Uno Speed umano si aggira per Los Angeles. Come succedeva a Jena Plissken, il poveretto c’ha in corpo un veleno cinese che lo costringe a correre, correre, correre, per tenere alta l’adrenalina così da procrastinare l’inevitabile fine (il che fa tanto, oltre a Carpenter, Speed…). Comunque sia “correre” non è il termine giusto giacché la gamma di comportamenti che Jason Statham, il Bruce Willis dei poveri (così come Chuck Norris era dei poveri il Rambo…), qua nei pannicelli cuciti a puntino di Chev Chelios, ex sicario in piena crisi di buonismo, è quanto mai varia: corre, sfreccia in moto e in auto, si inietta endovena tutto quello che ci si può iniettare, copula da tergo con la squinzia in mezzo ad un gruppo di giapponesi esterrefatti, etc. etc, il tutto per strappare ancora un brandello di vita. Crank, di Mark Neveldine, comunque molto lontano dai predecessori, è il tipico prodotto estivo destinato a durare lo spazio di una settimana per poi venire indifferentemente dimenticato o conservato nella memoria non tanto per lo stile puro videoclip che dopo dieci minuti mostra la corda, quanto per alcune trovate tipo l’humor nero che lo ammanta, o per le derive cartoon che qua è là affiorano (vedi la fine che cita Willy Coyote…). Al di là dell’oceano la MMPA lo ha mandato nelle sale con lo status di  "rated R" for strong violence, pervasive language, sexuality, nudity and drug use" (insomma, sotto i diciassette con accompagno o nisba…). Qui da noi ai 14.