C’è un serial killer che si aggira nella Firenze del dicembre 1943 e uccide giovani donne, in alcuni casi giovanissime. E’ un caso spinoso: sono tempi duri, il fascismo da poco ha ripreso vigore sotto la protezione delle baionette tedesche, c’è il processo di Verona, c’è tensione per la guerra in corso e nella vicenda sembrano essere implicati autorevoli personaggi vicini al Regime. Viene chiamato a occuparsene il commissario Alfredo Valenti, un investigatore esperto, tenace, ma visto con sospetto dai superiori perché poco fascista e sposato con una donna ebrea. E’ un uomo in crisi, alle prese con la solitudine, perché la moglie, con l’entrata in vigore delle leggi razziali, si è separata da lui per fuggire in Svizzera e il suo ricordo, la nostalgia di lei, lo tormentano con dolorosa insistenza. E’ anche un uomo duro, a tratti cinico, ma soprattutto è caparbio e porta avanti la sua indagine con grande acume, non facendosi fuorviare né dalle pressioni politiche che vorrebbero un colpevole da dare in pasto all’opinione pubblica, né dalle false piste che rendono difficile la scoperta del vero assassino.

Quale segreto si cela, infatti, dietro una vecchia foto trovata sul luogo del primo delitto? Esiste un legame tra le tre vittime? Qual è il vero movente che spinge il misterioso omicida? Valenti riuscirà a dare una risposta a questi interrogativi dopo un’inchiesta dura e faticosa, per la quale metterà a repentaglio anche la propria incolumità creandosi non pochi nemici, anche molto pericolosi.

Di più, sul finale di La regola del male, non sarebbe giusto rivelare, perché è davvero tutto da scoprire, così come è assolutamente avvincente tutto il romanzo, firmato da Roberto Santini, apprezzato autore di racconti e vincitore del Premio di Letteratura Gialla Città di Lerici 2004.

La scrittura dell’autore fiorentino è asciutta, nervosa, procede per squarci vividi, sa creare la giusta tensione in una storia ben congegnata, nella quale l’ambientazione storica non appesantisce il testo, costituendone invece il valore aggiunto.

Il commissario Valenti, infine, è uno di quei personaggi che vorresti tornare a incontrare in nuove avventure, un detective dall’umanità ruvida ma sincera, un poliziotto con pregi, debolezze e difetti che lo rendono sempre credibile. Ha molto in comune con altri affermati eroi del giallo storico (come non pensare a De Luca, Pennetta, Arcieri?): soprattutto, la capacità di seguire il proprio infallibile istinto di segugio, e di saper essere faticosamente uomo, anche quando la Storia scrive la sue pagine più tragiche e sanguinose.