Due montagne, Robert De Niro e Al Pacino, partoriscono un topolino (non due, uno soltanto…). Traboccante di un’involontaria tristezza, Sfida senza regole di Jon Avnet, è un thriller di modeste proporzioni che buca clamorosamente proprio su quello che doveva essere il suo punto di forza, cioè la coabitazione De Niro-Pacino. Che i due, a differenza di quanto accadeva in Il Padrino - Parte seconda dove scene in comune non ve ne erano, e in The Heat, dove la scena era una soltanto, stavolta siano in scena “con un certa frequenza” è cosa certa, ma da qui a pensare che il film ne guadagni qualcosa, ce ne passa. I due mostri sacri gettano tristemente all’aria, in sintonia col tono generale della pellicola, le regole della buona convivenza: sembrano andare d’accordo, ma intanto non s’accorgono, o fanno finta che così non sia, che spesso la regia li massacra con i campi e i controcampi in modo da lasciare ad ognuno il suo orticello da coltivare in beata solitudine. I due si ritrovano poi a biascicare battute tutt’altro che all’altezza, per metà “chi è stato?” (a far fuori una serie di criminali che puntualmente la fanno franca in tribunale…), per l’altra metà “incazzate” visto che Turk (De Niro) prende fuoco facilmente (che neanche Torcia…) sia che si tratti di rapporti con gli altri colleghi sia che si tratti di una partita di baseball.

Comunque l’impressione è che nella disputa De Niro abbia avuto la meglio. Tocca infatti a lui spassarsela, in fatto di sesso, più del monastico collega (anche le preghiere seguono i rispettivi padroni, con De Niro che prega la metà del tempo di Al Pacino…).

Sorpresina finale che richiama un po’ quella di Inside Man (lo sceneggiatore, Russell Gewirtz, è lo stesso del film di Spike Lee…) che ribadisce quanto sia ingannevole un primo piano (rovesciando quanto sembrava oramai cosa certa…), sorpresina però che non salva la pellicola dal più improbabile finale degli ultimi dieci anni e da una ideologia quanto mai pericolosa al cospetto della quale le azioni di Callaghan appaiono coem quelle di un buon samaritano.

Da vedere solo e soltanto per non dimenticare quando è il caso di prendere le distanze, montagne sacre o meno…