Alicia Gimenez Bartlett è una presenza assidua e molto gradita al Mantova. Il cortile della cavallerizza del palazzo ducale era pieno all’inverosimile e  Alicia è stata subito osannata dal pubblico come una star della TV. 

Ha parlato della nascita e dell’evoluzione delle sue creature poliziesche, Petra Delicato e Fermin Garzon, nati dalla capacità di osservazione dell’autrice. Alla domanda di Paolo Zaccagnini sul motivo della scelta di una donna come poliziotto, Alicia risponde che voleva riscattare la figura della donna nel poliziesco, fino ad allora vittima o amante del capo o al massimo ispiratrice di delitti. Doveva diventare una protagonista, sia in positivo che in negativo.

Infatti Petra è una donna forte, dura, con un pessimo carattere, uno straordinario poliziotto e allo stesso tempo una mangiatrice di uomini, tutti elementi che piacciono molto al pubblico femminile. Garzon invece è il prototipo  dello spagnolo tradizionale, che ama il cibo e ha reazioni molto maschili. Con la strana coppia di investigatori l’autrice vuol far capire che l’amicizia fra un uomo è una donna è possibile, al di là delle differenze di età e di cultura.

La Gimenez parla del suo ultimo romanzo “Il silenzio dei chiostri”, edito da Sellerio, come parodia dei romanzi di cospirazione vaticana con tanto di rapimento della mummia di un monaco del 500.

Alla domanda se i suoi personaggi potrebbero operare in un’altra città della Spagna l’autrice risponde di si, ovunque ci siano differenze sociali, quartieri popolari e quartieri alti. Prova ne è, aggiunge – che I suoi romanzi, trasposti in una serie televisiva dalla TV spagnola,  sono stati girati interamente a Madrid.

“In Spagna lo scrittore di noir come viene trattato dalla critica letteraria?” – chiede Zaccagnini. “Prima era visto con molta supponenza, oggi non più. Le novelas nigras sono romanzi di strada e permettono di rappresentare una varietà dei personaggi nei quali i lettori  si identificano con facilità. Invece la letteratura “seria” – aggiunge provocatoriamente la Bartlett – è onanistica; gli autori raccontano tutto del loro mondo interiore che interessa limitatamente i lettori.”

Chiude la conversazione con l’annuncio che il prossimo romanzo di Petra e Fermin sarà ambientato in Italia, con una doppia indagine.

E’ appena finita l’ultima risposta e già una fila interminabile e ordinata si dispone per il rito delle firme sulle copie.

Il biologo palermitano Santo Piazzese nel giardino di Palazzo d’Arco, ci parla della differenza fra noir nordico e noir mediterraneo, fra romanzi di luce e romanzi di tenebra.

Piazzese è autore di una trilogia di polizieschi ambientati a Palermo.

Precisa il noir mediterraneo non riguarda soltanto paesi europei. Si passa dalla Marsiglia di Izzo alla Barcellona della Bartett, di Ledesma e di Montalban, al Marocco di Driss Chraibi, all’Algeria di Yasmina Khadra, alla Sicilia di Cammilleri, alla Bari di Carofiglio, all’Atene di Markaris per finire con la Palestina di Tammuz. 

“Il noir mediterraneo è per certi aspetti speculare rispetto a quello scandinavo. Il criminale tipico del noir nordico è  il serial killer, colui che uccide gratuitamente e spesso per motivi estetici.Il delitto è un genere di consumo voluttuario. Dalle nostre parti i crimini hanno tutti un motivo specifico. Altra elemento di differenziazione è il cibo che assurge nel Mediterraneo a valore identitario. Ma la vera linea di confine è la luce, la luminosità abbacinante in cui si muovano eroi e antieroi del noir mediterraneo. E la luce del sole, si sa, produce serotonina, neurotrasmettitore la cui mancanza provoca disturbi dell’umore”. Parola di biologo.

Piazzese si sofferma sul rapporto con altri autori siciliani, in particolare Sciascia.  Nega di essere un anti-Camilleri, dal momento che il primo libro di entrambi fu stampato quasi in contemporanea dalla Sellerio ma non si conoscevano. Alla domanda di Stefano Salis sul motivo per cui ha scelto il giallo, stupisce il pubblico dicendo che è stato per snobismo letterario in un’epoca in cui i gialli erano considerati sottoletteratura. Già nell’86 aveva mandato il suo primo romanzo al concorso Tedeschi della Mondatori per romanzi inediti.  Lo ha tenuto dieci anni nel cassetto e poi è stato pubblicato dalla Sellerio. Salis domanda ancora perché nel suo terzo romanzo, “Il soffio della valanga”, abbia cambiato il protagonista e il punto di vista. Il biologo La Marca è stato sostituito dal commissario Spotorno e dalla  narrazione in prima persona è passato a quella in terza persona. Piazzese confessa di voler sfuggire al rischio della serialità del personaggio e di essere stato mosso dall’esigenza di dare verosimiglianza alle vicende narrate. “E’ improbabile che un biologo dell’università continui a indagare su dei casi di omicidio” – precisa.

Palerno non è semplicemente uno sfondo ma è parte integrante della storia, come in tutti i noir metropolitani.

Assicura ai lettori che il suo prossimo romanzo è in lavorazione e che sarò basato su un fatto di cronaca accaduto venticinque anni fa.

In un Testro Ariston gremitissimo il greco Petros Markaris intrattiene il pubblico parlando dei suoi personaggi, della Grecia,  di Brecht e di Anghelopulos..

Forse non tutti gli italiani appassionati di Markaris sanno che è il massimo esperto e traduttore di Brecht in Grecia e che ha lavorato come sceneggiatore per Angelopulos.

Alla domanda di Paolo Zaccagnini su quanto Markaris  scrittore deve all’attività di sceneggiatore risponde: “I miei romanzi sono sceneggiature. Ogni capitolo è un piano sequenza. Lavorare sui piani sequenza serve a montare tutte le componenti della storia. Le immagini devono avere valenza ottica. Ho imparato il piano sequenza da Angelopulos e da Brecht ho appreso la tecnica del montaggio nella scrittura. Il risultato dipende dalla capacità nel riversare le tecniche da un genere all’altro”.

“Come è nata l’idea del personaggio del poliziotto Charitos?”chiede Zaccagnini

“Negli anni 92-93 ho fatto la sceneggiatura a una serie poliziesca per la tv greca che è andata in onda per tre anni. Alla fine volevo smettere, mi sembrava di non avere più niente da dire. Il canale TV che produceva la serie mi ha convinto a continuare perché il genere era gradito al pubblico. A un certo punto mi è apparsa davanti una famiglia composta da padre, madre e un bambino, era la tipica famiglia della piccola borghesia greca. Non riuscivo a levarmi il padre di torno. Ho pensato che l’uomo fosse un dentista o un poliziotto. Era un poliziotto. Ecco che avevo Charitos e la sua famiglia davanti a me, così li ho scelti come miei personaggi.”

Markaris delizia il pubblico con aneddoti sull’attuale popolarità del suo commissario e sul fatto che all’inizio è stato conosciuto e apprezzato in Germania e solo in seguito in Grecia.

“Quando proposi al mio editore di pubblicare un romanzo poliziesco mi disse “Va bene, tanto cos’hai da perdere?” battuta che sta a significare quanto poco era considerato dalla critica accademica e dagli editori allora il genere.

E il tema del disprezzo della critica nei confornti della critica ufficiale nei confronti della narrativa di genere è il leit motiv fra gli scrittori di noir presenti a Mantova.

Al liceo Virgilio Francisco González Ledesma è intervistato da Luca Crovi.

Ledesma è un signore cortesissimo e molto generoso con il pubblico.

Dopo la scomparsa di Montalban, Ledesma  è considerato il decano dei romanzieri spagnoli di novelas nigras. Con  Montalban condivideva la professione di giornalista e le idee politiche antifranchiste al punto di fondare il gruppo dei giornalisti democratici che si opponevano al regime. A questo proposito ricorda come fosse costretto a scrivere sotto pseudonimo anglosassone per pubblicare romanzi di avventura e di come la censura franchista lo avesse accusato di essere comunista e pornografo.

Molte sono le somiglianze fra i due scrittori: entrambi nati e cresciuti nei quartieri popolari di Barcellona che raccontano nei loro romanzi. Barcellona, città amata "dunque un luogo spietato e sentimentale, tenero e osceno, squisito e orribile. Come tutti i luoghi storici, insomma", secondo le parole dello stesso Ledesma.

Sia Pepe Carvalho che Mendez sono poliziotti di strada dal volto umano. Conoscono bene la povere gente, i piccoli delinquenti, le prostitute. Mendes è in fondo un buono che non tollera due cose: la violenza sulle donne e sui bambini e in questi casi diventa spietato.

Il noir, quindi,  come veicolo per raccontare il sociale.

Ledesma racconta come il suo personaggio risulti dalla somma di quattro poliziotti che ha realmente conosciuto nella sua vita di avvocato prima e di giornalista poi.

Nel 1984 ha vinto il prestigioso Premio Planeta per i romanzieri di novelas nigras di lingua spagnola e nel 2007 ha vinto con Mistero di strada” il premio Novela nigra.

Al Teatro Bibbiena Giuliana Zucconi e Gianmaria Testa ricordano Jean-Claude Izzo con letture sul tema dell’essere migrante.

Testa accompagna con la musica le letture di Giuliana e canta la sua canzone “Porta Palazzo” dal concept-album “Da questa parte del mare” e ricorda alcuni momenti della sua amicizia con Izzo, scomparso nove anni fa.

Foto di Susanna Daniele