Julia le avventure di una criminologa è il fumetto ideato e sceneggiato da Giancarlo Berardi, famoso papà di Ken Parker, uscito nel ’98 per la Sergio Bonelli Editore.

Il genere a cui appartiene questo fumetto è il noir, che come sempre quando si parla di Berardi è ben condotto e ben documentato.

L’autore infatti, trae spunto da fatti di cronaca nera realmente accaduti e attinge a piene mani dai più aggiornati studi di criminologia, psicologia, psicoanalisi, antropologia sociologia e scienze giuridiche.

Ogni albo della serie è costituito da 130 pagine, rispetto alle 98 dei normali albi della Bonelli.

Questo ha permesso a Berardi di imprinere alle vicende narrate uno stile più “cinematografico” e incisivo.

Modellata graficamente sulle fattezze dell'attrice Audrey Hepburn, Julia vive a Garden City, immaginaria cittadina del New Jersey (nella finzione letteraria situata a meno di un’ora di viaggio da New York).

Insegna criminologia all’università e collabora con la Polizia locale.

Nonostante sia fisicamente immediatamente riconoscibile, il lavoro di Berardi per caratterizzare il personaggio sia culturalmente che psicologicamente è stato notevole.

Julia ama la lettura (il suo studio è stipato di libri che non sono soltanto manuali di criminologia) e la musica (nel mezzo del suo salotto c’è un grande pianoforte a coda che suona con grande maestria). Reduce da un doloroso evento traumatico che ne ha segnato in maniera indelebile la psiche (le sue notti sono perennemente tormentate da incubi) affida le confessioni più intime al suo diario, i cui brani fanno da abituale contrappunto alla narrazione.

Dopo la brusca rottura con il fidanzato, Julia conduce una esistenza da single convinta, con la sola compagnia della gatta Toni e della domestica Emily (modellata sulle fattezze di Whoopi Goldberg).

La sua routine quotidiana è divisa fra le lezioni all’università e le sempre più impegnative collaborazioni con il Sergente Ben Irving ed il Tenente Alan Webb, con il quale i rapporti umani e professionali sono continuamente in bilico fra fiducia e conflittualità, anche a causa della inconfessabile “gelosia” di quest’ultimo per il detective Leo Baxter, amico fraterno di Julia e suo valido “braccio destro” nelle indagini più impegnative.

Rari i suoi contatti con la sorella minore Norma, modella di professione e con seri problemi di dipendenza dalla droga; frequenti invece le sue visite alla nonna Lillian, ospite in una casa di riposo alla periferia della città.

L’eroina di Berardi mette la sua conoscenza della psicologia umana al servizio della Polizia, contribuendo alla comprensione dei moventi che spingono i criminali ad agire.

Julia spesso si trova a dover contrapporre al decisionismo tipico dei tutori della legge la meditata cura dell’indagine psicologica, cercando di portare alla luce le lacerazioni nascoste anche nell’animo del killer più sanguinario.

Fra tutti i criminali con i quali Julia ha avuto a che fare, spicca in “brillante” negativo la figura di Myrna Harrod, la serial killer omosessuale protagonista dei primi tre albi, la cui cattura ha costituito il pretesto narrativo per giustificare il suo ritorno a collaborare con la Legge.

Per concludere possiamo dire che ciò che fa di Julia un fumetto diverso dai numerosi prodotti che si basano sugli stilemi noir è la maggiore attenzione alla metodologia e alla tecnologia dei moderni corpi investigativi, oltre che alla psicopatologia criminale.