Paghi uno prendi due. L’uno è il biglietto (ma va…!!), il due invece il numero di film in cui ti imbatti nella visione di Operazione Valchiria di Bryan Singer. Il primo film è quello che descrive un fatto realmente accaduto, ossia uno dei svariati attentati (quindici a voler essere precisi) che tentarono, inutilmente, di eliminare Adolf Hitler. L’ultimo, di cui il film racconta, fu quello compiuto il 20 luglio del 1944 nella Tana del Lupo (il rifugio di Hitler fuori Berlino) e che vide tra gli attentatori una serie di alti ufficiali dell’entourage hitleriano tra cui spiccava il colonnello Claus von Stauffenberg interpretato nel film da Tom Cruise.

Inizio pericolosamente soporifero e non poco retorico. A seguire un progressivo risveglio in funzione dell’avvicinamento all’ora “x”. Montaggio disteso prima, sempre più serrato poi. Euforia iniziale del colonnello e dei suoi fedelissimi convinti del buon esito dell’attentato con relativo inizio dell’operazione che dà il titolo al film diretta a mettere fuori gioco le SS e a mettere in sicurezza i punti nevralgici di Berlino, progressivo montare dello sconforto quando dalla Tana del Lupo comincia a filtrare la notizia che Hitler è sopravvissuto ancora una volta.

Questo è il primo film.

Il secondo invece tratta di come sia possibile fare per condurre in porto un personaggio storico come Claus von Stauffenberg la cui figura non è priva, nonostante tutto, di ambiguità (vedi ad esempio l’articolo di Bernard-Henry Lévy “Il finto antinazismo di Cruise” sul Corriere della Sera di giovedì 29 gennaio 2009).

Il sistema è semplice: buoni sentimenti profusi in ogni scena e alla bisogna sguardo di ghiaccio, ma soprattutto una fine altamente eroica.

Il punto più furbescamente alto nell’interpretazione è quando a Cruise/Stauffenberg viene espressamente richiesto di salutare il Führer: il saluto dopo qualche tentennamento “parte”, ma il braccio è quello monco (causa ferimento in battaglia), così, tanto per mettere più distanza possibile tra Cruise e personaggio.

La storia ne esce malconcia assai (mancanza di approfondimento), mentre il cinema ingloberà anche questa tra le pellicole così così, vicine al non significare nulla.