A.C. Compax presenta Assassine in schegge, spettacolo teatrale scritto e diretto da Tiziana Masucci (tratto da un saggio di Cinzia Tani) con Marina Suma, Rita Capobianco, Fiorella Zullo, Luca Datti e Luca Martella.

Dal 15 marzo 2006 al 26 marzo 2006, la domenica pomeriggio alle ore 20:30 presso il Teatro Colosseo - Via Capo d'Africa, 5/a

Cosa hanno in comune una spagnola, un’inglese e un’ italiana vissute in epoche diverse e in nazioni diverse?

L’ omicidio!

Assassine in schegge è uno spettacolo corale in cui le tre storie che hanno come protagoniste tre assassine, seguono uno sviluppo in progress per creare un ritmo montante che trova il suo climax nella storia finale della “Saponificatrice di Correggio” alias: Leonarda Cianciulli.

La prima storia, quella di Alicia, ambientata ai nostri giorni e ispirata alle coplas di Jorque Manrique sul rapporto inscindibile tra vita e morte, a tinte noir che strizzano l’occhio all’auto-ironia e cercano di esorcizzare la paura più o meno nascosta per la temibile “Signora con la falce”.

Il personaggio di Alicia, caustico e brillante, è totalmente inventato e, paradossalmente tra le tre assassine, risulta il più “reale”, forse perché dà  voce e corpo a quell’istinto che, pungolato, tutti in fondo scopriamo di possedere.

La seconda storia è quella di Alma Rattenbury, la bella e ricca lady canadese trapiantata in Inghilterra durante i favolosi anni ruggenti. Elegante e sofisticata, “posh” e romantica, Alma insegue il sogno dell’amore giovane e puro ma quando crede di averlo finalmente conquistato, ne conosce il vero aspetto, truce e letale…

La terza storia è quella di Leonarda Cianciulli, considerata, sicuramente a torto, la prima serial killer italiana. E’ una madre mediterranea, chioccia e tenera con i figli, spietata e inarrestabile  con chi vuole far loro del male.

Lingua sferzante, ironia mordente, follia travalicante, la Cianciulli incarna lo stereotipo estremizzato della filosofia eduardiana secondo cui: “ i figli so piezz’i core” e di “pezzi” la Cianciulli se ne intende!

Ma questo lo scoprirete solo guardando lo spettacolo.

Le ultime due storie sono liberamente ispirate a fatti di cronaca raccolti nel libro Assassine di Cinzia Tani da cui si evince che il delitto “al femminile” è sicuramente più intrigante rispetto a quello al “maschile”. La donna tende a intessere una trama in cui irretire la vittima, per poi, con abilità e maestria, eliminarla.

La mente dell’assassina è dunque più composita rispetto a quella di un assassino. L’azione meno sanguinosa ma più studiata… grottesca e a tratti perfino “elegante”.

La maggior parte dei crimini commessi da donne hanno la loro origine nell’amore e nell’odio. Sono pianificati e eseguibili con quell’implacabile e spietata crudeltà di cui le donne sono capaci così come sono capaci di amare e devozione immense.

Alicia, Alma e Leonarda, trovandosi al limite del parossismo, fanno una scoperta che eclissa il significato della vita: quella delle pulsioni, dell’intensità della passione, del coraggio di difendere ciò che si ritiene più caro, del sacrificio della propria libertà in nome di una coerenza e di un sentire che travalica i limiti della ragione e sberleffa, le regole di un codice morale a cui bisogna ubbidire, quindi in Assassine in schegge l’una diventa giudice dell’altra in una catena che la porterà nel finale a trasfigurarsi nelle tre streghe di Macbeth.

Il parallelo “assassina-strega” nasce dal Medioevo quando il giudizio comune condannava una donna, anche solo sospettata di aver commesso un reato contro la società, rispetto ad un uomo. Nel corso dei secoli, poi, il delitto al femminile ha subìto notevoli censure quasi fosse ritenuto maggiormente nefando e orribile perché la donna, che ha il dono di dare la vita, non è legittimata  a compiere un delitto e quindi a togliere quel dono prezioso che solo lei può concedere.