Ci sono diverse ragioni che mi impediscono di scavare e scoprire il corpo seppellito nel mio giardino. La prima è che ho paura. Non me ne vergogno. Il cadavere sta là sotto da più di un mese. Non ce la faccio. Penso sia già decomposto, attaccato dai vermi e dalle stesse formiche. No, non ci riuscirei. Poi sto aspettando si accorga del corpo la colonia di formiche arboricole che sono riuscito a sistemare nel lato est del giardino. Mi interessa molto da un punto di vista scientifico. Loro ancora continuano la vita di tutti i giorni. Tempo fa sono andato con la lente. Nulla, non se n’erano accorte. Il cadavere è stato scoperto solo dalla colonia di formiche europee che sta nei pressi del lato nord, a circa sette dieci metri dal corpo.

Sara abita a due isolati da me. Lei è molto diversa dalle formiche. Lo so che il paragone è assurdo, ma viene di farlo. Se studi tutto il giorno formiche nere, marroni, a volte rosse, rimani sempre stupito nel vedere una testa di capelli biondi. Sara è una specie di fidanzata. Solo che non ci siamo ancora baciati. Ci sto pensando. Intanto le ho detto dei miei sospetti. L’ho detto solo a lei. Secondo Sara, non devo più pensarci. Assurdità. Le ha chiamate così. Il terreno smosso? Fantasie. I cortei di formiche? Valli a capire quei sudici insetti. In realtà non sono sudici, ma Sara non ama le formiche e ho il sospetto desideri che io la smetta. La conosco da molto tempo, addirittura dalla prima elementare e non la biasimo. Non tutti amano le formiche, infatti molti riempiono gli stanzini di polveri e insetticidi micidiali. A volte si ammazzano loro stessi con quei veleni. Li confondono con altre polveri innocue, li lasciano alla portata dei bambini, li ingeriscono inavvertitamente.

Quando Sara parla mi sta vicina e mi soffia sull’osso del collo. Fingo di non accorgermene e porto il mio naso ad un metro dal suo naso. Così non ci baceremo.

In realtà avevo spiato il vicino dai capelli lustri anche per un’altra ragione. Non potevo non interessarmi al suo giardino. Separato dal mio da una semplice staccionata di legno. Quanti formicai c’erano in quel giardino? Lo stomaco mi brontolava, la lente luccicava nella mia mano.

Lui lo sapevo in ufficio. Credo sia una specie di avvocato. Ho scavalcato la staccionata. Uno scherzo. E ho ispezionato il prato. La moglie non c’era da giorni. Nessuno mi ha visto, ma ho commesso lo stesso un errore. Lui non era andato in ufficio. Me ne sono accorto in prossimità della casa. Ho smesso di scrutare il terreno ingrandito dalla lente e mi sono girato a guardare la casa, la finestra d’angolo, quella con la tenda tirata a metà. Lui era lì. C’era anche una donna. Bella. Capelli castani lunghi, giovane, alta, mezza nuda… Il contrario della moglie, a parte i capelli castani. Ho costeggiato la casa e sono tornato indietro passando radente la siepe. Non credo mi abbia visto. Risultato di quella specie di blitz? Il mio vicino tradisce la moglie, nel suo giardino ci sono almeno tre formicai di piccole dimensioni e uno più grande esposto a sud.

Sara ha buttato giù qualcosa di dolce, poi si è leccata il dorso della mano dove era rimasta una goccia rosa.

Quando lei ha parlato di assurdità le ho controbattuto i fatti successi. Primo fra tutti la moglie del vicino che non si vede più da settimane. Poi il terreno del mio giardino che è stato smosso. Qualcuno ha scavato in quel punto. Infine il mio vicino che tradisce la moglie. Lei ha ribattuto che il tutto somiglia alla finestra sul cortile. Per lei ho visto il film e mi sono suggestionato. E’ vero che l’ho visto, ma è successo tanto tempo fa e poi il film è tutto diverso: manca il cortile, io non sono un fotografo su una sedia a rotelle… No, il film non c’entra nulla. Questa è tutta un’altra storia.

Forse per far sì che i miei pensieri prendessero una strada diversa, lei si è tirata giù i jeans e mi ha fatto vedere le mutandine rosa. Era da tanto che lo diceva. Io in realtà mi sono sentito a disagio. Credo anche di essere arrossito. Sono sicuramente arrossito e mi sono sentito fuori posto. Impacciato e intimidito. Lei sembrava a suo agio, questo ha acuito la mia difficoltà. L’immagine di quelle mutandine rosa credo mi abbia trattenuto lì un paio di minuti. Forse era il momento adatto per un bacio. Invece a me è sembrato il momento in cui si stabiliva una sorta di patto segreto. Come il patto di sangue. Ero più legato a lei di prima e questo non mi piaceva, soprattutto perché non l’avevo scelto io. Lei ha anche preso la mia mano. Per un attimo ho pensato volesse leggerla. Ho avuto paura che avesse il desiderio la toccassi. Ho avuto paura mi stesse succedendo qualcosa. Così ho fatto la cosa più semplice: me ne sono andato.