Guadagnata l'attenzione del pubblico grazie alla retrospettiva sul cinema di genere italiano dell'ultima mostra del cinema di Venezia dopo che per anni gli esponenti della critica più o meno fanzinara avevano perorato la causa con imperterrita abnegazione, il nome di Fernando di Leo, pioniere e maggiore esponente del noir italiano, pare cominciare a trovare consensi anche presso la critica accademica che aveva assimilato i lavori del regista pugliese al bistrattato filone dei “poliziotteschi”. Sembrano dunque aprirsi le porte per la riscoperta della poetica amara e disincantata di Di Leo (che, per la cronaca, non ha diretto solo noir, ma anche diversi erotici che portano, inconfondibile, la sua impronta), che trova la propria migliore espressione in un trittico di lavori imparentati tra loro dal legame, più o meno forte a seconda dei casi, con la letteratura del maestro Giorgio Scerbanenco. I ragazzi del massacro, Milano calibro 9, La mala ordina costituiscono una trilogia (spuria, in verità, visto che, sebbene non tratto da Scerbanenco, anche Il boss avrebbe diritto a essere citato) che, pur ponendo le fondamenta in tutto e per tutto nell'autarchia visiva e stilistica del regista, non può in alcun modo dirsi slegata dall'approccio scerbanenchiano alla materia del noir. Non si tratta solo della sostanziale aderenza delle sceneggiature agli scritti del romanziere italo-russo (Milano calibro 9 e La mala ordina sono sostanzialmente frutto di un rimpasto di diversi racconti, mentre I ragazzi del massacro ha per soggetto un romanzo dello scrittore), ma piuttosto di un comune sentire che pare scorrere tra i fotogrammi e la pagina scritta. La stessa rabbia impotente e un po' cinica nel descrivere un' “immondizia umana”, come definirà Duca Lamberti gli studenti della classe de I ragazzi del massacro, la stessa voglia di non perdonare che sembra destinata a cedere il passo alla commiserazione, lo stesso uso di un chiaroscuro sinistro nel tratteggiare ogni personaggio. Da queste premesse nasce I ragazzi del massacro, film molto importante e molto poco visto prima di questa lussuosa edizione made in Raro/Nocturno Video, che inaugura il sodalizio (assolutamente virtuale, dal momento che i due non si sono mai incontrati) tra di Leo e Scerbanenco. Pellicola cruda, crudissima se si pensa che siamo nel 1969, che sintetizza nei tre minuti scarsi della sequenza dei titoli di testa quella volontà di mostrare, di non tacere alcun particolare, di non perdonare nessuno, che è alla base del film. I titoli scorrono e una banda di bestie feroci travestite da uomini si accanisce su di una donna; la sequenza è al contempo onirica e brutale, quasi fosse concesso allo spettatore di vivere lo stato di alterazione alcoolica dei ragazzi attraverso il movimento scomposto e ingombrante, invasivo della macchina da presa. Da qui si dipana la storia. Dalla consapevolezza che qualcosa di orrendo è stato commesso, dall'immagine del corpo martoriato della maestra buttato sulla cattedra, si snoda un racconto che ha la forza del giallo sociale pur evitandone le schematizzazioni. Il Duca Lamberti interpretato da Pier Paolo Capponi ha la stessa durezza di quello “di carta”, lo stessa disillusione; i ragazzi (pare che alcuni di loro provenissero davvero da un riformatorio), hanno quell'ingenuità crudele che li rende intollerabilmente colpevoli davanti agli occhi di Di Leo, lontani più che mai dalla possibilità di una redenzione. Il film soffre forse di qualche lungaggine, ma il coraggio che connota le scelte registiche e narrative di Di Leo basta da solo a superare qualsiasi perplessità si possa nutrire sull'effettiva resa finale della pellicola. Il DVD non delude tecnicamente, presentando audio e video di buon livello (compatibilmente con l'età del film, ovviamente) e una sezione di extra che trova il suo punto di forza in un bel documentario sul film realizzato dallo staff di Nocturno cinema. Un film da riscoprire, un film che insieme allo splendido terzetto costituito da Milano calibro 9, La mala ordina e Il Boss costituisce il nucleo fondamentale della cinematografia noir di un grande regista.

Extra

Documentario: “Quei bravi ragazzi” - Documentario: “Fernando di Leo alla Cinemateque Française - Galleria fotografica - Biografia e filmografia del regista