Tsotsi è un film drammatico che racconta la vita di un giovane della città di Johannesburg. Ma non un giovane qualsiasi: il leader di una gang. La pellicola è il ritratto crudo e commovente di questo individuo costretto a vivere in uno stato di estrema privazione, un contesto di degrado urbano senza pari in nessun'altra parte del pianeta. Un piccolo mondo che marcia al ritmo del "kwaito", il battito musicale contemporaneo che anima questi luoghi e ne riflette la condizione, la risposta di Johannesburg all'hip hop americano.

"Tsotsi", nel linguaggio dei ghetti metropolitano sudafricani, significa "gangster"; è anche il nome che si è dato il protagonista, dopo aver deposto il suo nome proprio per dare un taglio netto col passato. Orfano fin dalla più tenera età, costretto a crescere prima del tempo, Tsotsi diventa un individuo duro e cinico, governato solo dai propri impulsi più istintivi e sostenuto unicamente dalla paura che riesce a suscitare negli altri.

Una sera in uno shebeen (una distilleria clandestina) Tsotsi viene sfidato da un ubriaco a rivelare qualcosa del proprio passato: Tsotsi ha una reazione esagerata, lo colpisce violentemente e fugge nella notte. Ruba un'auto a una donna e solo dopo essersi messo alla guida della vettura ode il pianto di un bambino. C'è un neonato di circa tre mesi nei sedili posteriori dell'automobile.

Incredibilmente, Tsotsi terrà il bambino con sé e proverà l'emozione del prendersi cura di un altro essere umano. Si farà aiutare anche da una giovane donna, di poco più grande, a nutrirlo e custodirlo. E sarà, forse, un'occasione per svelare qualcosa del proprio passato.

Il film è diretto da Gavin Hood e vede tra gli interpreti Presley Chweneyagae, Mothusi Magano e Israel Makoe (pressoché sconosciuti dalle nostre parti); uscirà nei paesi di lingua inglese tra febbraio e marzo di quest'anno.