Una delle mie ultime pubblicazioni si intitola O ridere o morire (Todaro) si tratta della ristampa di alcuni miei racconti con l'aggiunta di alcuni inediti. C'è dell'umorismo, dell'omicidio. Esorcizzo la morte? Sì, la paura della morte che, alla fine, è la unica e vera PAURA, quella in cui confluiscono tutte le altre. Lo faccio in modi diversi: a volte raccontando in maniera seria, altre ridendo. In O ridere o morire ci sono racconti in cui si ride - anche se sempre con una leggera smorfia finale - e altri in cui non si ride affatto. La mia visione della paura della morte è un po' alla Woody Allen (un altro che in quando ad esorcizzare paure non scherza...): "Non ho paura di morire, solo non vorrei esserci quando succede".

Il mio rapporto con il cibo è di grande amore.

Mi piace mangiare, mi piace la buona cucina, sono un'ottima consulente (io non riesco a cucinare per difficoltà oggettive) culinaria. Il cibo è una delle gioie della vita. Se riuscissi anche a non ingrassare sarebbe perfetto... Preferisco il salato al dolce, con una predilezione assoluta per i primi e se devo eleggere il mio piatto preferito direi lasagne. Ho un'adorazione per la focaccia che mangerei a chili. Mangio carne, pesce, vedure tutto (nel senso che non ho preclusioni, ma ci sono delle cose che detesto tipo: rucola, fegato, barbabietole). Accompagno i miei pasti con vodka, non sono un amante del caffè (ma d'estate mi piace molto berlo fredd), bevo te, odio le tisane. Il mangiare è sicuramente cultura e comunicazione. Si comunica ciò che si è anche con il rapporto con il cibo.

Invecchiando è molto migliorato il mio rapporto con il mio corpo, che amo (anche se un po' troppo abbondante per i miei gusti) e in cui mi trovo bene.

Ma è stato un percorso lungo e non facile, anche perché dopo l'incidente (tuffo in acqua bassa con lesione della quinta vertebra cervicale) e la perdita di parte delle funzioni motorie e di sensibilità, ho dovuto riconquistarmelo. Amo molto stare in acqua, ma nel senso del mare. Alla vasca da bagno, per ragioni pratiche, preferisco la doccia.

Il mio corpo lo tratto bene, ma non ne sono schiava.

Nella mia città, Milano, - che amo - non mi muovo molto bene perché non è fatta per tutti, nel senso che se, come me, hai difficoltà motorie e ti sposti su una sedia a rotelle, ma anche se semplicemente hai un qualche tipo di difficoltà fisica, gli spostamenti possono trasformarsi in un incubo. E' una vergogna che una città come Milano non sia possibile essere autonomi se hai una qualunque disabilità. Prendere la metropolitana è un terno al lotto, non sai mai se gli elevatori funzioneranno (e, di solito, ce ne sono sempre alcuni fuori uso), sui marciapiedi non si riesce ad andare, i posti auto riservati di solito sono occupati... Per ragioni di tranquillità e comodità e autonomia (ma guidano gli altri, io non posso) mi muovo in macchina. Le solite, avvilenti testimonianze del basso livello di civiltà di questa (e altre) metropoli. Un luogo che sta diventando importante, per me, è Piacenza perché ci andrò a vivere con il mio compagno. E, in assoluto, mare. Mare.

Mare.

Non ho ritualità nella scrittura. sono poco metodica. Anzi, non lo sono per niente. scrivo ovunque e in qualunque condizione. Su computer, su carta (amo molto scrivere utilizzando carta e penna).

L'informatica mi serve, non la amo né la odio, la uso. Il mio rapporto con la scrittura è d'amore, senz'altro. Quando scrivo non ho contorcimenti interiori, non sono una di quelle scrittrice che "soffre" mentre crea. e quando non ho niente da dire, non scrivo. Ci sono delle volte in cui so esattamente dove andare con le parole e la storia e ci vado, altre che seguo io i personaggi che sembrano conoscere meglio di me la via. Sono flessibile e aperta nella scrittura. E molto spesso mi diverto scrivendo.

Con le case editrici ho buoni rapporti fino a che c'è reciproco rispetto. Ho lavorato e lavoro con molte case editrici, anche se la mia "casa madre" è Frassinelli e ci sto bene. E' capitato anche che me ne andassi da alcune case editrici, senza averne altre ad aspettarmi, ma per me la scrittura è libertà: se mi costringi a qualcosa che non voglio fare, o se decade la fiducia e il rispetto, me ne vado. Senza voltarmi indietro.

Per ora non ho mai provato il "terrore della pagina bianca", semplicemente perché quando non mi va di scrivere o non ci riesco non lo faccio e basta. La vita è anche fuori dalla scrittura. Credo che ci siano momenti in cui è persino giusto non scrivere, soprattutto - ripeto - se senti (e uno scrittore lo sente) che non hai nulla da raccontare.

Capita di avere delle scadenze, soprattutto con le collaborazioni con riviste e antologie. Ho sempre rispettato le scadenze e, talvolta, sono uno stimolo. Però non voglio scadenze per i romanzi e non firmo mai contratti (tranne nel periodo in cui scrivevo romanzi per ragazzi pr la EL) se non ho terminato il lavoro. La vivrei malissimo la consapevolezza di dover consegnare un romanzo entro il mese tot dell'anno tot.

L'unico tic, se così si può dire, che ho notato in me nel mio lavoro è che se mi stanco discrivere, non termino nemmeno la frase, pianto lì e chiudo, magari non finsico nemmeno la parola.

Ho un ottimo rapporto con gli altri (se mi piacciono), sono un'entusiasta, egocentrica, casinista, molto affettiva.

Ma, pare, che sia anche capace di grande durezza. Mi piace ridere, mi piace stare con la gente, ma devo avere anche lo spazio per stare da sola. Non so cosa sia la noia. I miei genitori, il mio compagno, gli amici sono fondamrentali per la mia serenità.

Voglio dire a tutti coloro che amo (che sono quelli appena citati) che senza di loro la mia vita non sarebbe la cosa bella, intensa, ricca che è.

Senza di loro, io non esisterei. E nemmeno mi piacerebbe.

Ho conosciuto i miei nonni e ho ancora una nonna (materna)che è quella che mi ha cresciuta e a cui sono molto legata. E' una ottantasettenne tostissima. Il passato è parte di me: è stato tante cose: molta gioia e molto dolore. Non tornerei indietro, ma il mio passato mi ha formata. Il passato l'ho assorbito e superato e compreso e accolto.

Ho molta paura della malattia e molta paura della morte, soprattutto altrui.

Soprattutto ho molta paura della sofferenza perché l'ho conosciuta e so quanto può condizionare la vita e annichilire anche la persona più forte. E io mi ritengo una donna molto forte.

Mi piace dormire. Una volta dormivo molto di più di adesso (comunque le mie almeno otto ore me le faccio!), starò invecchiando... Mi capita di essere stanca e allora stacco. Sogno molto e i miei sogni spesso mi rivelano cose che da sveglia non riesco a mettere a fuoco. Cose che riguardano il mio stato d'animo o mie paure o altro. Mi affascina molto questa storia del sognare. La mattina bevo solo un capuccino, niente abbondanti colazioni.

E' difficile vivere di sola scrittura, se non sei uno scrittore che vende molto, ma molto. Spesso è dalle collaborazioni con la televisione o i giornali o il cinema che trai guadagni. Io non sono a questo livello, purtroppo. Ma ho la fortuna di fare ciò che mi piace e gestire il mio tempo e questo non ha prezzo. Ci sono molte persone che sono state importanti per me nel mondo della scrittura: da Giuseppe Pontiggia che, tra i primi, mi ha incoraggiata a proseguire in questa strada difficile e magica che è lo scrivere a Tecla Dozio che mi ha "scoperta". In mezzo ci sono tante persone, senza il cui aporto, lavoro e consigli non sarei qui a rispondere a queste domande. E ai miei genitori va il mio ringraziamento ripetuto per l'eternità, perché mi hanno sempre sostenuta e hanno sempre creduto in me e aiutata. Io ho una vita fuori dal comune, eccezionale, anche grazie a loro.

Ricordi belli, la maggior parte. Rimpianti, nessuno. Alla fine anche dalle cose spiacevoli si impara.

Un aneddoto? La volta che Giuseppe Pontiggia ha letto l'attacco di un mio racconto (senza sapere che fosse il mio. Erano tutti rigorosamente anonimi) durante un suo corso di scrittura. Regolarmente li massacrava (iniziava spesso la lezione sezionando un attacco di nostri racconti) e io ho avuto il coraggio di metterlo sul suo tavolo solo all'ultima lezione. Lui ha letto le prime righe e poi ha detto: "Ecco, è così che si scrive un buon attacco". Era la prima volta che lo diceva. Stavo per cadere dalla sedia a rotelle...

Chi farei sparire? Siccome non hai specificato in che ambito (se nel mondo della letteratura o altro) ti dico: Berlusconi e spero di farlo il 9 aprile, civilmente, da cittadina con dei diritti. Quelli su cui non è ancora riuscito a mettere mano.

Mi piacerebbe sì essere invisibile a volte. Perché sono curiosissima!

I miei passatempi preferiti? Film, chiacchiere, musica, fare l'amore.

E leggere, ma non considero un passatempo: è parte integrante di me, più dello scrivere.

Sesso e volentieri? Cenette intime che preparano erotismi romantici? Ho già risposto direi. E le cenette intime e romantiche non escludono il sesso e volentieri, anzi...

Barbara Garlaschelli, 1965. Italia. Scrittrice. Spazia dall’umorismo nero a indagini profonde nell’inquietudine. Intensa come un deposito di munizioni. Autrice frizzante, inquietante e imprevedibile del noir. Quando si legge un suo libro l’inchiostro nero che usa rimane attaccato alla propria pelle. Scandaglia l’animo umano a mani nude e propone storie drammatiche e malinconiche. Suoi racconti sono apparsi su varie riviste e antologie. Parla di sé, degli altri, della vita. È tradotta in Francia, Spagna e Portogallo. Delle sue opere ricordiamo: Nemiche (1998), Alice nell'ombra (2002), Sirena (2004), L’una nell’altra (2005) e FramMenti (2006). (MS dal DizioNoir - Delos Books 2006)