L'agente dell'FBI Nelville Flynn riceve l’incarico di scortare il testimone oculare di un delitto di mafia dalle Hawaii a Los Angeles. Durante il volo l’aereo sul quale i due viaggiano è invaso da decine di serpenti liberati da un killer per eliminare lo scomodo testimone…

 

Presentato come il film trash più trash che c’è, Snake on the plain (o se si preferisce S.O.A.P., l’acronimo col quale è conosciuto tra coloro che con la partecipazione al snakesonablog.com hanno contribuito alla stesura della sceneggiatura…), di David R. Ellis (Final Destination 2, Cellular) sembra tutt’altro che trash.

A parte la difficoltà dell’attribuzione, per cui il termine trash corre il rischio di diventare una categoria cestino (scherzo del destino…?) dove infilare tutto quello che non si sa altrimenti dove mettere, SOAP non pare proprio un film trash (tutto al più è un thriller con innesti splatter…). Se il trash può essere inteso come "l'emulazione fallita di un modello culturale alto" (vedi Tommaso Labranca), S.O.A.P. pare al contrario stare molto attento a non fallire, rimanendo alto non soltanto sul budget (IMDB indica 33,000,000$ che non sarà tanto ma nemmeno poco…), ma anche nel prendersi molto sul serio, per niente intenzionato quindi a quella che sembra una delle caratteristiche del trash, cioè il compiacimento nell’appartenere a una cultura bassa.

 

Per farla breve: il plot di SOAP, riassumibile in “protezione testimoni”, è trash o no? E il volo Hawaii-Los Angeles con poliziotto e testimone in business class, il volo, è trash? Lo sono forse i serpenti assassini, tra l’altro tutti al vertice della specie, cobra, crotali, boa, pitoni, oppure sono trash le soggettive verdoline che contraddistinguono l’avanzare implacabile dei rettili verso la prossima vittima? (feroci oche assassine, quelle sì che sarebbero state trash…).

Che non sia invece la lettura simbolica della vicenda, un’invasione strisciante nonché multietnica (vista la provenienza eterogenea dei serpenti…), a essere trash?

 

Forse l’unica cosa trash davvero è la battuta "Sono stufo di questo fottuto aereo e di questi fottutissimi serpenti", battuta non di qualche sciagurato dell’Isola dei Famosi, ma di Samuel L. Jackson (copertina di XL di questo mese, cinque pagine sul film, tre per lui, totale otto …), anche lui tutt’altro che trash, subito seguita da un’altra che fa "adesso aprirò un po’ di finestrini!!" (a fin di bene naturalmente...).

 

Comunque sia, al di là dell’appartenenza al trash o meno, S.O.A.P. è il tipico prodotto gonfiato alla perfezione dagli anabolizzanti mediatici.

Come film punta tutto sulla ferocia dei rettili che con gusto sadico si accaniscono principalmente sulle zone erogene (soprattutto maschili…) e su quelle visive (occhi) dei malcapitati.

Comunque niente paura, un po’ perché i rettili in questione essendo in larga parte digitali perdono quel quid di fisicità che se presente non li avrebbe resi stucchevoli come appaiono dopo qualche minuto, un po’ perché S.O.A.P. come film dura giusto il tempo che impiega a scorrere sullo schermo.

Finito quello, finisce dritto nel dimenticatoio.