Torre del Lago Puccini è una frazione di Viareggio, comune in provincia di Lucca, situata vicino al mare e a ridosso della pineta e del parco di Migliarino.

Deve il suo nome ad una torre del XV-XVI secolo costruita dalla famiglia Guinigi, chiamata prima Torre Guinigi e poi Torre del Turco, che sorge sul vicino lago di Massaciuccoli.

Al nome originario di Torre del Lago è stato aggiunto nel 1925 quello di Puccini per rendere omaggio al grande musicista Giacomo Puccini che qui visse a lungo e compose molte delle sue celeberrime opere liriche.

Proprio per la sua posizione felice, la caccia e la pesca sono molto diffuse in questo piccolo centro e l’amenità della natura e la bellezza dei monumenti del luogo lo rende meta di turismo, soprattutto nel periodo estivo.

Giacomo Puccini
Giacomo Puccini
Ultimamente Torre del Lago è diventata anche patria di scrittori di ottima letteratura poliziesca.

In questo frangente faremo la conoscenza di Fabrizio Malfatti, sottufficiale di marina che risiede a Torre del Lago con la famiglia e da tempo è un grande appassionato di letteratura gialla, che con Ombre dal passato, ottimo romanzo d’esordio pubblicato dal Gruppo Editoriale Kimerik di Messina, narra, sullo sfondo di una cittadina di provincia americana, una vicenda d’omicidio dalla trama avvincente di cui non si scopre il colpevole fono alle ultime pagine e dell’autrice, alessandrina di nascita ma torrellaghese d’adozione, Francesca Monica Campolo che ne Le ombre lunghe, suo quinto romanzo pubblicato dalla viareggina Giovane Holden Edizioni, dà vita a una vicenda nera e cupa legata alla doppia identità di una donna che non è quella che si crede a prima vista.

Senza ulteriori indugi pertanto, passo quindi a presentare gli autori.

Fabrizio Malfatti è nato a Ronco Scrivia provincia di Genova il 10 novembre del 1950.

A diciotto anni intraprende la carriera militare come sottoufficiale in Marina, dove presta servizio fino al 2002, anno in cui si ritira.

Vive con la famiglia a Torre del Lago.

Appassionato di letteratura gialla, nel tempo libero si diverte a scrivere romanzi e racconti.

Esordisce nella narrativa noir nel 2008 con il romanzo Ombre dal passato pubblicato dal Gruppo Editoriale Kimerik.

Un suo racconto, inoltre, è stato inserito in un’antologia, di prossima pubblicazione, per la Ennepilibri Editore.

L’autore ha voluto rispondere ad alcune mie domande quindi senza perdere altro tempo lascio a lui la parola.

Per i lettori che ancora non la conoscono potrebbe presentarsi in due parole?

In due parole? Un appassionato lettore che ha provato a scrivere!

Come per molti che al giorno d’oggi si occupano di narrativa, la scrittura non costituisce la sua occupazione principale.

Può raccontare ai lettori com’è riuscito in passato e come fa tutt’ora a conciliare quest’hobby col suo lavoro?

In passato non è stato facile, per il poco tempo che il mio lavoro mi lasciava dovevo approfittare di ogni momento libero: appunti su foglietti volanti, pagine buttate giù a singhiozzo, pause frequenti e a volte anche piuttosto lunghe nella stesura dei lavori con le difficoltà che si possono immaginare nel riallacciare il filo della narrazione. Senza contare poi i problemi per accedere alle fonti di documentazione.

Adesso che mi sono ritirato dal servizio attivo, ho un’attività che mi consente, fortunatamente, di poter dedicare molto più tempo a questa mia passione anche se, ad essere sincero, a volte mi trovo, se non a rimpiangere, a ricordare con una certa nostalgia quei momenti piuttosto frenetici.

Il romanzo “Ombre dal passato” costituisce il suo esordio nella narrativa poliziesca.

Può parlarci di quest’opera dal punto di vista dello scrittore? Che difficoltà ha trovato nella sua stesura? È stato facile pubblicarla? A

questo romanzo ne seguiranno altri?

Quando ho deciso di scriverlo, il libro lo avevo praticamente già tutto in testa ma tra il “vederlo” per così dire e riportarlo su carta la differenza è notevole, molto!

A volte quello che avevo immaginato, una volta scritto, non rispondeva minimamente all’idea originale.

Può essere frustrante non riuscire a rendere comprensibile a chi ti leggerà quello che hai in mente, non riuscire a farlo partecipe delle sensazioni dei tuoi personaggi, dei loro pensieri.

Questa è stata il mio problema maggiore ed in un paio di occasioni, non ho difficoltà ad ammetterlo, ho dovuto cambiare il mio modo di vedere certe situazioni per renderle più chiare agli occhi del lettore.

Per quello che riguarda la pubblicazione, devo onestamente dire che pensavo fosse più difficile.

Ovviamente le grosse case editrici, a meno che non si trovino fra le mani un nuovo “Assassinio sull’Orient Express” non puntano su autori alle prime armi ma ci sono diverse piccole case editrici che, a determinate condizioni (neanche troppo difficili da accettare) pubblicano autori emergenti.

Mi chiedi se seguiranno altri lavori?

Beh, ho appena terminato un nuovo romanzo, questa volta ambientato in Italia, a Roma per la precisione.

È la storia di un serial Killer che...ma non voglio rovinare la sorpresa agli eventuali lettori!

Ha ambientato il suo libro in una città americana.

Questo per un’esigenza particolare della trama o perché come Carlo Fruttero è convinto che “un disco volante non può atterrare a Lucca?”

Credo proprio che sia dovuto alla trama. Quando mi sono chiesto dove si sarebbe potuta svolgere una storia come quella che avevo in mente la risposta è praticamente venuta da sola: nella provincia americana. Ho pensato che quest’ultima, con le sue contraddizioni ed i suoi problemi, sarebbe stata lo sfondo ideale per caratterizzare i personaggi ed illustrare le situazioni che avevo in mente.

Qual è il personaggio del suo libro a cui è più affezionato? Perché?

Stranamente non è il protagonista, l’ispettore Patterson, ma Louis Creston, il “Capo della Scientifica”.

È un ragazzo che, benché si trovi coinvolto in qualcosa che non si sarebbe mai aspettato e per cui non è preparato, non si perde d’animo e dopo qualche titubanza iniziale, direi  che “si cala bene nella parte”. Mi è decisamente simpatico!

Quanto di autobiografico c’è nella vicenda e nei personaggi del suo romanzo? Quanto d’inventato?

È tutto frutto della fantasia. Personalmente penso che certe storie vadano viste con un occhio distaccato, cercando di dare ai personaggi una loro personalità e una loro storia, nuova e senza ricordi di altri.

A quali fonti si è documentato per scrivere il suo libro?

Avendo ambientato il mio racconto in un luogo piuttosto fuori mano senza l’ausilio di Internet sarebbe stato un problema ottenere certe informazioni. Mappe, cartine, immagini satellitari, ubicazione e fotografie di determinati posti: impossibile o perlomeno, molto più lungo e difficile riuscire a trovarle senza l’ausilio della rete. Ho poi integrato quanto trovato con altre informazioni reperite su vari libri (molto pochi per la verità) che avevano attinenza con l’argomento.

Oltre ai libri che sicuramente usa per documentarsi quali altre letture fa?

Come ho già detto in precedenza, sono un appassionato lettore. Praticamente leggo tutto quello che mi capita sotto mano, dai libri di storia ai romanzi d’azione, dai saggi a storie fantasy. Una fetta importante delle mie letture naturalmente riguardano i libri gialli: dai classici alla Agata Christie ed Ellery Queen ai più recenti thriller (per esempio ritengo straordinari il Lincoln Rhyme di Jeffery Deaver e l’agente Speciale Pendergast di Preston & Child!!).

Secondo lei per quale motivo le ambientazioni gialle e misteriose in questo periodo sono tornate così in auge da colonizzare in massa oltre ai romanzi anche altri media come fumetti o televisione?

Forse perché nella maggioranza dei casi c’è (finalmente!!!) qualcuno che scopre il “cattivo” e fa in modo che venga punito?

Che consigli darebbe a chi si volesse affacciare al mondo della scrittura in modo professionale?

Sono l’ultima persona che può dare consigli del genere ma se proprio lo devo fare dico: non stancatevi mai di leggere!

Qualunque cosa ma leggete, leggete e leggete ancora.

Sono infinite le cose che si imparano leggendo i libri degli altri!

C’è una domanda che non le è stata posta a cui vorrebbe rispondere?

Se tu mi avessi chiesto se userò lo stesso personaggio principale per altri libri ti avrei risposto che sì, mi piacerebbe dare una continuità alle storie, ma che per ora non ho ancora trovato “Il Personaggio” con la P maiuscola.

Francesca Monica Campolo

Nata ad Alessandria, attualmente vive a Torre del Lago.

Ha esordito nel 2005 con L’Elisir del Diavolo, edizioni Il Molo, mentre, sempre in quell’anno, il racconto Costa viola è stato finalista del Premio letterario Il Molo-Città di Viareggio.

Per Giovane Holden Edizioni ha pubblicato nel 2006 il romanzo La faccia nascosta della luna.

Sempre nel 2006 ha pubblicato il racconto Destino fatale e ha partecipato al Progetto di adozione a distanza pubblicando all’interno della raccolta antologica Sono ancora una bambina. Proteggimi il racconto C’è un mistero in ogni dove.

Sempre nel 2007 è vincitrice del Premio speciale Delitto d’autore con il romanzo L’ultima donna, pubblica a puntate, sulla web - zine Le idee di Holden, il suo romanzo Raeptilia e sempre per la suddetta casa editrice Le ombre lunghe suo quinto romanzo.

Collabora con la rivista I soliti ignoti per cui cura la rubrica Lady Thriller.

L’autrice ha voluto rispondere ad alcune domande che le ho posto quindi lascio a lei la parola.

Per i lettori che ancora non la conoscono potrebbe presentarti in due parole?

Per i lettori che ancora non mi conoscono posso dire che sono una persona più che normale, conduco una vita come fanno tanti, lavoro (alle Poste di Pisa, grande centro di smistamento) facendo i turni, ho un marito e un bambino di otto anni che ama già, come la mamma, la lettura e la scrittura e fatica in matematica!

Pratico il buddismo, che mi ha molto aiutata a rafforzare la fiducia in me stessa e a trovare il coraggio di far leggere agli altri ciò che scrivo.

Il suo romanzo “Le ombre lunghe”, è pervaso fin dall'inizio dal dualismo tra due donne, Valeria e Nadia, molto diverse tra loro.

Quale delle due rispecchia di più la persona e l'autrice Francesca Monica Campolo?

Le due donne protagoniste del mio romanzo “Le ombre lunghe” sono molto diverse fra loro, ma io mi ritrovo senz’altro di più nella figura di Nadia.

Sempre il suddetto romanzo è ambientato in due città: Roma e Viareggio.

Che significato hanno per lei queste realtà?

Roma e Viareggio: le due città che amo di più al mondo. Viareggio perché è la città in cui vivo e in cui mi trovo benissimo, a Viareggio c’è tutto. Io sono nata ad Alessandria, in Piemonte, e mi sono trasferita a Viareggio in seconda elementare, ma subito mi sono trovata a casa, la città mi ha accolta a braccia aperte, è come se fossi nata qui.

Roma è un’altra cosa, non so se potrei viverci, mi mancherebbe il mare e il fascino della Versilia, però è il posto dove vorrei una seconda casa, dove recarmi ogni tanto per respirare l’aria (non troppo pulita) della capitale. Non so perché, ma Roma mi ha sempre affascinata, i miei amici buddisti, che credono nella reincarnazione, mi hanno detto che sicuramente ho già vissuto a Roma in un’altra vita. Chi lo sa, mai dare niente per scontato...

Ne “Le ombre lunghe” l’unico personaggio reale che compare all’interno del testo è il pittore viareggino Gioni David Parra.

Nel libro infatti viene citato, vengono descritte le sue opere e una sua tela, nera e cupa come la vicenda narrata, è usata come copertina del romanzo.

Questo mi spinge a chiederle quanto ha importanza per lei il mondo dell’arte?

Il mondo dell’arte per me ha moltissima importanza, è il nutrimento dell’anima, senza il quale cadremmo in balia del male oscuro, la depressione, malattia del secolo.

Il mio amico Gioni David Parra è un pittore bravissimo e una persona molto profonda, che è riuscita a superare un momento difficile della sua vita grazie alla pittura, come è successo a me, che ho vinto la  depressione e gli attacchi di panico con la scrittura.

Qual è il personaggio dei suoi libri a cui è più affezionata? Perché?

È una domanda difficile: tutti i personaggi dei miei libri sono mie creature e mi sembrerebbe crudele scegliere. Comunque il personaggio che per ora mi ha coinvolta di più nella sua storia, nella sua psicologia, nelle sue vicissitudini, è ELSA, una donna serial-killer protagonista del romanzo noir che sto scrivendo in questo momento. Anche se è un’assassina, non posso fare a meno di volerle bene, di ammirarla, perché è una persona molto forte, al di là delle tragedie che hanno segnato la sua vita. Io sono attratta dalle persone forti, sia uomini che donne.

Quanto di autobiografico c’è nei suoi libri e nei tuoi personaggi? Quanto d'inventato?

Ogni romanzo che un autore scrive è, secondo me, autobiografico. Io mi rifaccio molto alle mie esperienze personali, quando butto giù le trame, vedi gli attacchi di panico come nel caso di Nadia Martini o il mondo del windsurf che descrivo nel mio libro precedente “La faccia nascosta della luna”. Anche i miei personaggi sono in gran parte presi dalla realtà, sono persone che incontro tutti i giorni e che in qualche maniera mi colpiscono. Poi, magari, mi diverto a inventare, a romanzare qualche episodio che mi raccontano o che è successo a me personalmente.

Il romanzo “Le ombre lunghe” è basato, come dico nella prefazione, su una storia vera che mi raccontò un giorno una mia collega e che mi rimase parecchio impressa. Dopo, ovviamente, ci ho ricamato su.

A quali fonti si documenta per scrivere i suoi libri?

Mi documento con altri libri, in primis. La carta stampata esercita sempre il suo fascino, su di me.

Ogni tanto consulto Internet, per qualche particolare tecnico, oppure scoccio poliziotti e magistrati perché mi illuminino sulle tecniche investigative.

Oltre ai libri che sicuramente usa per documentarti quali altre letture fa?

Leggo un po’ di tutto, gialli e noir ovviamente, ma anche narrativa, avventura, testi sul buddismo... e poi non ho dimenticato il mio mitico primo amore: Topolino, di cui ho una fornita collezione, compresi i fumetti in latino (come Nadia Martini, appunto!)

Secondo lei per quale motivo le ambientazioni gialle e misteriose in questo periodo sono tornate così in auge da colonizzare in massa oltre ai romanzi anche altri media come fumetti o televisione?

Riguardo a questo, io ho una mia teoria, ampiamente appoggiata dalla grande maestra Agatha Christie e dalla mia ex professoressa di storia e filosofia: la natura umana è sempre uguale, non cambierà mai, nei secoli. Quindi, la passione che gran parte di noi cova per il mistero, la curiosità morbosa verso le sciagure o i fatti di sangue è la stessa che una volta portava le persone in piazza per assistere alle pubbliche esecuzioni, che spingeva alla caccia alle streghe, che attirava gli uomini in guerra. Oggi che tante di queste cose non ci sono più, le masse soddisfano questo bisogno di “violenza” (non me ne vogliano i lettori, mi ci metto anch’io) guardandole o leggendole sui media o sui libri.

Che consigli darebbe a chi si volesse affacciare al mondo della scrittura in modo professionale?

Il primo consiglio che darei a chi si volesse cimentare con la scrittura è leggere tanto: chi non legge non scrive.

Poi, fare frasi corte, di facile lettura. È pesante sostenere la lettura di periodi lunghi cinque o sei righe senza un punto. Pensare prima di tutto al lettore e non a noi stessi, spiegando le cose il più chiaramente possibile, partendo dal presupposto che chi legge non sa niente di quella storia che è invece ben delineata nella nostra testa.

E poi avere l’umiltà di accettare i consigli, anche di persone profane, ma tutti sono potenziali lettori e ciascuno può aiutarci col suo punto di vista.

Io faccio sempre leggere i miei manoscritti agli amici per avere un parere, prima di sottoporli all’editor.

C’è una domanda che non le è stata posta a cui vorrebbe rispondere?

Mi sembra che tu sia stato molto esauriente. Vorrei concludere dicendo che mi piacerebbe poter dedicare più tempo alla scrittura (invece a volte sono costretta a buttare giù dei periodi perfino nella sala d’aspetto del dottore!), perché mi gratifica e mi fa stare bene, ma comunque sono già contenta così, di aver avuto questa enorme fortuna di poter comunicare agli altri le mie emozioni sulla carta. Io non scrivo per i soldi o per il successo, ma semplicemente per divertirmi e far rilassare gli altri, almeno per qualche ora. Quando la gente mi ferma al bar per chiedermi quando uscirà il mio prossimo libro, è una soddisfazione enorme!