Warning: il seguente articolo contiene spoilers sulla trama e sul finale della serie televisiva cinese Yuan sheng zhi zui原生之罪 (Peccato Originale).

Prologo:  Le serie televisive rappresentano oggi una delle forme di intrattenimento più popolari per la loro grande versatilità, il potenziale artistico-sperimentale da un lato e la portata sociale e politica dall’altra, che ne rendono la fruizione particolarmente adatta ad un pubblico molto ampio grazie alle piattaforme di streaming che stanno di fatto erodendo sempre più spazio al cinema e ai canali televisivi tradizionali, grazie alle loro offerte pressoché illimitate per genere, argomento e stile. Se quasi tutti ormai in Occidente conosciamo anche solo per nome Netflix, Amazon Prime e Disney+ e le serie da loro programmate, la sigla Rakuten Viki potrebbe invece risultare sconosciuta alla maggior parte di voi che sta leggendo questo articolo. Trattasi di una piattaforma ugualmente creata in Occidente come le tre sopra menzionate, ma con lo scopo preciso di proporre al pubblico il meglio delle serie televisive prodotte in Oriente, soprattutto in Cina e in Corea del Sud. Creata da due americani di origine coreana, a differenza delle piattaforme più note al pubblico occidentale, Rakuten (che in giapponese vuol dire “ottimismo”) Viki (che richiama il concetto di “video” strizzando l’occhio all’idea dell’enciclopedia online creata da Wikipedia) si fonda sul lavoro di volontari che si offrono di tradurre le serie da loro amate e, grazie alla pubblicità, permette di vedere gratuitamente e per intero le stagioni, offrendo dei prodotti aggiuntivi e/o esclusivi a chi invece decide di pagare uno dei due abbonamenti annuali previsti. Spaziando fra vari generi quali romance, noir, period drama, spy story, boys love, fantasy, wuxia, sci-fi, horror, un pizzico di women empowerment e molto altro, Rakuten Viki può essere un buona alternativa allo strapotere di Netflix/Amazon/Disney e al loro sguardo che si vorrebbe universale ma è comunque limitato ad un’area geografica e culturale ben distinta, che non lascia molto spazio a visioni alternative in chiave orientale.

Hua City, paese di Lanya. Il cinico Chi Zhen (Zhai Tianlin), ex avvocato radiato dall’albo per aver bruciato il cadavere di una vittima uccisa da una sua cliente, si guadagna da vivere gestendo un nightclub per conto di Cheng, un boss della malavita locale. Gli affari vanno bene, finché Lily, una delle ragazze che intrattengono i clienti, non viene trovata morta: sopraggiunto sulla scena dove i suoi collaboratori hanno rinvenuto il corpo, Chi Zhen decide di sbarazzarsi del cadavere con la tacita complicità di Suo Fei (Yan Zhuolin), una delle altre ragazze che lavorano al bar e a cui Lily doveva dei soldi. Peccato che Cheng ritenga l’accaduto potenzialmente pericoloso per la sua reputazione in città: minacciandolo di tortura, il boss costringe Chi Zhen ad indagare sulla morte della ragazza. L’ex avvocato si ritrova così suo malgrado ad improvvisarsi detective, con Suo Fei ad accompagnarlo come assistente; ben presto il suo fiuto da legale lo porta a scoprire delle strane coincidenze che fanno convergere il destino finale di Lily con quello di altre donne vittime di omicidio per mano di un unico serial killer, già oggetto di un’indagine serrata da parte della polizia, coordinata dal brillante e fastidioso sovrintendente Lu Li (Yin Zheng). L’idea che la sua vita incroci nuovamente quella di Lu Li non rende Chi Zhen particolarmente allegro; il poliziotto è stato infatti il principale artefice della sua disfatta, avendolo denunciato affinché fosse radiato dall’ordine degli avvocati. Nonostante l’ovvia antipatia che prova per Lu Li, incontrarlo nuovamente dopo sette anni rende Chi Zhen stranamente rilassato, anche perché il suo talento nel capire gli indizi lo distrae dalla rivalità col presunto avversario, tant’è che sarà lui a risolvere il caso del misterioso serial killer dai ferri a maglia e non Lu Li, finché, colpito dalle sue capacità, il vice direttore Dong (Zhang Shen) non gli proporrà di entrare ufficialmente in polizia lavorando proprio a fianco di Lu Li come suo partner per spiarne i movimenti. Secondo Dong, infatti, Lu Li nasconde un passato non chiaro e una condotta opaca, soprattutto per quel che riguarda il doppio omicidio del comandante Zhang Ju (Li Guangfu), che aveva addestrato Lu Li quasi come un figlio riponendo in lui una grande fiducia nonostante la rabbia covata dal ragazzo. Forse Lu Li è in realtà un assassino? Dong suggerisce a Chi Zhen di agire “come meglio crede”, il che non esclude uccidere Lu Li per eliminare il problema alla radice.

Inizia così un’improbabile e forzata convivenza fra due personalità antitetiche: Chi Zhen, sornione e apparentemente indifferente al dolore altrui, si scopre appassionato al suo nuovo incarico, che lentamente lo porta a spalancare il lato più dolente e amaro dell’esistenza; Lu Li, spigoloso e perennemente in lotta con il mondo, nonostante sia da tutti riconosciuto come un poliziotto modello sembra incapace di focalizzarsi su ciò che gli succede attorno, e quindi di stare al passo con le intuizioni di Chi Zhen. Imploso su se stesso, Lu Li si sente gravare addosso il peso di un dolore incommensurabile dovuto alle perdite multiple che ne hanno segnato l’esistenza nel corso del tempo: il padre Lu Ziming (Jiang Dawei), rivelatosi uno stupratore e assassino seriale ormai rinchiuso in galera; la moglie Wu Wenhuan (Bai Bing), che lo ha allontanato per poi risposarsi con un altro uomo; la figlia, che può vedere solo saltuariamente perché affidata all’ex moglie; il mentore Zhang Ju, assassinato brutalmente dopo aver riposto fiducia in lui; il partner di pattuglia, a sua volta ucciso brutalmente dai criminali. Anche Chi Zhen, in realtà, è segnato da una perdita, quella della sorella Chi Wei, stuprata e uccisa a diciotto anni, ma a differenza di Lu Li, l’ex avvocato riesce a reagire alle avversità della vita con ironia e inaspettata empatia nel confronti delle vittime, ritrovandosi sempre più a chiedersi se indagare su Lu Li sia il vero scopo del suo assurdo e improvviso ingresso in polizia, o se piuttosto sia Dong a nascondere l’oscurità più buia in grado di cancellare in un solo colpo la vita di entrambi, la sua come quella di Lu Li. Nonostante la continua aria forzatamente distaccata da bello e impossibile (che Chi Zhen non esita a scimmieggiare in diverse occasioni), Lu Li viene lentamente apprezzato dal suo nuovo collega, che comincia seriamente a collaborare con lui per il puro gusto di risolvere i casi e non più per incastrarlo o venderlo a Dong. Mano a mano che nuovi casi vengono risolti, e nuovi particolari del passato di entrambi affiorano, però, il presunto legame che Chi Zhen crede si sia creato fra loro sembra allontanarsi sempre di più, così come a svanire è il senso del suo vagare dentro una vita presa in prestito  ̶  né vero avvocato né vero poliziotto, né vero amico né vero nemico  ̶  finché tutto si perde nel vuoto di un vagone di treno notturno diretto verso il nulla.

Girato in Malesia e ambientato in un paese di fantasia per evitare la censura governativa cinese, Peccato Originale è una serie non del tutto riuscita ma dalle potenzialità interessanti sulla corruzione dei rapporti umani e l’oscurità che stravolge e opacizza lo sguardo e la capacità di discernere il falso dalla verità. I casi che puntellano come intermezzi rivelatori i vari momenti del passato di Chi Zhen e Lu Li aprono la coscienza al marcio presente nelle famiglie, nelle amicizie, negli affetti più profondi, arrivando a colpire al cuore (letteralmente) Chi Zhen e a costringere Lu Li a non nascondersi più a se stesso né a giustificare le azioni compiute da sé e dalle persone che ama. Con il suo volto simpatico che ispira fiducia, Zhai Tianlin riesce a farci apprezzare Chi Zhen, spostando la nostra attenzione sul suo percorso interiore e quasi cancellando il fatto che si tratti di un avvocato deontologicamente sporco che gestisce un’attività criminale sfruttando le donne che lavorano nel suo locale. Ma, ed è questo uno dei pregi della serie, l’arco narrativo del suo personaggio mantiene una sua coerenza e ha un finale per molti versi dolente e poetico insieme. Lo stesso non si può dire di Lu Li, che rimane invece un personaggio ambiguo e non pienamente caratterizzato; apprezzato da diversi registi per il suo maniacale perfezionismo, Yin Zheng non può certo essere considerato un attore scadente; nonostante sia principalmente un idol (termine inglese originariamente usato solo in Giappone ma ormai adottato anche in Cina e che indica un/una cantante), arrivato alla recitazione proprio su insistenza di un regista che ne notò le doti interpretative, ha al suo attivo almeno due ruoli memorabili: guardatelo nei panni di un villain ossessivo e folle in Sparrow o nella doppia veste di eroe puro e ingenuo fuori dal palco ed eterea concubina immortale sul palco in Winter Begonia per capire di cosa è capace. Quasi a voler creare un dialogo metanarrativo con il fandom di Yin Zheng cantante, abituato alla sua icona androgina vagamente aliena e distante e con il broncio quasi perenne in volto, il regista Ye Weimin sembra più interessato ad esaltare la bellezza di Yin Zheng che non a farlo entrare davvero nel personaggio di Lu Li, con il risultato che per quasi venti puntate su ventiquattro la sua recitazione è trattenuta e raggelata, e se a tratti questa scelta può sembrare convincente dati gli innumerevoli lati irrisolti del passato di Lu Li e la sua rabbia sempre pronta ad esplodere, in molti casi diventa invece esasperante e offuscata dalla posa “da figo” dentro cui Yin Zheng è costretto suo malgrado (e che viene spesso ridicolizzata dal personaggio di Chi Zhen). Per fortuna, nelle ultime quattro puntate, Yin Zheng ha modo di dare spazio alla recitazione non più limitandosi a fissarci con sguardo impassibile ma permettendo a Lu Li di collassare finalmente su stesso, dimostrando anche lui come Chi Zhen di avere un’integrità professionale discutibile, anche se la sua oscurità non viene ma (s)chiarita fino in fondo  ̶  o meglio, il suo coprire la verità con continue bugie rimane uno dei nodi irrisolti della trama, forse quasi a suggerire che Lu Li possa diventare un nuovo vicedirettore corrotto e senza scrupoli.

Un altro aspetto molto interessante di Peccato Originale è sicuramente il suo soffermarsi in maniera diretta sui soprusi e le violenze sia fisiche che psicologiche subite dalle donne nella società cinese contemporanea; tutti i casi affrontati da Chi Zhen e Lu Li hanno infatti come comun denominatore la presenza femminile: abbandonate, vilipese, derise, vittime anche quando si ritrovano a diventare carnefici per vendetta, senso di riscatto o pura rabbia impotente, le donne sono il vero cuore pulsante della narrazione creata dallo sceneggiatore Jiang Feng innanzitutto nelle storie secondarie, fino a confluire inaspettatamente nella storia principale dandole corpo e sangue in maniera disperata ed intensa insieme. Sono queste piccole storie, amplificate dalla brutale violenza della vicenda principale, a fornirci una cartina di tornasole sulle storture della Cina d’oggi e, nonostante l’imperativo ottimista imposto da Xi Jinping su ogni forma di espressione artistica autoctona (che spiega il perché una serie nerissima come questa dove corruzione e oscurità trionfano fino alla fine sia ambientata in un paese di fantasia), a rivelarci nero su bianco come questo non sia un paese per donne e come l’oscurità, il male originario (traduzione letterale del titolo cinese 原生之罪) non possano essere cancellati da nessuna propaganda trionfale.

Complice l’affiatamento fra i due attori principali, diventati grandi amici nella realtà, e complice la richiesta da parte dei fan e delle fan di saperne di più sui lati ancora irrisolti della vicenda, Peccato Originale non si fermerà alla prima stagione. IQiYi, la piattaforma cinese che ha prodotto la serie, ha mandato in onda una puntata speciale aggiuntiva, la numero 25, riservata al pubblico con abbonamento VIP, mentre la seconda stagione era programmata in uscita per il 31 dicembre 2020, ritardata per complicazioni alla postproduzione dovute al Covid19. Se la nuova trama farà luce sui misteri lasciati insoluti nella prima stagione, e soprattutto se darà finalmente modo a Lu Li di emergere pienamente come personaggio, sarà tutto da vedere. Nel frattempo, godetevi la prima stagione qui in Occidente su Rakuten Viki, in originale cinese con sottotitoli in varie lingue, fra le quali anche l’italiano.