Un serial killer che uccide esclusivamente serial killer ed è alla ricerca del più pericoloso tra tutti. Questo il cuore dell’idea di Suspect Zero, film sulla carta sicuramente intrigante, funestato dalla pessima regia di E. Elias Mehrige che – dopo L’ombra del vampiro – torna a dimostrare come il genere thriller non possa essere appannaggio di chiunque. Protagonista è un agente dell’FBI trasferito dalla sede centrale di Dallas a una di provincia, dove inizia ad essere contattato da un misterioso assassino. Questo serial killer, però, non uccide chiunque, bensì solo uomini che si sono macchiati di crimini gravissimi il più delle volte ancora insoluti. Ispirato evidentemente dalla stessa idea alla base di Cuori in Atlantide e – ovviamente – dalle suggestioni di Millennium, Suspect Zero racconta di un progetto segreto dell’FBI chiamato Icaro, sviluppato allo scopo di avvalersi di sensitivi in grado di individuare celermente pericolosi killer.

Tutto questo in maniera abbastanza confusionaria con un Ben Kingsley al minimo sindacale dal punto di vista dell’interpretazione vacua e senza davvero alcun pathos. Mentre Aaron Eckhart fa del suo meglio per tentare di scostarsi almeno un po’ dal cliché del poliziotto nevrotico, Carrie Ann Moss è pressoché inutile nel suo primo ruolo post trilogia di Matrix. Insomma, un pasticciaccio brutto, dove la noia prende più della paura e la rabbia di vedere massacrata una sceneggiatura discreta ha la meglio sulla compassione nei confronti delle poche buone scene. Suspect Zero, alla fine, si dimostra basato su una materia troppo complessa sia per il regista che per il cast complessivamente incapaci di scostarsi da un cinema deja vu che – proprio per colpa di questi B-movies è diventato abusato.