GIARDINO VILLA SYLVIA Esterno giorno

Sylvia è nel parco della sua villa, con qualche gesto distratto si occupa del giardino, ma non è una vera e propria azione la sua; è come se fosse uscita in giardino per liberarsi della casa verso la quale lancia sguardi di dolore, di timore, e tentasse, per se stessa più che per gli altri, di giustificare tali azioni con la cura per le piante, per i fiori del parco. Le inquadrature di Sylvia sono tese a conferire alla figura un tono magico, in contrasto con l’ambiente disfatto che le vive intorno.

Lentamente scopriamo che, dietro il cancello della villa, c’è Catherine: dal passaggio di Philippe quella mattina stessa, davanti alla villa, e dalle sue successive parole, lei ha compreso che l’uomo ha incontrato la misteriosa donna dai capelli biondi e lunghi. Ora Catherine ha la conferma: guarda Sylvia, che ancora non sì è accorta di lei. Catherine la guarda senza gelosia, senza astio: per una donna come lei, Sylvia è ancora e soltanto il mistero, l’ombra che sta rendendo affascinante e pericoloso il mondo di Philippe.

Sylvia si gira d’istinto, sentendo lo sguardo su di sé.

Catherine rimane ferma, il viso tranquillo, senza un’espressione precisa.

Le due donne si guardano per un attimo, un attimo molto lungo che per entrambe è pieno di strani e reconditi significati.

Catherine si allontana dal cancello e noi restiamo su Sylvia che continua a guardare nel vuoto, là dove prima c’era la figura di una donna.

                                      CASA CATHERINE – Interno giorno

Philippe e Catherine sono nella casa di lei: un ambiente moderno, lucidissimo ma non freddo, simpatico ed aperto come lei.

                                               PHILIPPE

Oggi hai lasciato a Pierre il compito di analizzarmi, ora cominci tu?

                                               CATHERINE

Non avevo niente da aggiungere… e poi per non dirmi che finalmente avevi trovato il tuo “fantasma biondo” devi aver avuto una ragione precisa.

                                               PHILIPPE

Hai compreso anche questo …

                                                CATHERINE

Non mi far sentire una che capisce ed indovina tutto. Ho visto a casa tua la foto, stamani… poi sei passato davanti quella villa ed avevi una strana espressione.

                                               PHILIPPE

Non sono sicuro che sia lei.

                                                CATHERINE

Ma t’interessa veramente saperlo?

                                               PHILIPPE

Non lo so, Catherine, sinceramente, la verità è che non so più esattamente cosa voglio.

                                                CATHERINE

Da quello che dicevi oggi in ufficio mi sembra che sia uno stato d’animo che ti piace o perlomeno ti piace abbandonarti ad un’atmosfera per te insolita.

                                               PHILIPPE      

Purtroppo tutte queste sensazioni rischiano di rimanere solo parole, ho paura di muovermi eppure qualcosa devo fare.

                                                CATHERINE

Cerca di sapere chi è esattamente la donna che hai incontrato.

                                               PHILIPPE

Godemborg è una località di montagna vicino Monaco. È l’unica traccia che ho…ma senza sapere perché, ho paura ad andarci.

Tira fuori dalla tasca la foto presa in casa di Sylvia e la fissa.

                                               CATHERINE

I fantasmi non esistono, Philippe, hanno sempre dietro una realtà…soltanto non la si conosce.

                                                PHILIPPE

Può essere doloroso farlo.

                                                CATHERINE

Hai anche un’altra possibilità se vuoi veramente uscire da questo stato d’incertezza: invita la ragazza…come si chiama?

                                               PHILIPPE

Sylvia…

                                                CATHERINE

Invita Sylvia a casa tua…credo che soltanto questo possa essere la prova definitiva per capire se è lei o no.

                                               PHILIPPE

Invidio una cosa in te, Catherine: la sicurezza, la forza…

                                               CATHERINE

Già la mia sicurezza

Con uno strano sorriso

Uno se la costruisce con fatica, come una corazza e gli altri credono che sia una forza autentica, spontanea.

                                               PHILIPPE

È  per gli altri che l’hai costruita, quindi dovresti essere contenta che se n’accorgono.

                                                CATHERINE

Sì certo però alla fine di ogni giornata gli altri rimangono fuori… io resto sola e purtroppo con me stessa non sono molto brava a fingere.

Dal sorriso triste di Catherine, stacco su:

                                      AUTO PHILIPPE – esterno GIORNO

Il volto di Sylvia seduta a fianco di Philippe nell’auto di questi, ferma in un angolo tranquillo ed isolato della città.

                                               SYLVIA

Non è stato facile convincere mia madre a rimanere sola ma sono contenta di averlo fatto. È una novità per me, sai? Parlare così, dire che ho desiderato per tutto il giorno vederti.

                                               PHILIPPE

E se non ti avessi telefonato?

                                               SYLVIA

Quando ci s’incontra così com’è accaduto a noi, dietro possono esserci ancora legami che ci frenano.

Philippe la guarda senza capire, lei continua:

Oggi, davanti al mio cancello c’era una donna… mi ha guardato senza parlare, ma è come se ci fossimo parlate a lungo.

Philippe è sorpreso. Non aveva capito che Catherine, quel pomeriggio, aveva già visto Sylvia.

                                               PHILIPPE

Non abbiamo avuto molto tempo per raccontarci qualcosa di noi.

                                               SYLVIA

Non lo facciamo, non roviniamo questi momenti. È assurdo cercare di dare sempre una carta d’identità a chi si ama.

                                               PHILIPPE

Sylvia

Esita un attimo poi decide che deve assolutamente farlo.

Andiamo a casa mia, vuoi?

Sylvia lo guarda: per lei questo ha un significato preciso, diverso da quello reale di Philippe.

                                                SYLVIA

Tu non hai vecchie madri che possano rovinare la serata?

                                               PHILIPPE

No, ma forse ho un segreto anch’io come te.

Stacco su.

                     STRADE QUARTIERE RESIDENZIALE Esterno tramonto

L’auto di Philippe comincia a salire i tornanti che portano al quartiere residenziale dove si trova la sua casa. Guidando, Philippe osserva attentamente le reazioni di Sylvia, man mano che si avvicinano a casa ed il posto diventa facilmente riconoscibile.

È una scena muta, piena di tensione: Sylvia si accorge che strada stanno prendendo, ha una leggera esitazione nello sguardo, esitazione che diviene timore, quando l’auto è sempre più vicino alla casa. Philippe cerca di afferrare ogni piccola reazione: per lui questa è la prova definitiva per sapere se Sylvia è la donna che andava a casa sua, la donna che ha ucciso Cravenne. L’auto sale gli ultimi tornanti: i due evitano quasi di guardarsi a lungo, fra loro soltanto rapidi ed imbarazzati sguardi.

 

                           ESTERNO VILLA PHILIPPE – esterno sera

L’auto imbocca la strada dove si affaccia la villa di Philippe: in PP Sylvia di fronte a questa improvvisa scoperta. Nei suoi occhi la speranza che l’auto prosegua, che non si fermi, invece l’auto si ferma davanti alla villa di Philippe. I due scendono senza parlare: il loro silenzio, la loro emozione potrebbero essere giustificati dal momento, essendo questo il loro primo incontro d’amore. Mentre s’incamminano verso l’ingresso Philippe cerca di capire se la donna è rimasta colpita dall’improvvisa visione della casa, il viso di Sylvia sembra quasi senza espressione: la gioia di prima è scomparsa ma non c’è paura, soltanto una violenta tensione interna.

 

                                     VILLA PHILIPPE interno sera

Il soggiorno è in penombra, Philippe sta per accendere la luce, Sylvia lo ferma

                                               SYLVIA

Non accendere per favore.

Sylvia guarda la stanza, non si muove. Philippe, con un gesto, la invita a sedersi sul divano. Lei si avvicina, là dov’era il corpo di Cravenne. Si ferma, le sue mani tremano,

                                               SYLVIA

è bello il tuo giardino.

                                               PHILIPPE

Vuoi bere qualcosa?

Lei guarda fuori. È una donna talmente paralizzata, sembra improvvisamente invecchiata e svuotata.

Philippe va al carrello bar prende la bottiglia che spesso ha trovato spostata ed usata, durante le misteriose visite.

                                                PHILIPPE                

Credo che tu preferisca questo, vero.

Sylvia meccanicamente dice di sì poi lo guarda stupita.

                                               SYLV IA                 

Come fai a saperlo?

                                               PHILIPPE

Vuol dire che sono bravo, ho indovinato.

La scena ora è d’aperta tensione, di sfida quasi. Philippe le versa da bere, si avvicina porgendole il bicchiere, le sfiora con delicatezza il braccio. Sylvia si gira a guardarlo con terrore.

                                               SYLV IA

No, per favore…

                                               PHILIPPE

Eri felice di venire qua.

                                               SYLV IA

Hai ragione, ma credevo che sarebbe stato diverso…

Philippe, ormai deciso ad andare fino in fondo, si avvicina al giradischi, prende un disco, quello spesso trovato fuori posto. Lo inserisce sul piatto.

                                               PHILIPPE

Cercherò ancora d’indovinare, credo che anche questo ti piacerà.

La solita musica (A blue shadow).

Carrello in avanti, ad inquadrare Sylvia: nei suoi occhi una forza al limite dell’isterico.

Philippe invece è freddo, stranamente calmo: aspetta il suo crollo.

Sylvia non lo guarda, prende la sua borsa, cerca una sigaretta. Questo gesto ricorda a Philippe una cosa: si avvicina alla sua scrivania, apre un cassetto e prende l’accendino trovato in casa, quello dove è incisa la lettera S. Torna da Sylvia, le accende la sigaretta, facendo in modo la donna possa vedere l’accendino. Lei non denota alcuna reazione di fronte all’accendino ma ormai i suoi nervi stanno cedendo.

                           

                                             SYLV IA                 

Per favore, togli quel disco…

                                               PHILIPPE

Non ti piace? È triste ma suggestivo, misterioso…

Lei si alza, va al giradischi, lo ferma.

                                               SYLV IA                 

Voglio andare via.

                                               PHILIPPE

Non capisco perché…

                                               SYLV IA                 

Dovevi esser diverso…tu non puoi essere così… anche tu.

Un attimo di silenzio, poi lo squillo del telefono. Philippe accende la luce e va a rispondere. In mano ha ancora l’accendino,

                                      CASA GAL FABIAN Interno sera (ALTERNATA SCENA PRECEDENTE)         

P.P. di Gal.

           

                                                GAL

Pronto, sono  Gal Fabian… avevo promesso di telefonare.

Philippe parla continuando a guardare Sylvia che gli volta le spalle.

                                               PHILIPPE

Com’è andato il tuo esame?

                                               GAL

Ti sei ricordato… per fortuna è andato bene, non è che fossi molto preparata.

                                               PHILIPPE

È tornata la tua amica?

                                               GAL

Per quello ti ho chiamato, è arrivata oggi e questa sera lavora al Blue Note, sempre che tu voglia parlare ancora con lei.

Philippe parla aspettando una reazione di Sylvia.

                                      PHILIPPE

Le hai detto di Henri?

A questo nome Sylvia non si muove affatto.

                                      GAL

Soledad non l’ha più visto da quando è partita per la tournèe, da più di una settimana ormai.

PP di PHILIPPE.

                                      PHILIPPE

Come hai detto che si chiama?

                                               GAL

Soledad, credevo che lo sapessi,

Philippe guarda l’accendino: la S incisa sopra potrebbe essere Soledad non Sylvia.

Dall’accendino, panoramica fino a Sylvia che si gira verso di lui, nel gettare la cenere nel portacenere, Philippe si sente improvvisamente come liberata da un incubo.

                                               PHILIPPE

Ti ringrazio Gal, andrò questa sera stessa da Soledad… spero di poterti essere d’aiuto io, una volta o l’altra…

                                               GAL

Una volta o l’altra te lo chiederò…a presto.

Gal riattacca.

                                      VILLA PHILIPPE. Interno sera

Philippe posa il ricevitore, guarda ancora l’accendino poi lo mette in tasca. Si avvicina a Sylvia, vorrebbe rompere la tensione che si è creata, non sa trovare le parole: la prende fra le braccia girandola verso di sé. Sylvia ha una reazione di paura.

                                               PHILIPPE

Scusami, ho rovinato tutto …

                                               SYLV IA                 

Che cosa vuoi? Perché mi hai fatto venire qui?

                                               PHILIPPE

Solo per averti vicino.

Tenta di baciarla con dolcezza, ma lei è di marmo.

                                               SYLV IA                 

È tardi Philippe, è tardi per tutto questo…

                                               PHILIPPE

Parlare può aiutare entrambi.

Sylvia si stacca con forza.

                                               SYLV IA                 

Abbiamo già detto che è meglio non farlo… Per nessuno di noi due

Philippe reagisce con forza.

                                               PHILIPPE

Può essere giusto a volte non sapere nulla di quanto è avvenuto prima, se tutto questo però avesse un senso e riuscisse a farci sentire più liberi … ma non è così fra noi, Sylvia…

                                                SYLV IA                 

Credi che diverrebbe tutto diverso, soltanto con delle parole? raccontando la nostra vita?

                                               PHILIPPE

Ma non ti accorgi che oggi è difficile stare insieme? I pochi momenti che abbiamo per noi sono sempre pieni di silenzi, di segreti, di strane reticenze…

                                               SYLV IA                 

Voglio tornare a casa.

Si avvia alla porta poi si gira.

Puoi risolvere facilmente il tuo problema… Non cercarmi più.

Sylvia esce dal soggiorno. Philippe rimane un attimo fermo poi la segue spegnendo la luce: la stanza piomba nel buio.

 

                                     CAMERINO BLUE NOTE Interno notte

La porta di un camerino. F.C. si sente la musica proveniente dalla sala. Philippe bussa alla porta.

                                              SOLEDAD (off)

Chi è?

                                               PHILIPPE

Sono Philippe Dussart…Gal le ha parlato di me.

                                              SOLEDAD (off)

Avanti …

Philippe entra nel camerino

Vengo subito …

La voce è calda flautata. Philippe, entrando, si accorge che proviene da dietro un paravento altissimo che divide in due il camerino. Si siede su uno sgabello davanti alla piccola specchiera circondata da lampadine e tira fuori un pacchetto di sigarette.

                                               SOLEDAD (off)

Perché sta cercando henri?

                                               PHILIPPE

Credo che sia venuto varie volte a casa mia mentre io non c’ero…forse lei sa cosa significhi questo.

                                               SOLEDAD (off)

Lo crede o ne è certo?

Philippe fa scattare l’accendino, quello con la lettera S.

                                               SOLEDAD (off)

Che succede, ha perso la lingua?

                                               PHILIPPE

Penso di avere qualcosa che appartiene a lei… In quel momento il paravento viene spostato e, sotto gli occhi esterrefatti di Philippe, appare un gorilla, che parla con la voce flautata che abbiamo       ascoltato finora.

                                               SOLEDAD

Mi scusi per il trucco ma non è un’idea mia. Il gorilla porge a Philippe una zampa, presentandosi. Soledad…

Philippe mostra l’accendino sul palmo della mano.

                                               PHILIPPE

Questo dovrebbe essere suo.

La zampa del gorilla lo afferra al volo.

                                               SOLEDAD

Dove lo ha preso?

                                               PHILIPPE

Lo ha lasciato henri a casa mia. O forse lo ha lasciato lei stessa, Soledad, quando è venuta con Henri.

Philippe aspetta il momento che la ragazza si toglierà la maschera. Soledad si libera della testa pelosa e mostra il suo volto. È una bella ragazza, molto giovane e nera di pelle. Che lo guarda stupita.

                                               SOLEDAD

Sono tornata oggi a Ginevra e non ho avuto mai il piacere di entrare a casa sua, signor Dussart.

Philippe la guarda, fra il deluso e il divertito: certamente non è lei la donna dai capelli biondi.

Perché sorride? Non le piace il mio colore?

                                               PHILIPPE

Lei è molto bella.

                                               SOLEDAD

Lo dicono sempre quando tolgo la maschera… È stato Henri ad inventare questo trucco, dice che agli uomini la favola della bella e della bestia piacerà sempre.

                                               PHILIPPE

Se lei non era qui, non può essere stato che Henri a dimenticare l’accendino a casa mia. E vorrei sapere per quale motivo veniva da me.

                                               SOLEDAD

Cosa le è mancato, dopo queste visite?

                                               PHILIPPE

Assolutamente niente ed è questo che è strano…

                                               SOLEDAD

Pensavo di trovarlo a casa, oggi … ogni tanto sparisce ma di solito mi lascia un messaggio

                                      da qualche parte, stavolta niente e nessuno lo

                                      ha più visto, da una settimana.

A Philippe la ragazza è simpatica ed in qualche modo si sente responsabile del suo dolore.

                                               PHILIPPE

Che cosa stava facendo Henri, prima che lei partisse? doveva avere fra le mani qualcosa…

 

Soledad esita poi parla.

 

                                               SOLEDAD

Lavorava per conto di un tale e diceva che era il lavoro più strano che avesse mai fatto.

                                               PHILIPPE

Di cosa si trattava?

                                               SOLEDAD

Non lo so, henri diceva solo che somigliava al lavoro di un attore, è come interpretare un personaggio ripeteva…

                                               PHILIPPE

Non è molto …

 

Lei si avvicina a Philippe, sfiorandolo con le sue assurde zampe da scimmia.

 

                                               SOLEDAD

 Se lei sa qualcosa, le lo dica, signor Dussart…

                                      Henri è il mio uomo, a me interessa soltanto

                                      Questo.

Philippe è turbato dalle parole della ragazza.

                                               PHILIPPE

Mi dispiace, ma non posso aiutarla… soltanto lei può farlo: chi è l’uomo per cui Henri lavorava?

 

Soledad non risponde, Philippe continua.

 

È Buache?

                                               SOLEDAD

Ne sa tante di cose lei, però Buache è solo un ricettatore.

                                               PHILIPPE

È sicuro che non c’entri in questa storia?

                                               SOLEDAD

Ad henri non piace parlare del suo lavoro, forse perché a me non piace il suo lavoro. Ma credo di aver capito una cosa, questa volta: eanche henri conosce l’uomo per cui lavora…  come si siano messi in contatto non lo so.

                                               PHILIPPE

Forse lo cercherà…non vedendo henri lo cercherà verrà da lei, soledad…deve avvisarmi, io ho assolutamente bisogno di sapere chi è quest’uomo.    E mettermi in contatto con lui.

Il suono di un campanello elettrico.

                                               SOLEDAD

Devo fare il mio numero, King Kong è chiamato in scena.

 

Riprende la testa da gorilla, fa per infilarla, poi si ferma guardandolo ancora una volta.

 

 Spero che Henri torni e che lei sia stato sincero… Se dovessi scoprire che lei mi ha mentito, verrei io a cercarla questa volta.

 

E fa scomparire il suo nero e bellissimo viso nella testa del gorilla.

Poi controlla la sua immagine nello specchio che ha tre facce.

Sul PP delle tre facce del gorilla

Stacco su

                                      UFFICIO PHILIPPE –Interno giorno

Philippe è seduto dietro la sua scrivania sta provando a telefonare: sentiamo che fa squillare a lungo il telefono ma nessuno, dall’altra parte, risponde. Philippe riattacca: il suo volto esprime delusione, preoccupazione. Si alza: il suo studio è diverso da come lo abbiamo visto finora, essendoci la confusione tipica di un lavoro in pieno svolgimento. Sulla parete sono appesi il manifesto dell’uomo solo in casa, le fotografie scelte da Philippe fra quelle scattate da Catherine, altri bozzetti e prove soprattutto di vari slogan. Philippe sta appendendo su un pannello delle foto poi esamina alcuni bozzetti con il suo slogan: NON SIATE ESTRANEI IN CASA VOSTRA” scritto in caratteri diversi, alla fine ne sceglie uno e lo appende, vicino al manifesto con il disegno. Sta componendo su di un pannello tutto il materiale definitivo. Sono passati pochi attimi, ma Philippe guarda l’ora, si avvicina alla scrivania, parla attraverso l’interfono con la sua segretaria.

 

                                               PHILIPPE

Richiami quel numero, per favore.

                                               VOCE SEGRETARIA

Ho provato prima, non risponde mai nessuno.

                                               PHILIPPE

Provi ancora.

 

Philippe rimane fermo vicino al telefono guadando fissamente il manifesto con il disegno dell’uomo sul quale incombe la casa.

 

Dall’interfono                           VOCE SEGRETARIA

È in linea, signor Dussart…

 

Philippe si affretta a prendere il telefono.

 

                                             PHILIPPE

Pronto, Sylvia…

                                      CASA SYLVIA Interno giorno (ALTERNATA SCENA PRECEDENTE)

PP. della madre di Sylvia.

                                               MADRE SYLVIA

Sono sempre io, signor dussart…

 

Philippe è deluso.

 

                                               PHILIPPE

Mi scusi signora Predal, è tornata Sylvia?

                                               MADRE SYLVIA

No, ancora no…

                                               PHILIPPE

Sa dove sia andata?

                                               MADRE SYLVIA

Io non chiedo mai nulla a mia figlia, lei è in grado di decidere da sola.

 

La m.d.p. panoramica dal viso della madre a quello di Sylvia seduta, nell’ombra della stanza, con il viso stanco e triste.

 

…se lei vuole richiamare lo faccia pure, ma temo che sia inutile.

                                               PHILIPPE

È stata Sylvia a dirle di parlarmi così? O è una sua iniziativa?

                                               MADRE SYLVIA

Se fosse per me, lei non sarebbe mai entrato in questa casa. Sylvia non vuole più vederla, signor Dussart, e mi creda sono le sue parole, non le mie. Non vuole più vederla.

 

Su queste parole inquadriamo il viso di Sylvia, immobile.

Lentamente la madre riabbassa il ricevitore guardando la figlia senza parlare. La stanza ora sembra ancora più tetra, sembra ancora di più una tomba.

 

                                      UFFICIO PHILIPPE – Interno giorno

Philippe ancora seduto alla sua scrivania, il telefono vicino, lo sguardo perduto nel vuoto. Ora è disperatamente convinto che sia proprio Sylvia la donna dai capelli biondi.

La porta si apre ed entra Catherine.

 

                                               CATHERINE

Pensi di rimanere qui tutto il giorno, senza mangiare?

 

Philippe solleva lo sguardo e Catherine comprende il suo stato d’animo.

 

Vuoi che ti lasci solo?

                                               PHILIPPE

No…

                                               CATHERINE

È lei, vero?ora non hai più dubbi. È così?

 

Philippe si alza.

 

                                               PHILIPPE

Dove andiamo a mangiare?

Stupita                                     CATHERINE

Al solito posto…ci vai da anni, a quest’ora.

                                               PHILIPPE

Mi sono stancato di andarci e si mangia anche molto male.

 

Philippe si mette la giacca ed esce, seguito da Catherine.

 

                                     STRADE GINEVRA – esterno giorno

Philippe e Catherine escono da un ristorante che si trova al centro di Ginevra. Camminano per un attimo, in silenzio. Philippe sembra ancora triste, nervoso.

 

                                               CATHERINE

Non sei stato una piacevole compagnia a colazione.

                                               PHILIPPE

Non ho molta voglia di parlare, oggi.

                                               CATHERINE

Potevi dirmelo che preferivi rimanere solo.

                                               PHILIPPE

No, non è vero è soltanto che non sono molto allegro oggi… succede no?

 

Catherine lo guarda: Philippe continua a camminare ed improvvisamente si ferma, guardando dall’altra parte della strada: sull’ altro marciapiede è fermo l’uomo dai capelli grigi, l’uomo dell’aeroporto. Philippe lo fissa con curiosità, l’uomo sta osservando qualcuno o qualcosa che si trova sullo stesso alto della strada. Philippe segue lo sguardo dell’uomo ed, in soggettiva, vediamo una donna entrare in un taxi che subito riparte. La donna, in un’apparizione rapida come un lampo, è Sylvia. Philippe è colpito da quest’immagine: la storia dell’aeroporto era completamente inventata. L’uomo conosceva Sylvia.

Adesso l’uomo dai capelli grigi comincia a muoversi. Catherine ha assistito alla scena, afferrando soltanto che la donna nel taxi era Sylvia.

 

                                               PHILIPPE

Forse è meglio che torni in ufficio.

Con decisione                          CATHERINE

Verrò con te, ormai ci sono anch’io dentro questa storia.

                                     

                                      STRADE GINEVRA – esterno giorno

Con rapide inquadrature e brevi stacchi, assistiamo all’inseguimento dell’uomo dai capelli grigi da parte di Philippe e di Catherine. L’uomo cammina senza essersi reso conto di essere seguito.

 

                                      ESTERNO CASA BUACHE Esterno giorno

L’uomo dai capelli grigi prende la strada per la casa di Buache. Catherine e Philippe si guardano: non sono sorpresi quando l’uomo entra nel portone di Buache.

Philippe si fermano ad aspettare. Non volendo rimanere allo scoperto, si guardano intorno alla ricerca di un possibile posto dove nascondersi. Vedono un negozio di fioraio proprio di fronte al portone di Buache. Entrano mentre la m.d.p. panoramica ad inquadrare le finestre dell’appartamento di Buache: in netto contrasto con tutte le altre finestre del palazzo, spalancate o socchiuse, le persiane di Buache sono ermeticamente chiusa, sbarrate, per proteggere la disperata esigenza di caldo dell’uomo.

 

                                      CASA SYLVIA. Interno giorno

Con un lento carrello in avanti, inquadrando l’ambiente in modo che risulti ossessivo ed angoscioso, scopriamo Sylvia e la madre. Fra loro, una tensione ancora più forte, un’esasperata disperazione.

 

                                               MADRE SYLVIA

È una somma troppo forte, non ho tutto questo denaro.

                                               SYLVIA

Ne ho bisogno, devo assolutamente trovarlo al più presto.

                                               MADRE SYLVIA

Hai i tuoi gioielli, il tuo conto in banca… Perché ti rivolgi a me?

 

Quasi senza forza, parlando come si parla soltanto con i bambini e con i vecchi.

 

                                               SYLVIA

Che cosa credi sia andato a fare a Monaco? Ho venduto tutto quello che avevo, mamma.

                                               MADRE SYLVIA

I tuoi gioielli sono qui, in questa casa…

                                               SYLVIA

Non ci sono più, ho pagato con quelli la prima volta.

La madre sembra capire soltanto ora.

                                               MADRE SYLVIA

Pagato? Cosa, un ricatto? E non mi hai detto nulla finora?

                                               SYLVIA

Speravo di risolvere la cosa da sola.

                                               MADRE SYLVIA

 Quanto?

                                               SYLVIA

Duecentomila franchi.

                                               MADRE SYLVIA

Ma forse non hanno nulla in mano, è soltanto un bluff.

                                               SYLVIA

L’ho creduto anch’io, ora sono sicura di no.

                                               MADRE SYLVIA

Non possiamo pagare una cifra simile, sarebbe la rovina.

 

Di passi sopra di loro, rumori lontani che vengono dal piano superiore.

 

                                               SYLVIA

Sarebbe comunque la rovina, così possiamo sperare di farcela.

                                               MADRE SYLVIA

Dovevi dirmelo prima; avremmo affrontato insieme questa gente.

                                               SYLVIA

Volevo che per te tutto continuasse come prima, avevi bisogno di stare in pace, di dimenticare… ora anche riuscendo a superare questo momento, avremo sempre paura che dopo questo venga un altro e poi un altro ancora a chiederci di pagare il conto… un conto che noi saremo costretti a pagare sempre.

                                               MADRE SYLVIA

Quando uno sceglie non può avere pentimenti

                                               SYLVIA

Già, è proprio quello il problema, le colpe devono essere sempre pagate…anche quelle degli altri, dopo un momento di pausa.

Ma non in questo modo, così è sporco, troppo poco…e poi si paga solo con il denaro. Si è parlato sempre di coraggio, di nobili sentimenti in questa casa ma erano solo parole, slogan idealistici da dare in pasto ad imbecilli pronti a berle.

                                               MADRE SYLVIA

Non puoi parlare così di chi ha combattuto per tutta la vita in nome delle sue idee.

                                               SYLVIA

Fino all’ultimo doveva essere coerente allora, anche di fronte alla sconfitta…ammettendo la propria follia ed accettando di pagare… non si parla d’eroismo, di sacri ideali, e poi si sfugge, nascondendosi e lasciando gli altri a pagare ora siamo noi a continuare l’errore pagano il ricatto …una catena senza fine.

 

                                      ESTERNO CASA BUACHE Esterno giorno

Philippe e Catherine sono ancora nel negozio di fiori. Guardano verso le finestre, sempre chiuse, di Buache e poi verso il portone.

 

                                               CATHERINE

Ma vuoi aspettare ancora? è assurdo…

                                               PHILIPPE

Devo aspettare che esca…voglio parlare con Buache appena quell’uomo è andato via. Soltanto con la sorpresa posso sperare di farlo parlare… Buache deve sapere molte cose.

 

Il negozio di fiori è visto dall’alto, come in soggettiva da qualcuno che ritrova nell’appartamento di Buache.  Una delle persiane è aperta da una mano: dietro il vetro del negozio si vede chiaramente la figura di Philippe.

 

In C.L. la strada quasi vuota ed il portone da dove non esce nessuno.

 

Nel neozio Catherine si è seduta in paziente attesa. Philippe si affaccia a guardare verso il portone, poi guarda in alto, rientra nel negozio ma di scatto, colpito da qualcosa, torna intero per guardare di nuovo verso le finestre dell’appartamento di Buache: ora le persiane sono aperte, tutte le finestre sono spalancate. Philippe guarda quella casa di nuovo e capisce. In modo concitato dice a Catherine:

 

                                               PHILIPPE

Aspettami, non ti muovere da qui …

 

Esce dal negozio correndo verso il portone di Buache.

 

                 SCALE ED APPARTAMENTO BUACHE Interno giorno

Philippe corre su per le scale di Buache, arriva davanti alla porta, questa è chiusa. Philippe suona il campanello ma questo non funzione. Allora si getta contro la porta cercando di buttarla giù. Dopo qualche tentativo, vi riesce. Appena entra, la prima cosa che vede è che tutte le stufe, sia quelle elettriche sia le altre, sono spente, nella casa si respira un’aria normale non il caldo torrido necessario a Buache, un paio di vetrine che abbiamo viste l’altra volta nel corridoio sono disordinatamente svuotate. Philippe si precipita nell’altra stanza cercando buache; questi è seduto nella sua carrozzella vicino ad una finestra aperta dalla quale entra un leggero vento che smuove le tende. Philippe lo chiama avvicinandosi. Gira la carrozzella verso di sé e verso di noi. Buache ha il capo reclinato, il viso stravolto da una smorfia di dolore, le braccia senza più forza, nel movimento pendono a terra. Philippe si china su di lui ma senza speranza: Buache è morto.

Rumore di passi.

Philippe guarda verso la porta, sulla quale appare Catherine.

 

                                               PHILIPPE

È morto.

 

Catherine guarda Buache.

 

È come se lo avesse ucciso sotto i nostri occhii… lo ha stordito, poi ha spento tutte le fonti di calore ed ha aperto tutte le finestre…le orchidee muoiono senza il caldo.

                                     

                                      CASA SYLVIA. esterno giorno

La villa di Sylvia. Davanti al cancello, c’è Philippe. Suona a lungo il campanello. A lungo ma invano. Allora Philippe scavalca il cancello, sala nel giardino, arriva davanti alla porta d’ingresso. Comincia a bussare con violenza, chiamando a voce alta:

 

                                               PHILIPPE

Sylvia! Sylvia! Aprimi, lo so che sei in casa.

 

Soltanto silenzio. Philippe gira intorno alla casa, controlla le finestre per vedere se può entrare da una di quelle. Dopo qualche tentativo fallito, ne trova una che forzandola si apre. Sta per entrare quando la voce di Sylvia lo ferma.

 

                                               SYLVIA

È inutile che entri …sono qui.

Philippe si gira, Sylvia e uscita dalla casa ed è lì nel parco. Philippe le va vicino.

                                               PHILIPPE

Non puoi continuare a nasconderti, anche con me.

                                               SYLVIA        

Sei forse diverso, Philippe? Diverso dagli altri?

                                               PHILIPPE

Ti devo parlare.

                                               SYLVIA

Va bene, ti ascolto.

Philippe – il suo comportamento in questa scena è completamente opposto a quello finora visto – la prende per un braccio, quasi trascinandola via.

                                               PHILIPPE

Sì ma non qui…odio questo posto e tutto quello che rappresenta.

Philippe e Sylvia escono dal cancello mentre la m.d.p. panoramica ad inquadrare la madre, ferma sulla porta, impenetrabile e ferma come una statua. O una morta.

 

                                      AGENZIA VIAGGI Interno giorno

Un impiegato dietro il banco.

                                      IMPIEGATO

Godemborg?

Catherine è di fronte a lui.

                                               CATHERINE

È vicino Monaco di Baviera…vorrei sapere il modo più rapido per arrivarci… Consultando un registro.

                                            IMPIEGATO

Fino a monaco con l’aereo e ce ne sarebbe uno fra due ore

                                               CATHERINE

Mi prenoti il posto allora.

                                               IMPIEGATO

Da Monaco a Godemborg dovrebbe esserci un servizio di autobus. Se vuole telefono a Monaco per essere sicuro e per prenotare l’albergo per questa notte.

                                              CATHERINE

Faccia quello che vuole, purché domani io sia a Godemborg domani mattina.

Sul PP di Catherine

Stacco su:

                                      GRUYERE Esterno giorno

L’auto di Philippe si ferma sulla piazza del paese di Gruyere. Philippe e Sylvia scendono, attraversano il paese, avviandosi verso la terrazza di uno chalet. Come nella scena precedente, Philippe sembra deciso ad andare in fondo senza più timori, con una forza ed una decisione inusitata per lui. Sylvia sembra quasi lentamente rinchiudersi in un silenzio pieno di paure, nell’atteggiamento dei primi loro incontri. Il momento magico del loro amore è finito.

Durante il percorso:                  PHILIPPE

Mi sembrava che i segni della sua presenza fossero dei messaggi per me…aspettavo ogni giorno di trovarne altri nella speranza di tornare a casa un giorno e trovare lei che mi stava aspettando… era una figura strana, misteriosa che mi affascinava, mi faceva anche paura come tutte le cose che non conosciamo …paura perché non capivo il motivo del suo venire a casa mia…

Durante il lungo ed agitato monologo di Philippe, Sylvia non risponde mai, sembra anche lei diventata di pietra come la madre.

…di lei conoscevo soltanto la sua figura, i suoi lunghi capelli biondi…era come un fantasma… Ma una mattina, di colpo, tutto è diventato drammaticamente reale: un uomo era nella mia casa, ucciso da un colpo di tagliacarte ala gola… un uomo che io non conoscevo che non avevo mai visto. Sapevo una sola cosa: era stata la donna dai capelli biondi ad ucciderlo.

 

                           TERRAZZA CHALET GRUYERE. Esterno giorno

Sylvia e Philippe sono entrati nello chalet e stanno prendendo posto sulla terrazza.

 

Li vediamo sedersi ad un tavolo ma non più in ripresa oggettiva ma in soggettiva attraverso la lente di un cannocchiale, un cannocchiale applicato ad un fucile di precisione.

PP di Philippe.

                                               PHILIPPE

Ma perché in casa mia? La donna mi conosceva ed aveva fatto tutto questo per compromettermi con la polizia… era l’idea più logica che potessi avere, ma era sbagliata: la donna non mi conosceva e questo rendeva ancora tutto più assurdo. Non potevo fare altro che cercarla, soprattutto per sapere perché aveva scelto me, la mia casa per uccidere…

Vediamo Philippe e Sylvia a volte ripresi dalla m.d.p. dalla terrazza, a volte inquadrati attraverso la lente del fucile, che passa dall’uno all’altra, come per prendere la mira.

Questo incubo finì, quando compresi che era l’uomo a venire a casa mia, a portarci la donna. Mi sentii liberato scoprendo questo, liberato dal legame irrazionale e misterioso che mi legava a lei. Quando ti ho incontrato ho sperato come un pazzo che non fossi tu, anche se tutto sembrava dimostrarlo: la somiglianza con le foto scattate in casa mia, i tuoi occhiali, la cintura… ma io non volevo che fossi tu, Sylvia, e per avere questa certezza non ho potuto fare altro che portarti a casa  mia… Il tuo terrore nel vedere quella casa, la paura che avevi di me, pensando ad un mio legame con l’uomo che ti portava lì, dovevano convincermi che la donna dai capelli biondi eri tu…ho tentato ancora d’illudermi… Ho cercato altre strade, altre donne ma ora sono sicuro che sei tu

PP di Sylvia attraverso la lente che poi si sposta ad inquadrare Philippe.

                                               PHILIPPE

Perché lo hai ucciso, Sylvia? Quel è il tuo segreto? Deve esserci un segreto per vivere come fai tu nascosta in quella casa… per avere sempre la paura negli occhi

Il viso di Sylvia.

Philippe, vicino a lei, le prende le mani, le parla con amore, con un folle irrazionale sentimento d’amore.

Parla, Sylvia, parla… con me puoi farlo… devi liberarti da questo peso che ti sta uccidendo lentamente …

Un colpo: il rumore di un vetro che va in frantumi. Il bicchiere che si trova i corpi vicini di Sylvia e di Philippe, è colpito dal proiettile sparato dal fucile.

Sul dettaglio del bicchiere che al rallentatore va in frantumi e sui visi sorpresi spaventati di Philippe e di Sylvia

                     

FINE DELLA TERZA PUNTATA

30 secondi di SIGLA

Altro pezzetto di SIGLA

Blue Shadow / Tema di Silvia

Berto Pisano e la sua Orchestra