Riportare "virtualmente" l'assassino sulla scena del delitto, farlo "spostare" al suo interno e cercare di capire, dai movimenti impercettibili degli occhi se e quando ci è già stato prima.

Sembra lo spunto di un film di fantascienza. Invece è un progetto in avanzata fase di realizzazione condotto dall'Unità analisi crimine violento della polizia scientifica e da alcuni docenti di Psicologia all'Università La Sapienza di Roma.

A anticiparne gli sviluppi è stato Carlo Bui, direttore dell'UACV. Da quanto ha dichiarato l'esperto, è innanzitutto necessario ricostruire nei minimi dettagli la scena del crimine, grazie a sofisticatissimi scanner laser capaci di registrare con fedeltà assoluta tutti i dati: posizione dei corpi, tipo di ferite, traiettorie balistiche.

Alcuni proiettori riproducono in seguito la scena su un megaschermo alto due metri e largo sei. Il testimone, o il sospetto, lo guarda con uno speciale paio di occhiali tridimensionali a infrarossi. Viene così immerso nella scena.

"Se ci è già stato" ha spiegato Bui "Andrà a cercare determinati parametri, muovendo forse la testa e sicuramente gli occhi. Noi siamo in grado di monitorare questi micromovimenti. L'obbiettivo è ricavarne un tracciato che dia delle informazioni oggettive, utili all'indagine".