Gli infanticidi di mafia e l'usura sono i temi dei due prossimi spettacoli in scena da mercoledì 2 aprile ai Teatri della legalità della Campania. Il programma della rassegna presenta al Teatro Italia di Eboli, in provincia di Salerno Cantata per i bambini morti di mafia, adattamento per il teatro del testo di Luciano Violante diretto da Gigi Di Luca con i Fratelli Mancuso.

Al Teatro Gelsomino di Afragola è invece la volta di Cravattari, testo e regia di Fortunato Calvino, che porta in scena una storia drammatica di usura e morte. Le rappresentazioni, riservate agli studenti degli istituti medi e superiori, si effettuano nell'ambito della rassegna teatrale promossa dall'Assessorato all'Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Campania, diretta da Mario Gelardi e Tina Femiano ed organizzata da I Teatrini.

Prodotto dalla compagnia La Bazzarra, per la regia di Gigi Di Luca, la Cantata per i bambini morti di mafia con i fratelli Enzo e Lorenzo Mancuso, è l'adattamento per la scena dell'omonimo testo scritto da Luciano Violante (pubblicato da Bollati Boringhieri nel 1994) che tratta, dal punto di vista dei bambini, degli omicidi di mafia compiuti dalla fine degli anni '70 al 1993. Il delicato argomento è restituito in teatro attraverso la cantata, antica forma di racconto diffusa nel Mezzogiorno d'Italia e in tutto il bacino del Mediterraneo, che qui associa la gioia del momento di festa al lutto per le assurde morti. I versi sciolti, recitati su composizioni musicali originali eseguite dal vivo dai Mancuso, ripercorrono le drammatiche sequenze proposte dal testo del Presidente Violante.

"E' così che – scrive il regista Di Luca - da una straziante litania che racconta agghiaccianti storie di tenere vite spezzate, emerge l'invito ad un risveglio delle coscienze dinanzi alla tragedia rappresentata, proprio come la profetica "età dell'oro" evocata in scena attraverso il rifiorire della natura".

Stesso registro per Cravattari, presentato da Metastudio 89 e interpretato da Loredana Simioli, Rosa Fontanella, Enzo Pierro, Linda Lambiase e Rosalba Di Girolamo, scene e costumi di Annamaria Morelli, musiche di Enzo Gragnaniello.

"Quando – afferma il regista Fortunato Calvino – nel 1994 ho scritto il testo le cronache riferivano di numerosi suicidi di persone che, divenute vittime dell'usura, si toglievano la vita perché vinte dalla disperazione. Ciò mi spinse a scrivere uno spettacolo che raccontasse il fenomeno attraverso la tragica vicenda di una famiglia napoletana che gli strozzini 'spogliano' progressivamente di tutti i loro beni e privano della loro stessa dignità, fino a costringerli a rifugiarsi nelle viscere della città sotterranea".