È uscito nel corso del 2007 per l’editore Il Filo, La virtù del cerchio, prima esperienza letteraria del chimico romano Dario Falleti.

Vincitore del premio Azzeccagarbugli 2008 come Migliore Opera Prima, questo libro, che richiama il noir della tradizione e, al contempo, sposa il filone che recentemente ha preso in prestito ambientazioni e personaggi del Vaticano per lo sviluppo delle trame, narra, in modo disincantato, spumeggiante e all’insegna dell’humour, una storia dalle vicende torbide.

L’intreccio principale infatti, ruota intorno a una serie di reperti etruschi trafugati e a certe preziosissime tavolette che potrebbero svelare il mistero millenario della lingua dei lucumoni e costituire il movente dell’assassinio di Monsignor Giovanni Proda, probo e stimato vescovo in pensione ed esperto di etruscologia, avvenuto in un appartamento di via Ottaviano a Roma.

A svolgere le indagini sull’omicidio è chiamato il commissario Negroni, una sorta di moderno Nero Wolf dalle caratteristiche non comuni in un personaggio di questo tipo.

È dotato infatti di una spiccata, quasi fisiologica, ironia, a volte venata di tonalità amare spesso rivolta a se stesso, in una riuscita combinazione con lo stile di scrittura di Falleti, di un insolito livello culturale, di un atteggiamento di razionale distacco rispetto ai fatti e, in generale, rispetto alla vita, oltre che di una conoscenza profonda degli ambienti criminali della Capitale e della provincia.

Questi tratti delineano un’immagine particolarmente concreta e vicina alla realtà sia dell’uomo che del poliziotto.

Accompagnano il protagonista nel dipanarsi della vicenda i personaggi del giudice istruttore Bellini e dell’ispettore Martini, comprimari che, come Negroni, sono caratterizzati in modo molto realistico ed estremamente ironico.

Molto ben riuscite sono anche le ambientazioni.

Il libro infatti ci mostra una Roma diversa da quella esclusivamente turistica che Dario Falleti sembra conoscere molto bene.

Per quanto riguarda lo stile, l’autore alla sua prima fatica letteraria, dà una buona prova di sé, lasciando assaporare al lettore un romanzo interessante, ironico, che lascia intravedere un universo, improntato sulla cultura classica, davvero interessante e ricco e che risulta quindi godibilissimo.

Danno inoltre valore aggiunto alla trama gag in romanesco, che sono davvero molto divertenti.

La novità assoluta rispetto al giallo classico, categoria a cui questo romanzo sicuramente appartiene, è che questo libro non punta sull’effetto della rivelazione del colpevole, ma su tutta una serie di colpi di scena investigativi che, come in una sorta di labirinto di matrioske, condurranno ad un finale tutt’altro che originale, ma che lascia in bocca al lettore un senso di compiutezza e logicità.

Alla lucei di quanto detto quindi, l’intrico della trama che si dipana bene, senza intoppi o forzature, il personaggio del Commissario Negroni che è davvero affascinante e l’ambientazione archeologica, tra Vaticano e servizi segreti americani, costituiscono punti di forza di un romanzo di cui è vivamente consigliata la lettura.