Seconda indagine di Manrico Spinori della Rocca, sostituto procuratore a Roma che si trova a indagare su un incidente di mare occorso a un "palazzinaro" romano, rozzo e volgare, che ha costruito un impero immobiliare e industriale. Uscendo in mare verso Ponza un giorno di dicembre con i tre figli maschi, il genero e i due marinai, il settantenne capostipite scompare in mare durante la notte. La versione che si vuole accreditare è la caduta accidentale, complice una dose massiccia di whisky torbato.

Iniziano subito le grandi manovre di accomodamento della famiglia che, grazie all'assistenza di un'avvocata-squalo, temuta perfino dalla procura, vorrebbe che fosse chiusa l'indagine al più presto. Contemporaneamente tre procure sono intervenute sul posto perché è dubbia la competenza territoriale.

A Manrico Spinori viene affidato il caso e con la sua squadra al femminile, che non crede alle facili evidenze, approfondisce i rapporti sotto traccia fra la vittima e tutti gli uomini a bordo della nave. Quando l'indagine è a un passo dalla soluzione, viene sottratta al procuratore a favore di un altro collega che subito archivia il caso.

Sembrerebbe tutto finito in un mare di amarezza che spinge Manrico a chiedere il trasferimento per un'altra procura, all'oscuro della sua squadra di sbirre. L'acume dell'ispettrice e i suoi contatti con la malavita imprimono una diversa e risolutiva piega alle indagini. La squadra riuscirà a comporre tutti i tasselli ristabilire la verità.

Come nel primo romanzo, è evidente l'occhio esercitato dell'autore, magistrato di professione, che conosce come le sue tasche gli uffici giudiziari e le dinamiche interne. Spassosa la fuga di una magistrata di prima nomina che per sfuggire alle avances pesanti di un vecchio PM si rifugia nella stanza di Spinori. Chissà se nel prosieguo non si svilupperà un'amicizia più stretta con il fascinoso e raffinato magistrato.

Più che sul susseguirsi delle azioni, la soluzione del caso è ottenuta grazie all'intuizione della squadra inquirente nell'osservare i legami che legano i vari personaggi.

Il "contino" Manrico e le sue collaboratrici Deborah e Gavina, la giovane dottoressa legale Stella, sono ritratti a tutto tondo, sia nella loro vita privata che nell'entusiasmo della "caccia".

Un romanzo che crea empatia e diverte.

"Si trattava solo di rileggere gli indizi, collocarli al posto giusto, afferrare il filo che li univa, srotolarlo, di modo che la matassa, lo "gnommero" di gaddiana memoria si sciogliesse, consegnandogli quella piana verità a cui chiunque creda nella giustizia dovrebbe aspirare. Lìopera forniva punti di riferimento perché prodotto di una saggezza distillata nei secoli e approdata alla felice sintesi del melodramma: l'oro, la passione." (p. 202)