LAGO GINEVRA Esterno notte

Le nere acque del lago. Un lento carrello indietro a scoprire sulle rive del lago, nel posto vicino l’imbarcadero dove Philippe ha gettato il corpo dell’uomo, Philippe e Catherine, mentre sentiamo le parole dell’uomo.

 

                                               PHILIPPE

Henri  Cravenne è qui.

 

PP di Catherine che lo guarda colpita. Philippe parla senza guardarla come se temesse il suo sguardo.

 

                                               PHILIPPE

Non sono stato io ad ucciderlo… quando lo ho trovato a casa mia era già morto.

                                               CATHERINE

Perché quel commissario è venuto da te?

                                               PHILIPPE

Una telefonata anonima, diceva che in casa mia c’era un uomo ferito o morto …. Una telefonata fatta da una donna.

                                               CATHERINE

E la polizia è venuta da te, tu hai avuto paura e non hai parlato.

                                               PHILIPPE

Sì, ho avuto paura, non avrebbero creduto alla mia innocenza. Ho nascosto il corpo e poi di notte lo ho portato qui. Non mi credi, vero?

                                               CATHERINE

Ecco la ragione di quei strani acquisti.

 

Philippe la guarda sorpresa.

 

Non ti ho seguito, ti ho visto per caso…quando sono venuta da te, tu non mi aperto ma io sapevo che eri in casa.

                                               PHILIPPE

Non potevo fare altro che disfarmi del corpo.

                                               CATHERINE

Avresti dovuto parlare con la polizia, tu non sapevi neppure chi fosse l’uomo …lo hai scoperto solo adesso.

                                               PHILIPPE

Perché è stato ucciso a casa mia? E se esistesse un legame fra me e questa storia?

                                               CATHERINE

Stai parlando della donna…

 

Ha un attimo d’esitazione poi decide di mentire.

 

                                               PHILIPPE

Non l’ho mai vista… di lei ho solo le due fotografie. Ma devo trovarla per comprendere perché veniva in casa mia, perché vi portava…

 

Guarda le acque del lago.

 

Henri  Cravenne.

                                               CATHERINE

Credi che sia Gal?

                                               PHILIPPE

Non mi ha riconosciuto, da come mi guardava sembrava che non mi avesse mai visto.

                                               CATHERINE

Potrebbe essere molto brava a fingere.

                                               PHILIPPE

Perché allora parlare subito di Cravenne? No, gli ha prestato l’auto ed io ho sbagliato a credere che questa fosse della donna, con quell’automobile era Cravenne a venire da me.

                                               CATHERINE

Così della donna non hai più alcuna traccia, tranne le foto …

                                               PHILIPPE

Quello che mi sconcerta è perché ha telefonato alla polizia…se è stata lei ad uccidere, perché poi preoccuparsi di avvisare l’ospedale, come per tentare di salvarlo?

                                               CATHERINE

Non aveva nulla da temere, nei guai avrebbe messo te.

                                               PHILIPPE

Ma perché me? Mi conosce, mi odia, vuole vendicarsi di qualcosa? Io sono sicuro di non conoscerla

                                               CATHERINE

Un legame deve esserci, hai ragione tu, dobbiamo trovarla.

                                               PHILIPPE

Catherine, non voglio che tu finisca in questa storia.

                                               CATHERINE

Sono io a desiderarlo, sempre che tu voglia ancora avermi vicino.

 

Le due figure vicine, in C.L., sullo sfondo scuro e tenebroso del lago.

 

UFFICIO PIERRE Interno giorno

Pierre è seduto alla sua scrivania, Philippe è in piedi di fronte a lui.

 

                                               PIERRE

Credevo che si trattasse di una crisi temporanea, il tuo atteggiamento invece rasenta la follia oppure hai in testa qualcosa di particolare.

                                               PHILIPPE

Credi che stia tramando di abbandonare la Dubois e passare alla concorrenza?

                                               PIERRE

Il tuo genio creativo ha bisogno di libertà ma questa è decisamente troppo.

                                               PHILIPPE

Cerca di capirmi e di aiutarmi come sempre, Pierre.

                                               PIERRE

Potrei farlo, se sapessi almeno che cosa sta accadendo.

                                               PHILIPPE

Ho bisogno d’informazioni su un uomo…un certo Henri Cravenne.

                                               PIERRE

Informazioni dalla polizia?

                                               PHILIPPE

Non so se sia schedato o no, ma non è in quella direzione che dovresti agire…è uno che si arrangia, quindi è facile che sia anche un ladro.

                                               PIERRE

Dietro un ladro c’è sempre un ricettatore.

                                               PHILIPPE

Appunto, tu conosci sempre quel tizio, quello che sa tutto su dove passa la merce rubata?

                                               PIERRE

Sì, lo conosco ancora

 

Prende la penna e scrive.

 

Henri  Cravenne hai detto? Altri elementi?

                                               PHILIPPE

Non conosco altro che il nome.

                                               PIERRE

Posso anche chiederti perché ti interessa o devo limitarmi ad eseguire, ignorando i motivi?

                                               PHILIPPE

Devi limitarti ad eseguire.

                                               PIERRE

Se sei rimasto incastrato in qualche gioco, io posso tentare di tirarti fuori ma devo sapere a che cosa vado incontro.

                                               PHILIPPE

Non t’immischierei mai in faccende poco pulite, voglio soltanto sapere chi era e cosa faceva esattamente quest’uomo.

                                               PIERRE

Perché hai detto chi era?

 

Rendendosi conto solo adesso dell’errore, reagisce per superare l’ostacolo.

 

                                               PHILIPPE

Sei uno strano amico, parli sempre di aiutarmi e poi m’interroghi come se fossi un poliziotto.

                                               PIERRE

L’attacco è sempre la migliore difesa, vero? Soprattutto quando non si vuole dire niente. Farò come vuoi tu, ancora una volta. Però adesso vai di là a vedere i bozzetti, stiamo aspettando te sottoporre l’idea alla Privacy. O non avevi intenzione di fermarti?

                                               PHILIPPE

Dipende da te, appena mi darai quella informazione andrò via dall’ufficio.

                                               PIERRE

Potrei anche barare e dartele questa sera, ma non lo farò…non so in quale trappola tu sia caduto, ma sono sicuro che  si tratti di una trappola.

 

Philippe continua a stare zitto. Pierre vede che non c’è proprio alcuna possibilità di farlo parlare.

 

Comunque spero di poterti dire qualcosa fra due o tre ore e spero anche di non pentirmene.

                                     

SCALE E APPARTAMENTO BUACHE interno giorno

Philippe, fermo davanti ad una porta, cerca di dominare l’indefinito senso di paura che il posto gli ispira: scale buie, squallide, un senso di miseria. Si guarda alla spalle per vedere se qualcuno lo sta osservando e poi bussa forte con le mani.

Dall’interno gli risponde un cigolio indistinto, che si fa sempre più vicino. Poi la porta si apre per metà ed appare un vecchio seduto su una cigolante sedia a rotelle.

Philippe non fa in tempo a dire niente perché il vecchio si rivolge a lui, con una voce brusca ed autoritaria.

 

                                               BUACHE

Venga dentro, presto.

 

Philippe non può fare altro che ubbidire. Il vecchio allunga un bastone con la punta di ferro e chiude la porta con un colpo secco.

I due sono dentro l’appartamento, uno di fronte all’altro e sembrano studiarsi. Philippe si accorge che il vecchio è vestito in modo quanto meno insolito: oltre ad avere una pesante giacca da camera, è avvolto completamente da un plaid ed in testa ha un passamontagna. Le mani sono protette da guanti. Alle sue spalle, Philippe vede un lungo corridoio in penombra, alle cui pareti sono appese delle enormi bacheche a vetri, nelle quali s’intravedono oggetti d’ogni genere: quadri, gioielli, sopramobili, ecc. Fra una bacheca e l’altra si trovano, ad intervalli regolari, dei termosifoni e delle piccole stufe che tutte insieme  emanano un calore intollerabile.

Il vecchio gira la carrozzella e precede Philippe lungo il corridoio.

 

                                              BUACHE                        

Venga, là c’è lo spiffero della porta.

 

Sotto la luce incerta di una lampada, il vecchio gira nuovamente la carrozzella e si rimette di fronte a Philippe. Ora sul volto grinzoso è apparso un sorriso duro ed aggressivo che contrasta con il suo aspetto da invalido.

                                               BUACHE

Che cosa vuole?

                                               PHILIPPE

Ho avuto il suo indirizzo da Henri Cravenne, signor Buache.

 

Philippe ha quasi sillabato il nome di Cravenne osservando attentamente l’espressione del vecchio, questi si limita a sogghignare.

 

                                               BUACHE

N’entra tanta di gente in questo posto. È venuto ad impegnare qualcosa o ha bisogno di un prestito?

 

Philippe esita un attimo poi decide di rischiare.

 

                                               PHILIPPE

No, sono venuto a riscattare qualcosa di Henri.

 

Il vecchio continua a sogghignare trovando un misterioso lato divertente in Philippe e nelle sue parole.

 

                                               BUACHE

Perché non si è presentato lui stesso?

                                               PHILIPPE

Affari, ad Henri capita spesso di allontanarsi.

                                               BUACHE

Ma torna sempre qui…gli affari buoni li combina soltanto con me…in questo momento ho una sola cosa sua… ma è molto cara, glielo avrà detto.

 

Gira la carrozzella e, manovrando con incredibile abilità la manopola, si sposta lungo il corridoio. Philippe lo segue. Il calore intollerabile che regna nell’ambiente ha cominciato a fare il suo effetto, facendo del volto di Philippe una maschera di sudore. Lui si allenta la cravatta, sbottona i bottoni della camicia e si sfila la giacca. Buache intanto si è fermato davanti ad una delle bacheche e si volta verso Philippe.

 

È insopportabile questo caldo, vero? Nessuno riesce a resistere più di qualche minuto…per me invece è la vita. In america latina c’è un animaletto, una specie di piccola zanzara che si diverte a pizzicare la gente… basta una piccola puntura, roba da non accorgersene nemmeno,

ed uno, nel giro di una settimana, si ritrova col sangue completamente infettato, marcio … c’è un solo modo per non farlo marcire del tutto: il calore. Altissimo, continuo, insopportabile per una persona normale. Gli indigeni chiamano questa malattia “ la maledizione dell’orchidea” perché chi ce l’ha diventa come un fiore tropicale: senza caldo muore.

 

Buache conclude le sue parole con una risatina agghiacciante. Poi diventa improvvisamente serio ed apre la bacheca che ha davanti. Fra le sue mani inguantate è comparsa, come per incanto, una piccola collana.

 

Un bell’oggetto, di classe, lavorazione d’alta scuola… Io me ne intendo. I gioielli non sono soltanto lavoro per me ma il profumo della vita, l’unico piacere rimastomi.

 

Philippe la prende e la osserva a lungo, durante le battute di Buache. Appeso alla collana, un cammeo, dove è disegnato il profilo di una donna molto giovane, un profilo che sembra essere molto simile a quello disegnato sul blocco. Buache nota l’interesse dell’uomo.

 

                                               BUACHE

Henri mi ha preso 20 mila franchi per quella lì. Se lei la vuole, me ne deve sganciare almeno 30 mila.

 

Philippe porge la collana a Buache e con un fazzoletto si asciuga il sudore che gli bagna la fronte.

 

                                               PHILIPPE

Quando l’ha portata Henri ?

                                               BUACHE

Una settimana fa.

 

C’è una pausa, Philippe sembra esitare.

 

                                               PHILIPPE

Dove pensa che l’abbia rubata?

 

Gli occhi del vecchio si stringono fino a diventare due fessure. Improvvisamente alza il bastone e con un colpo bene assestato strappa a Philippe il fazzoletto dalle mani.

 

                                               BUACHE

Non mi piacciono le domande. E non mi piace neanche lei. Mi paghi e se ne vada.

 

Philippe arretra sorridendo.

 

                                               PHILIPPE

Aspetti n momento, non porto mai tanto denaro con me. Torno domani, va bene?

                                               BUACHE

No, è venuto per prenderla, ora se la porti via. A me non piace perdere tempo a vuoto.

 

Lentamente Philippe si è avvicinato verso la porta e ora si volta per vedere quanta strada gli resta da percorrere. È un attimo. Con una rapidità incredibile, l’uomo in carrozzella sfreccia lungo il corridoio e gli taglia la strada. Passandogli accanto, il vecchio si sporge e con un colpo secco e preciso mette il bastone fra le ginocchia di Philippe che, senza accorgersene, si ritrova lungo disteso sul pavimento, col viso a pochi centimetri dalla bocca rovente di una stufa a carbone.

Buache, invece, si è piazzato davanti alla porta e brandisce con aria cattiva il lungo bastone.

 

Gli affari sono affari e vanno conclusi, sempre.

 

Philippe si rialza terreo, guardando il vecchio che gli risponde con una delle sue solite risatine sogghignanti. Senza parlare, Philippe estrae dalla tasca il libretto degli assegni.

Con un carrello la m.d.p. si avvicina a Buache e arriva ad isolare il volto puro e sorridente della donna incisa sul cammeo.

 

ESTERNO CASA BUACHE Esterno notte

Catherine, nell’auto di Philippe, in attesa.

Finalmente Philippe esce dal portone, si avvicina e sale sull’auto. Catherine aspetta che lui parli, senza fare domande.

 

                                               PHILIPPE

L’indicazione di Pierre era giusta: Buache ha ammesso di conoscere Henri Cravenne, ma soltanto come sua cliente.

                                               CATHERINE

Qual’è la copertura ufficiale?

                                               PHILIPPE

Agenzia di pegni, neppure originale…

                                               CATHERINE

Hai chiesto di voler comprare i gioielli lasciati da Cravenne? Forse potevi trovare qualcosa d’utile.

 

Esita un attimo poi decide di mentire,

 

                                               PHILIPPE

Buache ha detto di non vederlo da una settimana e di non avere nulla di suo.

 

Guarda l’orologio sul cruscotto.

 

Dobbiamo muoverci altrimenti rischi di perdere il treno.

                                               CATHERINE

Non è poi così tardi

                                               PHILIPPE

Accendendo il motore dell’auto, non mi piace quel vecchio …lui e la sua casa avevano un odore di morte, un odore di fiori appassiti per sempre.

                                     

STAZIONE GINEVRA Esterno giorno

In C.L. vediamo Philippe e Catherine scendere dall’auto. Lei si carica del suo armamentario da fotografa, lui prende la borsa da viaggio ed insieme entrano nella stazione, attraversano la sala, arrivano vicino al treno. Rimangono fermi sulla banchina.

Il dialogo si svolge in parte fuori campo i parte in sincrono con la scena.

 

                                               CATHERINE

Perché hai rifiutato? Avevo chiesto io a Pierre di farti venire a Zurigo con me.

                                              PHILIPPE

Dovresti saperlo che non era possibile.

                                               CATHERINE

No, Philippe, mi dispiace ma questa volta non ti capisco: non hai nessuna ragione che t’impedisca di muoverti da Ginevra.

                                               PHILIPPE

Ormai sono legato a questa storia, è troppo tardi per fingere che non sia successo nulla.

                                               CATHERINE

Hai sbagliato tutto sin dall’inizio: dovevi parlare subito con la polizia del morto, raccontarle tutto. La tua paura è stata inutile ed ha reso tutto più complicato.

                                               PHILIPPE

Potevano anche non credermi.

                                               CATHERINE

Ma perché non avrebbero dovuto farlo? Sei un uomo pulito, senza precedenti, senza storie dietro…o forse sei un pregiudicato, uno spacciatore di droga che ha mille ragioni per temere la polizia?

                                               PHILIPPE

Forse hai ragione, Catherine, mi sento come l’uomo del mio disegno: improvvisamente tutto mi sta crollando addosso, ogni cosa mi sembra estranea, ostile.

                                               CATHERINE

Io credo che tutto questo sia una novità per te e che in un modo strano, assurdo ti piaccia… altrimenti non saprei spiegare perché ti rifiuti di liberarti di questa storia, non sarebbe difficile farlo.

                                               PHILIPPE

È possibile che io non sia capace d’avere tanta forza, potresti aver sbagliato a giudicarmi.

                                               CATHERINE

Io ti amo Philippe, del resto non m’importa molto, non so cosa tu sia veramente e non ho mai pensato di poterti giudicare, voglio averti vicino questo sì… e senza fantasmi che possano mettersi fra di noi.

                                               PHILIPPE

Gli esseri reali vincono sempre.

                                               CATHERINE

A volte sono troppo reali, troppo vicini... si possono vedere anche i difetti.

                                                PHILIPPE

Aspetterò che tu ritorni e saremo felici come lo siamo stati questi giorni.

                                               CATHERINE

Non pensare al lago…a quello che rappresenta per te ora quel posto…riuscirai a dimenticare e tutto questo ti sembrerà soltanto un sogno.                                                 

 

Durante la scena, vediamo Philippe che sembra non ascoltare catherine, si distrae nel guardare per un attimo una figura che si è vista tra la folla della stazione: una donna dai capelli lunghi e biondi.

Durante il dialogo, Flash visivi, prima brevi poi sempre più lunghi delle immagini che finora Philippe ha avuto della donna: lei che fugge dalla sua casa, scomparendo dietro l’angolo della strada, lei che sale sull’auto bianca.

Dopo l’ultima battuta di catherine, ancora il flash ossessivo della donna che si alterna con l’immagine del treno che parte ed esce dalla stazione.

Il rumore diviene sempre più lontano e scompare, mentre ancora per un attimo rimane la figura della donna bionda nel silenzio più assoluto.

 

LAGO GINEVRA E IMBARCADERO Esterno notte

Le acque nere del lago.

Philippe è fermo sulla riva (la sua auto e poco lontano), lo sguardo fisso sull’acqua, come se fosse

.morbosamente affascinato da quel segreto, dal mistero che lui soltanto conosce: cosa è racchiuso dal lago. Ancora in dettaglio il nero profondo dell’acqua: improvvisamente, un riflesso di luci rompe il buio.

La m.d.p., in soggettiva di Philippe, panoramica in alto ad inquadrare un battello illuminato, che sembra un’apparizione fantastica in un quel buio silenzio. Philippe solleva lo sguardo: il gioco delle luci colorate, i rumori pacati che vengono dal battello, una musica…

Il battello si avvicina alla riva diretto verso l’imbarcadero, passa davanti a Philippe …

Come un’apparizione, lui vede sul ponte del battello la figura di una donna dai lunghi capelli biondi. Una donna vestita di chiaro, che sta parlando con altre persone e sorride…

L’apparizione gli scorre davanti per un attimo ma è per Philippe un attimo lungo ed intenso: è lei la donna, lo avverte improvvisamente, in modo talmente forte da sembrargli quasi una sicurezza.

Il battello punta deciso verso l’imbarcadero, ne è distante pochi metri, sta per attraccare.

Philippe si avvicina all’imbarcadero, guarda ancora l’immagine che diventa sempre più a fuoco e sempre di più diviene l’immagine della donna appena intravista in casa sua.

Il battello attracca.

Philippe rimane in una zona buia, a guardare la donna che scende sul pontile, insieme con un gruppo di persone, che parlano, che ridono. Ora la vediamo, in soggettiva di Philippe, molto bene: il suo viso è dolce, anche se una leggera ombra di tristezza si avverte anche nei suoi sorrisi, nel suo atteggiamento allegro. Il gruppo con lei parla in inglese: è chiaramente una comitiva di turisti e la donna sta spiegando loro qualcosa, come se fosse la loro accompagnatrice. Dal tono più che dalle parole, si comprende che la donna li sta salutando: comunque, sia lei sia il gruppo (sono sei, sette persone) si dirigono verso le loro automobili.

Philippe la osserva ancora: adesso che la vede di profilo, è sicuro che sia lei la donna fantasma.

Lei si allontana dal pontile andando verso la sua auto.

Philippe si desta di scatto e corre a prendere la sua. Quando vi monta, le automobili della donna e le altre due dei suoi amici sono già partite.

                                     

STRADE E AUTOMOBILIE – Esterno notte

Philippe è in macchina e sta guidando a velocità sostenuta, i suoi occhi sono spalancati a scrutare il viale poco illuminato e deserto che gli scorre davanti. Dietro una curva, compaiono i puntini luminosi delle tre automobili che procedono in fila. Philippe ha un sorriso compiaciuto ed accelera, pochi secondi dopo è dietro loro, mantenendosi però ad una distanza prudenziale. Le automobili attraversano il centro illuminato della città. Con un suono di clacson, a commiato, una si stacca dal gruppo e volta a destra. Disorientato, Philippe rallenta per un attimo: da dove si trova lui non è possibile vedere chi c’è dentro. Con una smorfia di disappunto, cambia marcia e riparte all’inseguimento della altre. Questa volta, si avvicina maggiormente e quando, dopo qualche centinaio di metri, un’altra macchina si stacca dalle altre, Philippe può vedere distintamente che la donna non è a bordo.

Philippe si accoda a quella della donna. Alla luce dei fari, può osservare le spalle, la nuca, i capelli biondi mossi dal vento.

Sul volto di Philippe si può leggere ora la cieca, rabbiosa determinazione del cacciatore che ha ormai la preda a portata di mano.

Intanto le due auto hanno raggiunto una viale alberato poco fori città. Philippe si calma poco a poco: ora sembra piuttosto indeciso su come agire senza perdere il vantaggio che ha nei confronti della donna.

 

STRADE – Esterno notte

Vicino all’incrocio con una strada privata, la macchina davanti segnala che sta per voltare..

Philippe allora prende una decisione improvvisa: scala una marcia e preme l’acceleratore a tavoletta. L’auto fa un balzo in avanti e, con un secco rumore di lamiere che si piegano, tampona la vettura che lo precede. Le due macchine frenano contemporaneamente e si fermano entrambe sul ciglio della strada.

La donna scende per prima e guarda stupita i danni subiti dalla sua auto. Philippe si avvicina.

                

                                          SYLVIA

Non riesco a capire come ha fatto, io non ho rallentato.

 

Philippe si limita a guardare la ragazza negli occhi, per poterne cogliere ogni reazione nel momento in cui dovesse riconoscerlo. La osserva bene: lei ha un volto bellissimo, dai lineamenti regolari, quasi nobili. L’attesa di Philippe, comunque, va completamente delusa: la ragazza sembra non riconoscerlo affatto.

 

                                               PHILIPPE

Io credo che abbia frenato, invece…

                                               SYLVIA

È assurdo, non vorrà dare la colpa a me.

 

Indicando le due auto,

 

Guardi, i danni più grossi li ho avuti io. Non posso essere io responsabile della sua distrazione, o si era addormentato?

                                               PHILIPPE

Ero sveglissimo ed attento, non potevo certo prevedere che lei rallentasse a quel modo.

                                                SYLVIA

Senta, è tardi, non ho alcuna voglia di discutere… lasciamo che a discutere siano le assicurazioni. Va bene?

                                               PHILIPPE

No, io voglio stabilire con lei e subito, chi dei due ha ragione.

                                               SYLVIA

Non credo proprio che lo farà, se vuole prenda il numero della mia targa.

 

Con decisione Sylvia si allontana e fa per risalire in auto, Philippe tutte le sue speranze cadere: la sua reazione è istintiva. Le corre dietro, l’afferra per un braccio con forza, costringendola a girarsi,

 

                                               PHILIPPE

Non può lasciarmi così…

 

La donna lo guarda con paura. Una voce dal buio li sorprende entrambi.

 

                                               POLIZIOTTO (off)

Che cosa sta succedendo?

 

Si girano a guardare il poliziotto apparso improvvisamente sul marciapiedi. Philippe è carico di rabbia e delusione. Sylvia si libera della stretta del suo braccio, riacquistando subito la sua fredda calma.

 

                                               SYLVIA

Niente, una piccola discussione per un tamponamento.

                                               POLIZIOTTO

È lei la danneggiata?

                                               SYLVIA

Sì, ma non importa, è un danno da niente. Rinuncio a qualsiasi risarcimento, se il signore non fosse d’accordo, ha il numero della targa, può rivolgersi alla mia assicurazione.

 

Sylvia sale sull’auto e si allontana rapidamente. Philippe vorrebbe seguirla subito.

 

                                               PHILIPPE

Bene, allora vado anch’io.

                                               POLIZIOTTO

Quanta fretta!  Un momento fa era molto meno conciliante. E poi perché ha tamponato? Ha forse ha bevuto troppo?

 

Philippe guarda l’auto della donna che scompare in fondo al viale. La vede svoltare a destra.

 

                                               PHILIPPE

Ero distratto, ho creduto di vedere l’altra auto rallentare… ma non importa.

                                               POLIZIOTTO

Calmo, stia calmo. Mi dia la patente…prima il tempo per discutere lo aveva.

 

Philippe deluso abbandona qualsiasi speranza di liberarsi del poliziotto. Gli dà la patente e dal poliziotto che comincia a stendere il verbale.

stacco su:

STRADE ED ESTERNO CASA SYLVIA Esterno notte

Philippe al volante della sua auto arriva al fondo del viale, gira a destra, come ha visto fare all’auto della donna. Cammina pianissimo, cercando l’auto ferma davanti qualche casa, nella speranza che la casa sia da queste parti. Brevi inquadrature di Philippe che cerca nella strade del quartiere, fin quando di colpo blocca la sua auto: ha trovato quella della donna ferma vicino ad una villetta. Nella quale la luce di una stanza è ancora accesa. La donna abita di sicuro lì.

L’espressione di Philippe esprime il senso di trionfo per averla trovata. Ora il problema è come agganciarla. Guarda l’auto della donna con la parte posteriore rovinata dal tamponamento, ed ha un’idea.

Stacco su:

Un carro attrezzi avanza silenzioso dal fondo della strada.

Philippe lo sta aspettando in mezzo alla strada, gli fa cenno di fermarsi ed indica l’auto da portare via: quella della donna dai capelli biondi.

                                     

SOGGIORNO CASA SYLVIA Interno giorno

P.P. di Sylvia, nel soggiorno della sua casa, arredata con mobili antichi austeri, tendaggi pesanti, aria da nobile famiglia legata ad un passato e a tradizioni antiche. Subito dall’arredamento si ha il senso fisico, tattile dell’isolamento della casa di Sylvia Predal. La donna sta leggendo una lettera: è spaventata, chiude gli occhi come per volere annullare la lettera che ha davanti. Quando li riapre e la lettera è sempre lì nelle sue mani, c’è la paura nei suoi occhi limpidi.

Lo squillo del telefono la scuote, Sylvia aspetta qualche attimo prima di rispondere poi alla fine, vista l’insistenza, si decide a farlo.

                                     

UFFICIO PHILIPPE – Interno giorno (IN ALTERNANZA CON CASA SYLVIA)

Philippe è seduto alla sua scrivania nell’ufficio della Dubois. Mentre parla, ha davanti a sé un foglietto sul quale è scritto il nome di Sylvia Predal ed il suo numero di telefono. Con un pennarello Philippe fa un cerchio intorno la S (la lettera incisa sull’accendino trovato a casa sua). La telefonata che segue procede in modo alternato fra l’ufficio e la casa di Sylvia, vedendo la donna sia nelle reazioni sia quando dice le battute.

 

                                               PHILIPPE

La signorina Predal? Sylvia Predal? Buongiorno, sono Philippe dussart, il matto di questa notte.

 

Sylvia ha un senso di sollievo nel sapere chi è l’uomo al telefono.

 

                                               SYLVIA

Come ha avuto il mio telefono?

                                               PHILIPPE

La targa della sua auto…è stato sufficiente una telefonata all’Automobil club.

                                               SYLVIA

Per lei era più giusto farsi dare il nome della mia assicurazione, non capisco perché chiamare me.

                                               PHILIPPE

Voglio scusarmi con lei…ieri sera mi sono comportata come un pazzo.

                                               SYLVIA

Può accadere a tutti, grazie delle scuse.

                                               PHILIPPE

No, aspetti, io vorrei rimediare…

                                               SYLVIA

I danni non sono eccessivi.

                                               PHILIPPE

Sì ma non è solo questo, sono stato un villano, vorrei avere la possibilità di dimostrare che ieri sera è stata una eccezione.

                                               SYLVIA

Non lo metto in subbio, signor…

                                               PHILIPPE

Dussart… Philippe Dussart.

                                               SYLVIA

Ma è decisamente meglio chiudere qui questo spiacevole incidente.

                                               PHILIPPE

Io vorrei vederla di nuovo..

 

Sylvia ha uno strano sorriso, non tanto per le parole quanto per il tono come Philippe le ha dette.

 

                                               SYLVIA

Non sia insistente, forse c’incontreremo di nuovo, per caso.

                                               PHILIPPE

Già, come ieri sera.

                                               SYLVIA

Appunto …arrivederci signor dussart.

 

Sylvia riattacca mentre Philippe tenta ancora di parlare.

 

                                               PHILIPPE

Senta…

 

Philippe sente il clic del telefono riagganciato. Rimane per un attimo fermo, guarda di nuovo il nome di Sylvia con i tanti ghirigori disegnati intorno alla S.

 

ESTERNO CASA SYLVIA Esterno giorno

Philippe, al volante dell'auto di Sylvia, si ferma davanti la casa della donna. Scende e si allontana dall’auto mentre la m.d.p. panoramica ad inquadrare in dettaglio il retro dell’auto aggiustato, nuovissimo, lucente.

Sylvia esce dalla casa, si porta verso la sua auto: si ferma sorpresa nel vedere che i danni sono stati riparati. Piacevolmente sorpresa. Si guarda intorno, sicura di trovare Philippe lì vicino e difatti l’uomo è dall’altra parte della strada. Sylvia gli sorride, Philippe attraversa la strada e si avvicina

 

                                               PHILIPPE

Volevo dirglielo per telefono ma non me ne ha lasciato il tempo.

                                               SYLVIA

Le devo anch’io delle scuse.

                                               PHILIPPE

Temevo che non trovando l’auto pensasse ad un furto.

                                               SYLVIA

Se vuole dimostrare di essere diverso dall’uomo di questa notte ci sta riuscendo.

                                               PHILIPPE

Non mi piace lasciare negli altri un’impressione sbagliata su me stesso

                                               SYLVIA

Forse è una preoccupazione eccessiva.

 

Sylvia vede dal fondo della strada avanzare un‘auto che si ferma a qualche centinaio di metri da loro. Non vediamo chi è al volante ma l’atteggiamento di Sylvia cambia nettamente: il suo sorriso diviene gelido, di cortesia. Ha paura, quando guarda verso l’auto.

Philippe non se ne rende conto o meglio interpreta tutto questo come un tentativo della donna di rimanere fredda, distaccata nei suoi riguardi..

 

                                               PHILIPPE

Se in ogni azione uno pensasse più agli altri che a se stesso, molti danni si eviterebbero.

 

Le parole di Sylvia sono improvvise e denotano un atteggiamento che anche in seguito lei avrà: da uno stato di rifiuto totale di ogni rapporto passa ad un’improvvisa offerta di amicizia.

 

                                               SYLVIA

Credo che lei non abbia la sua auto, se vuole le do un passaggio.

 

Philippe è sorpreso e felice insieme.

 

                                               PHILIPPE

È da stamattina che sto cercando di poter stare per qualche minuto con lei.

 

Sylvia entra nella sua auto, guardando ancora una volta verso l’automobile ferma a qualche centinaio di metri di distanza.

 

STRADE GINEVRA – Esterno giorno

Sylvia al volante, mentre attraversano le strade della città. Ogni tanto Sylvia guarda nello specchietto per controllare se è seguita. Philippe la guarda, con una strana emozione, gli sembra che Sylvia sia la donna bionda vista nella sua casa ma è stupito dal fatto che lei non lo conosce. Sylvia è fredda, si rifiuta ma non ha paura di lui; di questo lui è convinto.

  

                                             PHILIPPE

Così ora sa che io sono uno dei colpevoli.

                                               SYLVIA

È soltanto una mia idea personale ma la pubblicità mi procura solo fastidio, a me piace scegliere da sola, senza alcuna imposizione.

                                               PHILIPPE

È un discorso piuttosto complicato, sulla funzione sociale della pubblicità sono stati scritti quintali di libri.

                                               SYLVIA

Anch’io faccio un lavoro che in fondo trovo inutile, accompagno la gente a visitare la città. Per me l’incontro con una nuova città, con un paese è un fatto personale, che devo affrontare da sola, senza la mediazione di nessuno.

                                               PHILIPPE

Anche nelle altre cose si comporta così?

 

Sylvia, ancora turbata, guarda lo specchietto retrovisore: nessuna traccia dell’altra auto.

 

                                               SYLVIA

Sono diversa da lei, signor Dussart, gli altri mi fanno paura, sono un tipo solitario, forse perché non ho mai incontrato nessuno con cui stare insieme significasse qualcosa di più di un piacevole modo per evitare la noia della solitudine.

                                               PHILIPPE

Io ho paura della solitudine, quasi una paura fisica, spesso per superarla parlo anche con la gente che non conosco, con quelli che incontro per strada.

 

Sylvia controlla ancora di non essere seguita.

                                     

POSTEGGIO TAXI Esterno giorno

Vede un posteggio di taxi, di colpo si ferma. Philippe la guarda stupito.

 

                                               SYLVIA

Non posso accompagnarla a casa, mi dispiace…

                                               PHILIPPE

Le sue decisioni sono sempre così improvvise e definitive?

                                               SYLVIA

Ci sono dei taxi, la ringrazio per l’auto, signor Dussart…

 

Philippe scende, deluso.

 

                                               PHILIPPE

Posso telefonarle?

 

Sylvia lo guarda senza paura negli occhi. Anzi quasi sorridendo.

 

                                               SYLVIA

Credo che sia inutile.

 

Philippe la guarda poi si allontana. Sylvia comincia a fare manovra con la sua auto ed improvvisamene vede, molto vicina a lei, l’auto vista ferma vicino a casa sua e l’uomo al volante. Questi scende dalla macchina, guarda Sylvia senza una particolare espressione: è un uomo sui quaranta anni, elegante sia nei vestiti sia nei tratti, piuttosto raffinato ed affascinante. Sylvia però si spaventa nel vederlo: l’uomo sembra aspettare che gli vada incontro, aspetta con paziente sicurezza.

Sylvia guarda Philippe che sta dirigendosi verso un taxi. Lui è di spalle, quindi non ha potuto vedere assolutamente nulla. Sylvia cambia la direzione di marcia dell’auto e si avvicina a Philippe. Questi si volta di scatto,

 

                                               SYLVIA

Se le fa piacere, possiamo bere qualcosa insieme.

 

Philippe la guarda, come studiandola. Poi sorride.

 

                                               PHILIPPE

Non è facile abituarsi a questi suoi cambiamenti così improvvisi …

                                               SYLVIA                          

Se la consola, ho faticato anch’io ad abituarmi. Hanno ragione nel dire che è soprattutto con se stessi che è difficile vivere.

 

Philippe intanto è salito sull’auto, Sylvia parte, attenta a controllare che l’uomo misterioso – la sua ombra – li sta seguendo.

L’uomo rimane fermo vicino l’auto.

 

TERRAZZA RISTORANTE SUL LAGO. Esterno giorno

Panoramica che parte dall’acqua del lago (motivo ricorrente dell’ossessione di Philippe) fino ad inquadrare Sylvia e Philippe seduti ad un tavolo sulla terrazza di un ristorante

Sylvia sembra più distesa, anche se spesso guarda fra la gente, come se temesse di vedere l’uomo che l’ha spaventata.

 

                                               PHILIPPE

Mi piacerebbe sapere perché improvvisamente mi ha proposto di venire qui.

                                               SYLVIA

Non la spaventa la risposta? Potrebbe essere un motivo banale.

                                               PHILIPPE

Anche il nostro incontro di ieri sera può sembrare banale, eppure io sono felice di averti incontrato, scusa, ma per me è più facile, più naturale parlarti così.

                                               SYLVIA

Va bene, ci proverò anch’io. Da molto tempo non incontravo una persona strana come te.

                                               PHILIPPE

Ma l’hai già incontrata però?

                                               SYLVIA

Non c’è il deserto dietro di me, anche se molte cose sono ormai sepolte e dimenticate.

                                               PHILIPPE

Cosa c’è di sconcertante allora?

                                               SYLVIA

In te nulla, almeno per quello che so finora, cioè quasi niente… è il mio atteggiamento che mi sorprende. Questa improvvisa ed assurda fiducia che io ho in te.

                                               PHILIPPE

Siamo soltanto venuti a colazione insieme, forse è stato per il mio disarmante candore.

 

Sylvia sorride per un attimo dimentica della sua paura, degli inseguimenti.

 

                                               SYLVIA

E poi scoprirò che tutto è stato una finzione, che il tuo vero volto è un altro e che io ho sbagliato ancora una volta.

                                               PHILIPPE

Potrebbe anche essere così.

                                               SYLVIA

Come vorrei che ogni cosa fosse sempre chiara, che fosse esattamente quello che sembra… ma non mi succede quasi mai,

Sylvia vede o almeno le sembra di vedere l’uomo dell’auto in fondo alla terrazza. Seguendo il suo sguardo, la m.d.p, in soggettiva lo cerca, vedendo però soltanto una figura indecifrabile che scompare fra la gente, a Sylvia questa impressone è sufficiente per diventare di nuovo diversa, inquieta.

                                               PHILIPPE

Io credo che sarebbe meglio non porsi questo problema… Accettiamo le cose per come ci sembrano, senza pensare a quello che in realtà sono, cerchiamo di affrontare qualunque novità senza avere paura di cosa si nasconda dietro la facciata.

Sylvia in parte lo ascolta in parte cerca fra la gente l’uomo dell’auto. Un cameriere si avvicina a loro.

La signorina Predal?

Sylvia lo guarda, con terrore.

La desiderano al telefono.

Il cameriere si allontana. Philippe guarda Sylvia con curiosità e non gli sfugge la paura della donna.

                                               PHILIPPE

Come hanno fatto a sapere che eri qui …

Sylvia s’inventa qualcosa.

Forse sarà mia madre, le ho telefonato prima, per dirle che avrei fato colazione qui.

Sylvia si alza, andando verso il telefono, all’interno. La m.d.p. la inquadra mentre entra nel ristorante, avendo Philippe di spalle, poi panoramica ad inquadrare l’uomo, visto prima nell’auto, che la segue.

Essendo tutto avvenuto alle sue spalle, Philippe non si è reso conto di nulla, si accende nervosamente una sigaretta ma non vede nulla: o meglio vede dei capelli biondi in controluce e vicino un uomo, impossibile da distinguere per colpa dei riflessi del sole sulla vetrata. Si gira per guardare meglio ma vede Sylvia uscire dalla sala interna e tornare verso di lui. Nota subito che lei è decisamente cambiata, è ritornata ad essere fredda, lontana, anche se un senso di paura la rende più umana.

                                               SYLVIA

Scusami ma devo andare via..

                                               PHILIPPE

Credevo che questo gioco fosse finito.

                                               SYLVIA

Non è un gioco purtroppo…scusami, Philippe ma devo tornare a casa.

                                               PHILIPPE

È successo qualcosa di grave?

                                               SYLVIA

No, io mi occupo degli affari della mia famiglia… la mia famiglia, siamo rimasti io e mia madre …devo andare a Monaco, domani mattina.

                                               PHILIPPE

Andiamo via subito, sono legato a te dalla tua auto.

                                               SYLVIA

No, scusa non posso proprio accompagnarti.

                                               PHILIPPE

Mi lasci a quel posteggio di taxi vicino a casa tua… è destino che ne prenda uno.

                                               SYLVIA

Grazie, Philippe temevo che non avresti capito

                                               PHILIPPE

Ti accompagnerò io all’aeroporto domani, se vuoi…

                                               SYLVIA

No, è inutile, ci vedremo al mio ritorno.

                                               PHILIPPE

Non voglio perderti.

Un attimo di silenzio.

                                               SYLVIA

Va bene, vieni all’aeroporto a salutarmi, alle nove… non è necessario che tu venga a prendermi a casa. Devi avere pazienza con me, se vuoi continuare a vedermi… una pazienza infinita, e forse non ti sarà neppure sufficiente

Sul P.P.di Sylvia, dolcissima e bellissima nella luce del tramonto

Stacco su

CASA PHILIPPE Interno notte

Philippe, in maniche di camicia, è seduto davanti al suo tavolo che nel soggiorno funge da scrivania. Una lampada, che illumina il ripiano, è l’unica isola di luce nel buio completo che avvolge la stanza. Philippe sta osservando, con l’aiuto di una lente d’ingrandimento, le foto scattate dalla sua macchina automatica. Una in particolare sembra attrarre la sua attenzione, quella in cui si vede la donna bionda sulla porta e la macchia sfocata del viso di Cravenne che la sta precedendo all’interno. Il volto della donna è nascosto dietro gli occhiali scuri. La somiglianza con Sylvia, tuttavia, è evidente.

La lente scorre da una parte all’altra della foto, deformando, lungo il percorso, i particolari. Rivediamo ancora una volta, in dettaglio, anche lo strano disegno del fermaglio della cintura della donna. Sul tavolo è posato anche il collage con il disegno della donna e degli oggetti ritrovati. In una casella prima vuota, Philippe ha disegnato la collana con il cammeo comprata da Buache. Vicino al foglio ci sono tutti gli oggetti della donna, la collana, la gorgiera, l’accendino…

Philippe in un’altra casella bianca scrive: NON MI CONOSCE.

Ripete quanto scritto borbottando:

                                               PHILIPPE

Non mi conosce, ne sono sicuro…sembrava non avermi visto mai.

Riflette un attimo su quanto ha scritto e detto, poi fa a se stesso, nel silenzio della casa, una domanda:

                                      Perché veniva in questa casa?

Su un altro lato del tavolo, vi sono gli oggetti trovati addosso a Henri Cravenne: il fermaglio, la patente, il mazzo di chiavi. Sono soprattutto questi ad essere messi a fuoco. Philippe li guarda ancora, prende le chiavi in mano, si alza di scatto e si dirige verso la porta d’ingresso, accendendo la luce. Cerca la chiave giusta nel mazzo e la trova: inserisce la chiave nella serratura ed ha la conferma di quanto pensava: quella è proprio la sua chiave.

                                               PHILIPPE

Era Cravenne a venire qui …era lui ad avere la chiave.

Ritorna alla scrivania, prende il collage e nella casella, dove ha scritto NON MI CONOSCE aggiunge. MA NON SIGNIFICA NIENTE. Philippe parlando a voce alta, mette in ordine le sue idee.

                                               PHILIPPE

Ecco perché Sylvia non mi ha riconosciuto, era Cravenne a portarla qui e non viceversa… per lei questa è la casa di Cravenne …allora può essere ancora lei l’assassina… riprende in mano la foto della donna, la guarda in uno strano modo. Dio voglia che non lo sia…

                                              

AEROPORTO Esterno interno giorno

Un aereo che parte.

Philippe, sulla terrazza dell’aeroporto, sta aspettando Sylvia. Si porta nella hall dell’aeroporto, vicino all’ingresso, pronto ad incontrarla. Gira lo sguardo nella grande sala e vede improvvisamente Sylvia che è già arrivata ed è al box di una compagnia aerea, intenta alle pratiche per la partenza.

Philippe la guarda, senza essere visto e vive strani sentimenti ed emozioni nella brevità di un attimo. Sylvia si allontana dal box, andando verso le partenze, Philippe le corre dietro, la chiama. Sylvia si gira, gli sorride.

  

                                             PHILIPPE

Per fortuna sono sempre puntuale…

                                               SYLVIA

Sono venuta in anticipo, preferisco sistemare con calma le pratiche della partenza.

Sul volto di Sylvia c’è ora la stessa maschera di gelo della prima volta, quando ha incontrato Philippe.

  

                                             PHILIPPE

E’ stato bello ieri stare con te…

                                               SYLVIA

E’ passato tanto tempo da ieri.

                                               PHILIPPE

Sylvia io vorrei aiutarti.

                                               SYLVIA

Perché dici questo? Non ho niente di cui preoccuparmi, è tutto normale e tranquillo nella mia vita…da sempre.

                                               PHILIPPE

Forse è veramente così ma allora perché mi sfuggi? Perché cerchi di non capire? Non ha senso la tua solitudine, la tua continua fuga dagli altri …

Sylvia lo guarda con una strana tenerezza, toccata dal tono disperato di Philippe. L’uomo le è molto vicino, le prende per una attimo la mano, lei non si ritrae, lo guarda come se improvvisamente fossero soli nel mondo …

La voce dell’altoparlante annuncia la partenza per Monaco. Philippe continua a tenerle la mano. È un attimo di abbandono per entrambi.

Arrivati alla porta d’imbarco, Sylvia si avvicina a lui, sfiorando le sue labbra con un bacio leggero. Poi lascia anche la sua mano.

  

                                            SYLVIA

Tornerò domani… con l’aereo delle due.

                                               PHILIPPE

Ti aspetterò.

Sylvia si allontana, uscendo dalla porta n.6 insieme con gli altri passeggeri.

Philippe rimane vicino l’uscita per continuare a guardarla. Nel rumore fortissimo dei motori degli aerei.

Sulla passerella che porta alla pista, Sylvia si gira e gli sorride.  Poi apre la borsa, tira fuori un paio di occhiali e li mette: di colpo diventa, senza alcun dubbio, la donna delle fotografie.

Philippe vorrebbe raggiungerla, ma un poliziotto lo ferma. Allora corre verso la terrazza che si apre sulla pista.

Sylvia è ormai vicino all’aereo, si gira a cercarlo, alla fine lo vede sulla terrazza, gli fa un segno di saluto con la mano.

Philippe sta urlando qualcosa che Sylvia per il rumore non può sentire. Philippe è stravolto, si agita freneticamente. Sta urlando qualcosa che soltanto ora noi sentiamo, quando andiamo su di lui in PP.

   

                                            PHILIPPE

Non tornerai …non tornerai piu …assassina

Piano, come in un mormorio

                                      Assassina… assassina …

FINE DELLA SECONDA PUNTATA

30 secondi di SIGLA

Altro pezzetto di SIGLA

Blue Shadow / Tema di Silvia

Berto Pisano e la sua Orchestra