Condizionato da ossessioni e coercizioni, McCoy si muove in una realtà inafferrabile e illogica, un miscuglio di umori, sensazioni, ricordi, allucinazioni che paralizzano e sembrano allontanare la verità. La sua investigazione si svolge in un luogo indefinito: non è Varsavia ma neppure Londra o Parigi o New York. Ma c’è la letteratura, ci sono i libri che McCoy non ha mai letto eppure inviano segnali di luce che rischiarano e accompagnano il viaggio di redenzione dell’investigatore: come studio prende in affitto una splendida biblioteca ricca di volumi rari e antichi che, come gli rivela il proprietario, contengono «grande letteratura, scritta per una profonda necessità… Lei deve pensare che quelle parole saranno rivolte solo e soltanto a lei, e che la potranno non solo incuriosire o divertire ma anche salvare». Alla finzione letteraria è dunque affidato il compito di intervenire sulla realtà, e il destino di McCoy si intreccia non solo con le vite di altri sciagurati alcolisti anonimi, ma anche con le visioni allucinate del console in Sotto il vulcano di Lowry, con le apparizioni di una diabolica Laura e un’angelica Beatrice, con le trame della misteriosa setta dei Canottieri Preraffaelliti… I riferimenti letterari sono proposti non tanto come citazioni o criptocitazioni, ma soprattutto nella forma di allusioni a temi e trame dal forte contenuto simbolico: per composizione e stile, questo romanzo si attiene a modelli narrativi classici, e rifugge dal gioco intertestuale postmodernistico. La moda del giallo e la fortuna del postmodernismo sono anzi tra i bersagli dell’ironia di Mikolajewski, come si legge in un dialogo tra il protagonista e la sua saggia figlia quindicenne (nel libro sono importanti i personaggi femminili): «Non hai paura che qualcuno ti uccida? – Ma che dici, sto per cominciare una vita nuova. I protagonisti non vengono mai uccisi all’inizio. – Non te ne intendi, papà. Adesso gli scrittori sono quasi tutti postmoderni, possono farti fuori anche nel terzo capitolo».

Il traduttore ha mantenuto sempre alta la guardia di fronte a uno stile narrativo straniante rispetto ai contenuti narrati: la realtà cruda e violenta riferita durante le sedute degli Alcolisti Anonimi contrasta costantemente con la maniera lieve in cui viene raccontata, in uno stile sempre misurato, raffinato, "alto", in grado di evidenziare i frequenti esiti grotteschi dell’agire umano.

Jaroslaw Mikolajewski, nato a Varsavia nel 1960, italianista, scrittore e poeta, giornalista.

Collabora con redazioni letterarie radiofoniche e televisive.

È considerato uno dei più interessanti poeti polacchi contemporanei.

Ha tradotto in polacco Dante, Petrarca, Leopardi, Pavese, Montale, Saba, Penna, Pasolini, Luzi, Merini, Camilleri e altri.

Tè per un cammello ovvero I casi e i casini dell’investigatore McCoy di Jaroslaw Mikolajewski (Forum Editrice 2006) - Traduzione di Silvano De Fanti - Prefazione di Andrea Camilleri - Pagine: 120 - € 14,00 - ISBN: 88-8420-259-0