30 secondi di SIGLA

Altro pezzetto di SIGLA

Blue Shadow / Tema di Silvia

Berto Pisano e la sua Orchestra

Quarta puntata

                      GRUYERE E STRADE GINEVRA Esterno giorno

Dopo lo sparo Philippe e Sylvia fuggono dalla terrazza dello chalet. Una lunga e disperata corsa attraverso le strade del paese.

Philippe si guarda intorno per individuare da dove è partito lo spari, ha paura che possano sparare ancora. Finalmente arrivano sulla piazza dove è parcheggiata la sua jaguar. Vi salgono e l’auto parte subito verso Ginevra. Una sequenza basata sulla paura di essere seguiti ma anche dal gelo determinato dalla confessione di Philippe e dal silenzio ostile di Sylvia. Dall’immagine risulta crudelmente la fine del momento magico del loro rapporto: la paura che lei ha di Philippe, la disperazione di questi nel trovare conferma ai suoi sospetti proprio per via del silenzio della donna.

L’auto arriva a Ginevra, attraversa velocemente alcune strade e si ferma davanti la villa di Philippe.

 

                           ESTERNO VILLA PHILIPPE – Esterno giorno

Quando l’auto si ferma davanti la villa, Sylvia sembra risvegliarsi, guarda Philippe.

 

                                               SYLVIA

Perché?

 

Philippe osserva il viso della donna, la sua paura, la sua angoscia e sente dentro di sé sgonfiarsi la carca aggressiva, la forza che lo avevano spinto nelle scene precedenti.

 

                                               PHILIPPE

Chi hanno tentato di uccidere? Chi di noi due?

                                               SYLVIA

Devi dimenticarmi, Philippe…lasciami andare, non voglio che ti uccidano…

 

Philippe parla con calma e l’accusa sembra più dura, più violenta.

 

                                               PHILIPPE

Forse sapevi che avrebbero tentato? Hai scelto tu il posto? Il momento?

 

Scende dall’auto aspetta che Sylvia lo segua. La donna, alla fine, è costretta a scendere ed a seguirlo. I due attraversano il breve vialetto che conduce alla porta d’ingresso e diventano così visibili dal retro del giardino, là dove si trova la piscina.

Li vediamo in soggettiva di qualcuno che è seduto dietro la siepe che circonda la piscina esattamente come Philippe nella prima puntata.

I due stanno per entrare, quando Philippe si accorge di qualcosa: sui bordi della piscina c'è qualcuno. Si avvicina lentamente alla piscina, aspettando che il misterioso personaggio nascosto lo aggredisca. Invece non accade nulla. Philippe avanza ancora, finalmente è in grado di vedere chi è l’uomo: seduto su una chasse-longue, con il suo solito atteggiamento tranquillo, sornione ed il sorriso facile, c’è il commissario Vian.

 

                                               VIAN

Buonasera, signor Dussart.

 

Philippe ha una leggera reazione: temeva che l’uomo nascosto fosse l’attentatore di poco prima, ma non è che Vian sia un male minore. Soprattutto perché c’è Sylvia. Philippe lancia uno sguardo a lei che si sta avvicinando. Vian si alza,

 

                                               PHILIPPE

Se voleva sorprendermi, c’è riuscito.

                                               VIAN

Non è colpa mia se l’unico posto comodo per aspettare seduto, è dietro ad una siepe. Ha avuto ragione a spaventarsi, sembrava quasi un attentato.

 

Vian parla senza dare importanza alle ultime parole, ma Philippe è convinto che Vian sappia più di quello che vuole far vedere. Sylvia è arrivata vicino a loro, Vian le sorride gentilmente, aspettando che Philippe li presenti, questi è ancora turbato per la parola attentato poi si riprende.

 

                                               PHILIPPE

La signorina Predal…il commissario Vian.

 

Sylvia ha una breve reazione che subito controlla.

 

Per avermi aspettato deve esserci una ragione piuttosto importante.

 

Vian guarda Sylvia, Philippe capisce.

 

Può parlare tranquillamente, io non ho segreti per la signorina predal.

                                               VIAN

Dovrebbe fare lo stesso anche con me, signor Dussart: niente segreti, parole oscure, reticenze e il mio lavoro sarebbe molto più facile, con vantaggi anche per lei…non correrebbe più alcun pericolo.

                                               PHILIPPE

Non ne corro affatto, la mia vita è tranquilla come sempre.

                                               VIAN

Non ho dubbi che la sua vita fino a poco tempo fa sia stata di una calma esemplare ma qualcosa è intervenuto a guastare il meccanismo…

 

Inquadriamo Sylvia su queste parole.

 

…e da allora è tutto un susseguirsi di avvenimenti piuttosto strani … una donna ci telefona avvisandoci che in casa sua c’ è un uomo ferito o morto…

 

Sguardi fra Philippe e Sylvia: le parole di Vian confermano alla donna la veridicità di quanto ha detto Philippe, soprattutto confermando la sua estraneità al ricatto.

 

…lei sposa subito la curiosa ipotesi di uno scherzo.

 

Interrompendolo.

 

                                               PHILIPPE

O di un errore: la verità è che in casa mia non ha trovato niente.

 

Impertubabile, Vian continua:

 

                                               VIAN

Però da allora la sua vita cambia e continuano ad accadere cose misteriose.

                                               PHILIPPE

Perché è venuto qui, commissario?

 

Vian tira fuori dalla tasca un assegno.

 

                                               VIAN

È suo questo, vero? Non mi dica che la firma è falsa…

                                               PHILIPPE

Non lo dico, infatti è mio.

                                               VIAN

Immagina dove posso averlo trovato?

 

Philippe non risponde e Vian riprende:

 

è una cifra notevole, dovrebbe ricordare a chi lo ha dato.

                                               PHILIPPE

Potrebbe essere una persona diversa da quella dove l’ha trovato… gli assegni girano, soprattutto quando non vi è scritto il nome del destinatario come questo.

                                               VIAN

Perfetto, con queste parole lei ha tolto ogni importanza al fatto di aver trovato questo assegno fra le carte di un noto ricettatore, Buache.

 

Philippe controlla Sylvia per vedere la reazione a questo nome, ma è evidente che lei non lo conosce, giocando d’istinto una carta pericolosa.

 

                                               PHILIPPE

Poteva dirlo prima che stava parlando di Buache, sì, ho dato questo assegno proprio a lui,

                                               VIAN

Quando?

                                               PHILIPPE

Una settimana fa, cinque giorni fa, per l’esattezza.

                                               VIAN

Non questa mattina?

                                               PHILIPPE

Ero in ufficio questa mattina e poi…

Continuando lui                        VIAN

... non capisco perché mi faccia tante domande… A questo punto si dice sempre così…tanto lei sa benissimo che cosa sto per dirle: Buache è morto. Ora lei recita la scena della sorpresa.

 

Irritato e spaventato.

                                              PHILIPPE

Non le recito nulla, di Buache non m’importa niente, l’ho visto soltanto una volta e per affari.

                                               VIAN

Questo non è da lei, signor dussart…affari con un tipo del genere!

                                               PHILIPPE

Io lo conoscevo come direttore di un’agenzia di pegni...

                                               VIAN

Ha comprato qualcosa da regalare a lei, signorina Predal?

                                               SYLVIA

No, io non conosco questo Buache,

                                               PHILIPPE

Credo di non averle più niente da dirle, commissario,

                                               VIAN

Lei non ha mai niente da dirmi, nubi si affacciano sul suo orizzonte e lei appare sempre più tranquillo.

                                               PHILIPPE

Forse perché le nubi in realtà non esistono.

                                               VIAN

Già è possibile che soltanto io a vederle… spero che lei non sia travolto, signor Dussart, quando scoppierà la tempesta, perché scoppierà, ne può essere sicuro, almeno in questo mi creda.

 

Sorride quasi con simpatia poi li saluta,

 

scusate l’irruzione tempestosa da parte mia… spero di rivederla preso, ovviamente di sua iniziativa, io l’attendo fiducioso.

 

Saluta Sylvia con un sorriso e si allontana nel giardino, sparendo dietro la casa.

                                     

                                      VILLA PHILIPPE. Interno sera

In dettaglio, la collana con il cammeo presa da Philippe in casa di Buache.

 

                                               PHILIPPE

Sono sicuro che questa sia tua… l’ho comprata con quell’assegno da Buache…

 

il soggiorno è appena illuminato,

 

                                               SYLVIA

Non lo conosco e non ho mai sentito parlare di lui.

                                               PHILIPPE

Tu sai chi è stato a sparare contro di noi, oggi… è la stessa mano che stamani ha ucciso Buache.

 

Il viso terrorizzato di Sylvia.

 

Chi è? Perché t’incontri con lui.

 

Sylvia non risponde.

 

Il tuo silenzio è assurdo…ho mentito con la Polizia per non denunciarti…lo hai sentito anche tu Vian prima, no? Mi sono liberato del corpo di un uomo e tTu continui a non fidarti di me…

                                               SYLVIA

Non è questo il vero motivo per cui non voglio parlare. A cosa servirebbe farlo?

                                               PHILIPPE

Potrei aiutarti, sto già tentando di farlo.

Con forza                                 SYLVIA

E se io non volessi il tuo aiuto? Ma non capisci che io non voglio che anche tu finisca in questa storia? Non voglio che tu sappia perché venivo qui, perché m’incontravo con quell’uomo. Non soltanto perché è una storia squallida di cui ho vergogna, potrebbe essere pericoloso per te Philippe…ho paura, Philippe, ho paura per te.

 

Philippe l’ascolta turbato dalla sincerità che sente in Sylvia.

 

                                               PHILIPPE

È troppo tardi ormai, anche così io rappresento un pericolo che chi sta minacciando te: ha già eliminato Buache, potrebbe non fermarsi qui.

                                               SYLVIA

Io so come fermarlo, come liberarmi di lui ma devo farlo da sola.

                                               PHILIPPE

Non significa niente voler restare soli, quando insieme tutto potrebbe diventare meno difficile.

                                               SYLVIA

Sono stata costretta a fare una scelta tanto tempo fa…o forse è a me che sembra tanto … devo continuare e per farlo devo restare sola. Non c’è spazio neppure per te.

 

Dice queste ultime parole con dolcezza come se fossero parole d’amore.

 

Puoi aiutarmi in un solo modo: racconta al Commissario Vian tutto quello che credi di sapere su di me… ti sembrerà assurdo ma soltanto così potresti farmi uscire da questa storia

 

Sylvia si avvia alla porta senza che Philippe tenti di fermarla. La ragazza lo guarda poi esce.

Si sentono i suoi passi nel giardino.

Philippe rima fermo nel suo soggiorno che gli sembra ancora più nemico.

                                     

                                      GODEMBORG Esterno giorno

Una lunga carrellata in movimento di Godemborg, come visto dall’interno di un pullman che sta entrando nel paese. Vediamo gli ultimi tornanti della salita: le prime case del paese, la grossa piazza centrale. La carrellata termina proprio sulla piazza: in C.L. cediamo il pullman fermo, tra i passeggeri che scendono vediamo Catherine. Si guarda intorno, il paese è veramente bello. Attraversa la piazza, s’inoltra nel paese fin quando non si trova davanti ad un albergo: è lo stesso della foto, rimasto identico nonostante il passare degli anni. Sulla facciata è scritto il nome: Hotel Bauer. Quello della foto di Sylvia. Di fronte si trova un altro albergo il “vittoria”. Catherine lo guarda come cercando un’idea, poi si avvicina alla porta del Bauer ed entra.

 

                                      HOTEL BAUER Interno giorno

Il piano terra dell’albergo è una grande sala, dai soffitti di legno e arredata con mobili rustici, che funge contemporaneamente da hall, bar e ristorante. Quando Catherine entra, nella sala non c’è nessun cliente mentre un uomo di mezza età, dall’aria florida, da montanaro, sta apparecchiando alcuni tavoli. Catherine si avvicina al bancone del bar dove una donna, della stessa età dell’uomo, sta asciugando delle stoviglie. Catherine si siede su uno sgabello.

 

                                               CATHERINE

Buongiorno, si può avere qualcosa da mangiare?

 

La donna fa una faccia dispiaciuta ed allarga le braccia.

 

                                               PADRONA ALBERGO

È un po’ presto, posso darle dei panini.

                                               CATHERINE

Non birra però ma latte, il vostro latte è sempre stato buonissimo.

 

La donna prende a trafficare con un tostapane mentre Catherine si guarda intorno, con l’aria di chi sta riportando alla luce lontani ricordi.

 

                                              CATHERINE

Senta l’albergo di fronte, il Vittoria, è sempre degli stessi proprietari?

                                               PADRONA ALBERGO

Dipende da quando …

                                               CATHERINE

Da quindici anni, circa…

 

La donna sorride

 

                                      PADRONA ALBERGO

Da allora avrà cambiato gestione almeno cinque volte…

                                               CATHERINE

Invece voi siete sempre gli stessi da quindici anni fa…

 

La donna ride forte, di gola, con la spontaneità ed il fragore di una montanara.

 

                                               PADRONA ALBERGO

Gli stessi non direi, eravamo più giovani, allora… Non sapevamo neanche servire a tavola.

 

La donna indica con lo sguardo il marito, che intanto sta avvicinando anche lui al bancone. Catherine lo saluta con un sorriso.

 

                                               PADRONE

È stata da noi un’altra volta?

                                               CATHERINE

Sì ma non potete ricordarvi di me. Ero solo una bambina.

 

La donna la guarda con attenzione.

 

                                      PADRONA ALBERGO

Non ha nessuna importanza…ci ricordiamo sempre di tutti, noi …

 

Catherine scuote la testa con aria scettica.

 

Quanto tempo c’è stata?

                                               CATHERINE

Tre estati, per tre anni consecutivi.

                                               PADRONE

Impossibile! L’avrei riconosciuta.

                                               CATHERINE

Noi però non alloggiavamo qui ma al Vittoria, spero che non mi porterete rancore..

                                               PADRONE

Quello che non capisco allora è perché si è fermata qui e non al Vittoria.

                                               CATHERINE

Ho sempre odiato quel albergo, non capivo perché i miei genitori non si decidessero a cambiare … tutti i miei amici, le mie amiche abitavano qui, da voi …ho ancora una foto scattata davanti al vostro albergo… sono sempre insieme ad una ragazza che abitava qui da voi, Sylvia si chiamava, la ricordo benissimo anche se ormai non la vedo da anni.

                                               PADRONA ALBERGO

Sylvia? Deve essere Sylvia Werner, veniva sempre qui l’estate con sua madre.

                                               CATHERINE

Non sa dove si trova ora? Mi piacerebbe rivederla…

 

Il padrone cambia tono e diventa freddo, scontroso, anche duro.

 

                                               PADRONE

I suoi panini sono pronti, noi non sappiamo nulla, signorina.

 

Sorpresa da questa reazione,

 

                                               CATHERINE

Non capisco, cosa ha detto?

                                               PADRONE

Sì, i Werner erano nostri clienti e con questo?

                                               CATHERINE

Niente, io ho soltanto nostalgia d’incontrare un’amica d’infanzia.

                                               PADRONE

Ne hanno inventate tante per cercare di sapere qualcosa da noi ma non abbiamo mai parlato e non lo faremo neppure ora.

 

Catherine guarda i due è sicura che non parleranno mai, comincia a mangiare in silenzio, mentre gli altri si occupano delle loro faccende, lasciandola sola al banco.

 

                                      VILLA SYLVIA Interno giorno

Sylvia entra in casa sua, è ancora sconvolta per la scena con Philippe. Sylvia si avvicina alle scale, fa per salire, quando sente un rumore nella grande sala, allora si dirige verso questa, apre la porta ed entra: l’uomo dai capelli grigi, quasi bianchi, è lì, seduto su una poltrona. È sorridente, apparentemente tranquillo.

 

                                               WOLF

Buongiorno, signorina Werner, è stata sua madre a dirmi di aspettarla qui, ho detto di essere un suo buon amico.

                                               SYLVIA

Perché ha tentato di uccidermi?

Ridendo piano.                        WOLF

Ucciderla? Nessuno uccide la sua fortuna, era soltanto un avvertimento, la prossima volta non sbaglierò la mira.

                                               SYLVIA

Le ho già dato tutti i miei gioielli, sto cercando l’altro denaro che vuole…è inutile tormentarmi così.

                                               WOLF

Io non ho mai tanto tempo, sono uno che vive in fretta, che non sa aspettare.

                                               SYLVIA

Fra due giorni la pagherò ma adesso vada via.

 

Guardando verso il piano superiore.

 

                                               WOLF

È di sopra, vero? Penso che sarebbe contento di rivedermi…

                                               SYLVIA

Se sapesse che cosa si sta facendo la ucciderebbe.

                                               WOLF

Siamo tutti della stessa scuola: uccidere è sempre la migliore soluzione. Se lo ricordi, signorina Werner…

 

Si avvia verso la porta,

 

ha soltanto due giorni, gli ultimi...poi non ci vedremo più, in un modo o nell’altro.

 

Wolf esce. Sylvia rimane ferma nella stanza. Si sentono passi nella stanza di sopra. Prende il telefono.

 

                                               SYLVIA

Centralino, vorrei Monaco per favore…

 

                                      AGENZIA DUBOIS & GRANT UFFICIO PHILIPPE Interno giorno

Philippe è seduto alla sua scrivania, solleva la testa sentendo aprire la porta: è sorpreso nel vedere entrare Gal.

 

                                               GAL

Scusa l’irruzione.

 

Gal è agitata, spaventata. Philippe si alza, le va incontro.

 

                                               PHILIPPE

Non ti preoccupare, che cosa hai?

                                               GAL               

È così evidente che sono spaventata? Soledad…

                                                           PHILIPPE

È andato da lei …

                                               GAL

Di chi stai parlando? Io so soltanto che qualcuno l’ha minacciata e lei ha cercato rifugio a casa mia.

Philippe scatta.

                                                           PHILIPPE

Le avevo detto di avvisarmi se qualcuno cercava Cravenne…

                                               GAL

Stamattina sono uscita per andare all’università, Soledad mi ha giurato che non si sarebbe mossa… Sto telefonando a casa da un’ora e non risponde, potrebbe anche essere uscita ma io ho paura a ritornare a casa da sola…

prendendo la giacca e infilandosela rapidamente.

                                              PHILIPPE

Hai fatto bene a venire da me… speriamo di essere ancora in tempo,

                                     

                                      SCALE E CASA GAL FABIAN interno giorno

Philippe e Gal arrivano di corsa davanti alla porta dell’appartamento: tutto sembra normale. Philippe ascolta: da dentro nessun rumore sospetto. Gal tira fuori la chiave, Philippe apre lentamente la porta: la casa di Gal è in penombra, le persiane delle finestre sono chiuse. Philippe entra con cautela, accende la luce: la stanza è totalmente devastata. Gal, nel vedere in quale condizione è ridotta la sua casa, ha un grido di paura. Philippe apre le persiane, facendo entrare la luce del sole. Il telefono è stato strappato, i cassetti sono devastati, alcune lampade sono a terra, in frantumi. Un rumore dalla stanza vicino. Philippe guarda interrogativamente Gal che gli sussurra qualcosa,

                                               GAL

Il bagno …

Philippe si accosta alla parete, in modo da poter prendere alle spalle chi stesse uscendo dal bagno. La porta si apre lentamente, Philippe è pronto ad agire. Gal è ferma al centro della stanza, immobilizzata dalla paura. La porta si apre, mentre noi rimaniamo su Gal che urla nel cedere…

Soledad, il vestito strappato, il viso tumefatto e sanguinante, il terrore dipinto sul viso, che li guarda smarrita.

Philippe la prende fra le braccia impedendole di cadere. Insieme con Gal la fa sedere sul divano, poi Gal le va a prendere un bicchiere di wyisky. Soledad parla ancora sotto shock.

                                               SOLEDAD

Gli dicevo di non sapere niente, di non sapere dove fosse Henri ma lui continuava a picchiare, sembrava un pazzo…picchiava senza credere alle mie parole.

                                                           PHILIPPE

Era un uomo dai capelli grigi?

Soledad fa segno di sì con la testa poi continua:

                                               SOLEDAD

Credevo che mi avrebbe ucciso… avrei voluto inventare qualcosa per farlo smettere…ma non riuscivo a parlare… lui diceva che Henri aveva rubato… gli aveva rubato dei gioielli … aveva provato a fare il furbo con lui scomparendo, nascondendosi.. è sicuro che henri lo abbia tradito, tentando di fare il colpo da solo.

Piano fra sé.

                                                           PHILIPPE

Non sa cosa è successo, per questo è disperato, ha  paura anche lui.

Soledad si aggrappa a lui.

                                               SOLEDAD

Che fine ha fatto Henri? Perché quell’uomo lo cerca per ucciderlo?

                                                           PHILIPPE

Non verrà più da te quello…Soledad, non devi avere paura di lui …

                                               SOLEDAD

Henri non mi avrebbe mai lasciato nei guai, non può esser fuggito, anche se fosse nascosto mi farebbe sapere qualcosa… Henri è morto, lo so… è morto si solleva guardando Philippe. E tu lo hai sempre saputo … chi ha ucciso Henri?

Dal PP di soledad e dalle sue parole

Stacco su

                                      BAR INTERNO SERA

Sylvia, i grossi occhiali scuri a coprire il viso, sta aspettando qualcuno, seduta ad un tavolo appartato di un bar semivuoto. Un uomo sui cinquantacinque anni, vestito in modo sobrio ed elegante in doppio petto, si avvicina sedendosi al tavolo. È un uomo dall’aria cortese, distinto che non alza mai la voce, anche se il suo aspetto è gelido e poco simpatico. Il suo nome è Gustav.

                                               GUSTAV

Buonasera, signorina Werner…anche se non posso dire che sono contento di rivederla… Il nostro accordo era preciso, non avreste dovuto mettervi più in contatto con noi.

                                               SYLVIA

Se non in caso di pericolo…

                                               GUSTAV

Pericolo per chi?

                                               SYLVIA

Siamo tutti sulla stessa barca, il primo che affonda si trascina dietro tutti gli altri…

                                               GUSTAV

Questo è piuttosto opinabile, alcune barche sono inaffondabili. Noi sappiamo sempre come risolvere i problemi che rischiano di mettere in pericolo la nostra esistenza.

                                               SYLVIA

è per questo che vi ho telefonato, qualcuno minaccia di far crollare tutto.

                                               GUSTAV

La minaccia riguarda soprattutto lei e la sua famiglia.

                                               SYLVIA

Avete promesso di aiutarci … inoltre conviene anche a voi che questa storia non ritorni alla ribalta…sappiamo troppe cose e non sarebbe facile liberarsi di noi

Sorridendo                              GUSTAV

Cerchiamo di parlare del problema, è inutile continuare a farci paura reciprocamente.

                                               SYLVIA

Un ricatto… ho già pagato una prima volta poi ha chiesto altro denaro, tanto denaro che noi non possiamo pagare.

                                               GUSTAV

Questo non è vero, siete abbastanza ricchi da poter soddisfare le richieste esose di più di un ricattatore, cerchiamo d’essere sinceri…noi siamo sempre informati su tutto. Non volete più pagare e questo è un altro discorso.

                                               SYLVIA

Potrei anche farlo ma non servirebbe a niente: sono sicura che, dopo, Wolf tornerebbe alla carica e dopo di lui un altro e poi un altro ancora… è necessario trovare un’altra soluzione.

                                               GUSTAV

È Kurt Wolf il ricattatore? Sarò contento di rivederlo, una volta eravamo amici, buoni amici….sono stato io a proporlo per questo affare…ha già guadagnato molto. Come non gli era mai capitato nella vita.

                                               SYLVIA

È tornato dal Sud America, dice di essere nei guai e di avere bisogno di soldi…altrimenti non avrebbe mai fatto una cosa del genere.

                                               GUSTAV

Che cosa pensa di fare Wolf se le sue richieste non fossero esaudite?

                                               SYLVIA

Rivelare tutto ai giornali. È convinto che una bella storia come la nostra sarebbe compensata piuttosto vantaggiosamente.

                                               GUSTAV

Non mi piacciono le persone che ricambiano la mia fiducia in questo modo…stia tranquilla, signorina Werner, parlerò io con Wolf…saprò convincerlo a ritornare nel suo bel rifugio…il suo silenzio è stato comprato cinque anni fa…a non piace mai pagare due volte lo stesso favore…                                                                                                                                                                      

                                      REDAZIONE GIORNALE interno sera

PP do Jean Marie Duclos, giornalista visto nella prima puntata.

                                               DUCLOS

Heinrich Werner è morto …cinque anni fa.

Siamo nell’ufficio di duclos al giornale: di fronte a lui Catherine, stanca per essere appena tornata da Godemborg.

                                      In un incidente aereo…stava fuggendo dalla Germania con un aereo privato…questo è esploso in volo e sono morti sia Werner sia il pilota.

                                               CATHERINE

Perché fuggiva dalla Germania?

                                               DUCLOS

Ho chiesto di portarmi su tutto il dossier Werner… È stato un grosso avvenimento cinque anni fa, ne hanno parlato tutti i giornali…anch’io feci una inchiesta.

                                               CATHERINE

A Godemborg ho pensato subito che tu fossi stato un’ottima fonte d’informazione.

                                                           DUCLOS

Però non mi hai detto tutto quello che sai, soprattutto perché ti stai interessando a questa storia.

                                               CATHERINE

Non te lo dirò mai

                                               DUCLOS

Quello che sto per raccontarti io non è un segreto, quindi non devi sentirti in debito con me

                                               CATHERINE

Sapevo di poter contare sul tuo aiuto, Jean Marie…

                                               DUCLOS

Werner era un ex generale del III° Reich, fu anche condannato per crimini di guerra ma dopo pochi anni fu rimesso in libertà.

                                               CATHERINE

Come tanti altri…

                                               DUCLOS

E come tanti altri Werner ha continuato a fare politica, sempre fedele alle sue idee ovviamente, erauno dei più noti esponenti di un’organizzazione neo-nazista.

                                               CATHERINE

A volte credo che sia stata fatta una guerra di troppo, nel vedere gli stessi personaggi tornare sulla scena politica e sentirli dire le stesse  cose di prima…

                                               DUCLOS

Contro di loro, qualunque sia il nome sotto il quale si coprono, la guerra non è finita…Werner ed il suo movimento si agitarono per anni cercando di darsi una copertura democratica e presentandosi alle elezioni…in realtà agivano secondo i vecchi sistemi cercando di creare uno stato di tensione con attentati, con scontri violenti …il loro scopo era ceare caos, spaventare la gente.

                                               CATHERINE

In Germania questa operazione però non è riuscita…

                                               DUCLOS

Ma ha fatto molte vittime innocenti ed i veri responsabili non sono stati mai trovati…nella rete sono finiti soltanto i pesci piccoli e per il partito è stato facile scaricarli. L’unica eccezione fu Werner, lui era un personaggio importante…quando venne fuori il suo nome…

Continuando

                                               CATHERINE

…fuggì,

                                               DUCLOS

… ed i suoi riversarono su di lui ogni responsabilità, affermando di essere all’oscuro di tutto, accusandolo di avere agito per proprio conto, senza alcun legame…

                                               CATHERINE

E Werner non si è difeso?

                                               DUCLOS

No, strano, vero? Fuggì senza dire una parola… Praticamente confermando con la sua fuga che le accuse del partito erano giuste. Mai forse morte fu così provvidenziale per la loro organizzazione ovviamente…sui morti scaricare le colpe è ancora più facile.

Bussano alla porta.

                                      Sì, avanti.

Un ragazzo porta un dossier che porge a Duclos.

                                               RAGAZZO

Questo è tutto quello che ho trovato.

                                               DUCLOS

Grazie, Robert…

Il ragazzo esce. Duclos apre il dossier: articoli di giornale, fotografie, materiale dattiloscritto non pubblicato.

Qui c’è tutto quello che ti ho raccontato sinteticamente, ci sono anche altre cose che non ho potuto pubblicare per mancanza di prove…aspetto sempre di tornare su questa storia… prende il ritaglio di un articolo, dove sono stampate due foto. Questo è Werner, fotografato poco prima della sua morta…

Catherine prende il ritaglio: guarda, in dettaglio, l’ex generale Werner, un uomo di circa sessanta anni, al momento della foto( circa cinque anni fa) il viso truce, autoritario, vuoto. Catherine guarda la foto messa accanto a quella di Werner nell’articolo ( che noi ancora non vediamo) ed ha un sussulto di sorpresa.

                                               CATHERINE

E questo chi è?

                                               DUCLOS

Fa vedere… ah, il pilota dell’aereo…è morto anche lui nell’incidente….

Inquadriamo la fotografia in dettaglio mentre la voce di Duclos continua F.C.: è l’uomo dai capelli grigi.

                                               DUCLOS (F.C.)

Si chiamava Kurt Wolf, era un ex pilota cacciato dalla sua compagnia per piccoli traffici… un imbroglione che aveva continuato a fare l’unico mestiere che conoscesse, guidando aerei da turismo… Pronto a qualunque avventura, pur di fare soldi…

Catherine rimette a posto la foto sul tavolo.

                                               CATHERINE

Sei sicuro che morì anche lui su quell’aereo?

                                               DUCLOS

Qual è stata la causa della disgrazia non si è mai saputo, comunque l’aereo è scoppiato in volo, disintegrandosi…dalle sue vittime si trovò poco o niente …

                                               CATHERINE

Io credo niente...

Duclos la guarda interessato.

Ho visto quell’uomo ieri, qui a Ginevra… sono sicura di non sbagliare, era lui… era Kurt Wolf, il pilota di un aereo disintegrato in volo.

Dalle parole di Catherine

Stacco su

                                      CABINA TELEFONICA Interno notte

Philippe sta facendo una telefonata dalla cabina telefonica di un bar.

                                               PHILIPPE

Sylvia, ti prego…no, aspetta… devo parlarti assolutamente…

                                      VILLA SYLVIA Interno notte

                                      (ALTERNATA CON SCENA PRECEDENTE)

Sylvia sta parlando al telefono dalla sua stanza.

                                               SYLVIA

Basta, Philippe, è inutile continuare in questo modo.

Tentando una carta disperata.

                                               PHILIPPE

Ascolta, sono nei guai, sono io questa volta ad aver bisogno di te…non posso parlare al telefono.

                                               SYLVIA

Dove sei?

                                               PHILIPPE

Sono ancora in ufficio ma sto andando a casa… Per favore, vieni da me…

                                               SYLVIA

Ma cos’ accaduto?

                                               PHILIPPE

Sono in pericolo…

Sylvia è colpita dalle parole dell’uomo.

 …devo parlati subito…ti aspetto a casa, non puoi abbandonarmi ora…

Philippe riattacca: sembra preoccupato per quanto ha detto mentendo.

Sylvia rimane un attimo con il telefono in mano poi riattacca. Sembra indecisa, colpita dal dolore e dalla paura di Philippe, guarda la sua stanza, la sua prigione. Fuori si sentono rumori, passi, la voce della madre che parla in tedesco.

continua...