiere residenziale di Notthing–hill, un ex killer, ora musicista rock tossico dipendente, che s'iniettava note musicali live. Al Covert–Garden, un altro ex killer era in prova presso un’impresa di pompe funebri, dove si fingeva cadavere, con buone possibilità di far carriera. Il motto del titolare dell’azienda era: “ Una bara senza cadavere è come un quadro senza cornice”. 

Girovagando senza una meta precisa, vide tutte quelle cose che solo in una metropoli tentacolare come Londra si possono vedere. 

Vide un ago passare attraverso la duna di un cammello, vide monaci non accontentarsi più di quello che gli passava il convento, vide culi dipinti in brache di tela, vide diavoli scacciati dall’inferno perché scoperti a fare coperchi, vide tutte le ciambelle con il buco sgonfiarsi, vide moltiplicare pani e pesci; e poi si dice l’inflazione, vide scagliare la prima pietra da uno che non c’entrava un cazzo, vide assorbenti con le alette, ma di nidi per uccelli neanche a parlarne, vide un tizio mandare a Ramengo un tipo di Piombino, vide un pesce napoleone con una branchia sul petto, vide esattori tirare fuori gli attributi, vide un tizio prendersi gioco di un’oca, vide formiche cicaleggiare, mentre non vide cicale fornicare, almeno con lui.

Era ormai sera quando il nostro stanco e sfiduciato, notò all’incrocio fra la stazione di Liverpool–Street e un pastore bergamasco, che passava di lì per caso un cartello con su scritto: "Fate la carità ad un povero killer".

L’improbabile commissario Max si avvicinò all’uomo che aveva appeso il cartello al collo.

– Come va nonnetto! –

– Nonnetto? Nonnetto sarai tu! –

Il vecchietto estrasse dalla giacca una pistola calibro Giuliano Ferrara e gliela puntò..

– Ehi! Calma. Non credevo fosse ancora in attività. –

Così facendo l’improbabile Commissario Max, stappò una birra sull’unico canino che era rimasto all’uomo e gliela offrì.

– Grazie, la berrò alla tua salute. Scusa, ma di questi tempi non ci si può più fidare di nessuno. Il nostro è un lavoro che piano piano va a morire. I giovani non si avvicinano più a questa professione. Come dargli torto, da quando i prezzi sono crollati a tal punto che è più remunerativo fare la vittima che l’assassino. Tutta colpa di quel bastardo di Joe Mammoletta, che ha tutto il mercato in mano con quella sua stupida politica dei prezzi bassi: ammazzi 4 paghi 1! –

– Joe Mammoletta? E chi è? –

Così dicendo l’improbabile commissario Max, strappò con un’altra birra l’unico canino che era rimasto all’uomo e glielo offrì.

– Ehi! Ma da dove vieni, dall’Italia! Joe Mammoletta non esiste. È un sito Web a cui ricorrono tutti a Londra.  –

– Hai detto tutti! –

– Tutti! – echeggiò il vecchio.

L’improbabile commissario Max salutò il nonnetto e s’infilò nella nebbia, che lo sottrasse alla vista del killer caduto in disgrazia.

Quella sera visitò il sito di Joe Mammoletta.

 

5

Quattro donne stavano cenando allegramente in un esclusivo ristorante di Mayfair, a sua volta quartiere esclusivo di Londra, città ubicata nell’esclusiva Inghilterra, situata esclusivamente sul pianeta terra, che appartiene in esclusiva a una galassia esclusivamente in esclusiva.

L’improbabile commissario Max irruppe nella sala, mentre Jef Becker e il commissario Crimen, suo amico e capo della polizia di Scotland Yard, sbucarono veloci come stalagmiti da sotto un  tavolo.

– Salve ragazze! Sono venuto a riscuotere il mio compenso come pattuito. E cioè: la valigetta piena di soldoni. –

La sala cadde in un silenzio da statua. A rompere quel silenzio fu Jenny Lane.

– Ehi! Quale compenso? Lei non ha scoperto chi ha ucciso i nostri mariti! –

– Si calmi Miss. Jenny. E andiamo per gradi: parliamo prima dell’omicidio che la riguarda: quello di suo marito. So che lei ha assoldato un killer sul sito di Joe Mammoletta per far uccidere suo marito, vero? –

– Sì, ma quando sono arrivata sul luogo prestabilito per il delitto, mio marito era già stato ucciso: può chiederlo al sicario. Lui glielo confermerà. –

– No, le credo sulla parola. Quindi lei ha pagato per un lavoro non fatto? –

– … Be’, sì… in un certo senso sì... –

La cosa andava facendosi sempre più chiara.

– E mi dica Miss. Genny: quanto ha pagato? –

– 1000 sterline. –

 Mille sterline: la cosa era fatta.

– Un alibi davvero perfetto dunque… – 

– Oh! Sì, perfettissimo! –

– OK, Miss. Genny! Mi ha convinto! Lei non ha ucciso suo marito, ma è sempre un’assassina matricolata! –

– Oh! – La bocca di Miss. Genny si dischiuse come un’ostrica, ma nel fondo non c’erano perle: c’era solo sgomento. 

– Ma allora come sono andate esattamente le cose? – domandò un perplesso Jef.   

– Te lo spiego subito: quando il sicario trovò il marito di Miss. Genny già cadavere, per riscuotere il compenso, le fece credere di aver compiuto il lavoro sino in fondo. Cosa riuscita, nonostante Miss Genny sapesse benissimo che suo marito era già stato ucciso. Anche se Scotland Yard fosse arrivata questo punto dell’indagine, avrebbe avuto sì la certezza che Miss Genny aveva commissionato l’omicidio di suo marito, ma nello stesso tempo anche la certezza che fosse innocente. Considerando che l’Inghilterra non è un paese tanto democratico come l’Italia da fare un processo alle intenzioni, il vero scopo per cui Miss. Genny si è rivolta a Joe Mammoletta era quello di crearsi un alibi a prova di bomba. Il primo omicidio non è stato che la prova generale, per gli altri è bastato scambiarsi i ruoli e ripetere la stessa operazione. Concludendo: ognuna di queste donne ha ucciso il marito dell’altra. E se sono arrivato a questa conclusione devo ringraziare lei, Miss Genny! Perché il suo alibi fa acqua da tutte le parti. Arrestatele tutte e quattro! – 

L’improbabile commissario Max lo disse rivolto allo stralunato e suo pari grado inglese commissario Crimen, che solo in quel momento capì quanto sua madre gli volesse bene quando gli diceva di insistere con il giardinaggio.    

Come aveva fatto l’improbabile commissario Max a smontare l’alibi di Miss. Genny? E come aveva fatto a capire che ognuna delle donne aveva ucciso il marito dell’altra senza neppure interrogare le sue amiche?

 

Soluzione: all’improbabile commissario Max, era bastato chiedere informazioni nel condominio di Miss. Genny: la fonte d'informazioni più attendibile che ci sia, dopo il parrucchiere, CNN compresa. Testuali parole: – Miss. Jenny! È talmente taccagna che quando guarda la messa in tv la spegne al momento delle offerte! – Miss. Genny! Quando fa l’elemosina chiede sempre lo sconto! – Vista la sua proverbiale spilorceria, la Lane, non avrebbe mai pagato per un lavoro non fatto, se non per crearsi un alibi e riscuotere così il premio dell’assicurazione!

Ma taccagneria della donna era andata oltre: non aveva resistito all’offerta di Joe Mammoletta: Ammazzi 4 paghi 1! Infatti 1000 sterline, l’importo che Miss. Genny aveva detto di aver pagato, era esattamente il costo dell’offerta di Joe Mammoletta, che l’improbabile commissario Max aveva evinto dal sito. Così facendo, Miss. Genny  aveva inguaiato anche le sue amiche. Era evidente che per l’improbabile commissario Max, il primo omicidio era stato la prova generale; per gli altri omicidi era bastato scambiarsi i ruoli e ripetere la stessa operazione. Smontando l’alibi di Miss. Genny, l’improbabile commissario Max non aveva avuto bisogno interrogare anche le sue amiche; i loro alibi erano crollati di conseguenza, in una specie di effetto domino.

Olga Craianosky, Sammantha Green e Vanessa Hollyifield si lanciarono all’unisono verso Miss. Genny, cercando di sopprimerla. Se il palestrato commissario Crimen non fosse intervenuto mettendosi a protezione con tutta la forza fisica che possedevano i suoi trentacinque chilogrammi di peso, ci sarebbero riuscite.

Così impedite presero ad inveire lanciandole epiteti irripetibili, rinfacciandola di avergli fatto fallire per poche misere sterline un piano pressoché perfetto, ricordandole inoltre anche le sue pessime origini di nobile imparentata con i Windsor, finché il commissario Crimen non riuscì ad ammanettarle per la lingua in un triplo pircing. Il poliziotto prese paternamente in consegna le colpevoli, come solo i commissari di polizia delle fiction televisive sanno fare, dando però sadicamente nel frattempo un altro giro di chiave al pircing.

Jef Becker poté così tornare sano e salvo fra le grinfie del suo capo Little Flower. All’improbabile commissario Max non restava che agguantare la tanto sudata valigetta piena di soldoni e rimanersene a Londra a festeggiare. Aveva visto un paio di localini niente male…

Era ancora all’Hotel President quando dalla tv gli arrivò una notizia dall’Italia.

– Pluriomicida rimesso in libertà. Tornerà a uccidere? Lo saprete solo nell’edizione della sera. – 

  Fece le valige e tornò subito a casa: che avesse intravisto un nuovo caso da risolvere. Boh?

 

Massimo Boni nasce a Firenze dove vive e lavora (commerciante di pavimenti in legno). Inizia la sua carriera artistica con la pittura e dopo passa alla musica come autore di testi e musiche. Ha un suo album all'attivo Amore & zone limitrofe, autoprodotto in poche copie per gli amici. Passa alla comicità pubblicando a proprie spese il suo primo libro Nessuno è perfetto, così raddoppia l'anno dopo con un altro libello: Tutti siamo stati spermatozoi.

Nel frattempo contribuisce con alcune battute all'agenda di Comix e per qualche tempo ha una sua piccola rubrica sul "Vernacoliere". Come tutti, ha un suo romanzo (giallo) "serio" nel cassetto, e spera che un giorno qualcuno lo pubblichi.