I nomi, come diceva il dottor Kananga, servono per le pietre tombali. E le etichette come i rigidi confini tra un filone narrativo e un altro anche. Di certo la narrativa d’avventure italiana sta producendo lavori di alto livello e che per diversità di temi e numero di testi dimostrano una vitalità straordinaria. Dario Tonani che sin ora è rimasto con qualche variazione nell’ambito fantascientifico ci propone una ‘doppietta’ con una formula che incastra perfettamente il gusto moderno della fantascienza e del cinema. Lo ospito volentieri in questa serie di chiacchierate sul noir non solo perché è un amico e uno scrittore che stimo ma perché il suo lavoro travalica i singoli filoni e le loro regolette ma apre la strada a un… super genere che può far discutere ma non può essere fermato. A lui la parola e a voi la discussione…..

Milano 2045: un virus super segreto, una tecnologia allo sbando, un algoritmo... Questi gli ingredienti del primo dei due romanzi ospitati nell’Urania di marzo “L’algoritmo bianco” di Dario Tonani: due storie adrenaliniche incentrate sulla figura di Gregorius Moffa, spietato killer free lance, che alla sua attività principale affianca quella di produttore/regista/attore e “pusher” di snuff movies.

Libri, cinema e tv non esistono più. Il solo intrattenimento possibile è l’Agoverso, che permette di frugare nella testa della gente, vivere emozioni e sentimenti di seconda mano, guardare con gli occhi degli altri, sognare con la mente del vicino... Tutto questo è reso possibile dall’impianto alla base della corteccia cerebrale di due minuscoli aghi, capaci di mettere in contatto persone che stanno anche a capi opposti del pianeta, in una sorta di mostruoso peer to peer. Fate conto di prendere Internet, Skype, Facebook, Youtube, Second Life, la tv satellitare e i cellulari di ultimissima generazione, di portarli all’ennesima potenza, metterli tutti quanti in uno shaker e distillarli in una sola goccia, che potete portarvi addosso come un profumo... Ecco quello è l’Agoverso, il non-luogo/non tempo per eccellenza dove uomini e computer vivono la loro pax armata.

Gregorius Moffa ha trovato il sistema di mettersi in proprio e di sfruttare quella goccia per biechi fini personali, filmando cioè le sue esecuzioni e facendo liberamente commercio delle sue prodezze armate e dei suoi numerosi incontri sessuali...

Nella prima storia, che dà appunto il titolo al volume, si troverà alle prese con un algoritmo segreto che potrebbe cambiare le sorti del mondo: un virus informatico in grado di muoversi avanti e indietro nel tempo e quindi virtualmente capace di svelare il futuro. L’algoritmo, sulle cui tracce si è messo da tempo il boss di Moffa, è stato estrapolato da una linea telefonica infetta e deve essere portato al sicuro. Chi lo ha materialmente “prelevato” deve ora cancellare ogni traccia del proprio lavoro di espianto e trasportarlo all’altro capo della città, durante una notte che non lesinerà sorprese e colpi di scena. Il tutto mentre Gregorius Moffa riceve dal suo boss la commessa di eliminare il tipo e di condurgli il cane all’interno del quale è stato nascosto l’hardware con l’algoritmo.

Nel secondo romanzo, dal titolo “Picta muore!”, Gregorius Moffa è sulle tracce di un losco “trasportatore” nella cui testa un’organizzazione terroristica ha caricato un software-pandemico, che potrebbe radere al suolo la città in modo subdolo e definitivo. La caccia però è complicata dalle digressioni del braccato, che andrà a infilarsi all’interno di una strana cittadina alle porte di Milano (Picta, appunto), già vittima di un devastante attentato che ne ha decimato la popolazione. Lì l’Agoverso è ridotto a semplice “rumore di fondo” e l’aria ha subito uno letale mutamento che la rende respirabile solo ai pochissimi residenti sopravvissuti. Chi si avventura in Picta e ne inspira una sola boccata non è più in grado di respirare altro ed è costretto all’isolamento in una prigione trasparente e senza sbarre. A Moffa, che ha soltanto una manciata di ore per salvare la vicina Milano, spetterà il compito di eliminare il “trasportatore”, disinnescare la “bomba” e uscire da Picta coi polmoni ancora integri...

Tutto questo tra graffiti che si muovono strisciando da un muro all’altro, virus metalinguistici che infestano le linee telefoniche e pallottole che viaggiano guidate dai satelliti, tutt’altro che infallibili...

Con questo mini ciclo dell’Agoverso, che segue di due anni l’altro mio Urania “Infect@”, la contaminazione col noir è conclamata e palese: la “dirty visual” dell’ambientazione ne è forse il tratto più distintivo, così come il protagonista, duro, acido, nerissimo, ma con un lato cialtronesco e malinconico che ne attenua le spigolosità. I due plot sono molto serrati, dipanandosi entrambi nel volgere di poche ore: dal tramonto all’alba il primo, dall’alba al tramonto il secondo. Non è una sterzata rispetto a “Infect@”, ma una correzione di rotta sì, verso il “dark metropolitano”. Fantascienza ibridata col noir? A credere alle etichette, potrebbe essere la definizione più corretta. Ma le mie storie non sono corrette con niente e nessuno...

Grazie mille dell’ospitalità, Prof.