Grazie al blog The Obsidian Mirror scopro che la Adiaphora nel 2019 ha omaggiato il maestro Ambrose Bierce con un'antologia imperdibile: Spettri di frontiera, con testo originale a fronte.

Per sapere tutto sull'antologia, si rimanda al blog-database "Gli Archivi di Uruk".

La trama dal sito ufficiale:

Ambrose Bierce scrisse numerosi racconti dell’orrore e del soprannaturale, generi che riflettevano il suo profondo tormento interiore. Questa raccolta contiene molte tra le sue più suggestive storie di fantasmi e di case infestate: morbose, ciniche, inquietanti, capaci di trascinare il lettore nelle regioni crepuscolari dello spirito e nei più oscuri recessi della mente. Opere cariche di terrore ma, al contempo, pervase di tetra ironia, con echi di Poe, del romanzo gotico e dei racconti romantici, dotate dell’impronta inconfondibile di un autore che ha conosciuto di persona gli spettri che da sempre tormentano l’umanità. I personaggi di Bierce – poeti posseduti, vili aristocratici, professionisti abbietti, corpi rianimati, malfattori perseguitati – vivono in un mondo misero e perverso. Che si tratti di omicidi, vendette dall’oltretomba, sparizioni inspiegabili, dimore infestate o anime inquiete, le storie di Bierce rappresentano uno dei migliori esempi di narrativa soprannaturale di tutti i tempi e hanno ispirato autori come Robert W. Chambers e H.P. Lovecraft.

L'incipit della prefazione di Olivetti:

Ambrose Gwinnett Bierce nacque il 24 giugno 1842 in una sperduta fattoria del villaggio di Chester Township, lungo il corso dell’Horse Cave Creek nella contea di Meigs, in Ohio. Era figlio di una coppia di contadini, Marcus Aurelius e Laura (Sherwood) Bierce, una discendente di William Bradford, tra i primi governatori della colonia di Plymouth. I genitori vivevano in gravi ristrettezze economiche, ma avevano ricevuto una buona istruzione. Ambrose era il decimo di tredici figli, a ciascuno dei quali il padre aveva dato un nome che iniziava con la lettera A.

Bierce era di discendenza inglese: i suoi antenati erano giunti in Nord America tra il 1620 e il 1640 in occasione della grande migrazione puritana. Disinteressato a tutto ciò, nei suoi scritti criticò spesso i valori puritani e le persone troppo orgogliose della propria genealogia.

Quando aveva quattro anni la famiglia si trasferì in Indiana, stabilendosi prima a Walnut Creek, a pochi chilometri a sud di Warsaw, nella contea di Kosciusko, e successivamente a Elkhart.

Bierce trasse grande beneficio dalla biblioteca della fattoria del padre e, in tarda età, dichiarò che quella ebbe su di lui una grande opportunità educativa. Un’altra influenza precoce fu quella dello zio, l’avvocato Lucius Verus Bierce, soprannominato il Generale, sindaco di Akron, in Ohio, fervente antischiavista che aveva fornito le armi agli insurrezionalisti di John Brown, per aiutarli nella loro crociata contro la schiavitù in Kansas (crociata che portò all’esecuzione capitale dello stesso Brown). Il giovane Ambrose osservò con attenzione l'idealismo di quell’uomo, le sue capacità oratorie, il pubblico impegno e l’attivismo sociale e, per tutta la vita, guardò alla carriera dello zio come a un modello da seguire.

Bierce frequentò un solo anno di liceo a Warsaw e, appena quindicenne, se ne andò di casa per iniziare l’apprendistato come tipografo presso il The Northern Indianian, un piccolo giornale abolizionista della medesima città.

A diciassette anni, licenziato dall’Indianian dopo essere stato accusato ingiustamente di aver rubato del denaro, si iscrisse all’Istituto Militare del Kentucky, dove per un anno studiò latino, storia, architettura e scienze politiche, e dove approfondì le materie militari, in particolare l’ingegneria topografica. Si adattò bene alla vita e alla disciplina dell’esercito. Lasciò l’istituto alla vigilia della guerra civile, facendo ritorno a Elkhart nel 1860 per lavorare dapprima come operaio in una fornace e poi come commesso in un emporio.

L'incipit di "Un abitante di Carcosa":

Poiché vi sono diversi tipi di trapasso… Alcuni, nei quali il corpo permane, e altri, in cui esso svanisce assieme allo spirito. Ciò accade di nonna in solitudine (tale è la volontà di Dio) e, non vedendo la fine, ci raccontiamo che l’uomo è perduto, o che è partito per un lungo viaggio… Cosa che, in effetti, egli ha fatto. Ma, talvolta, ciò è accaduto davanti agli occhi di molti, come dimostra un’ampia testimonianza al riguardo. In un certo tipo di trapasso anche lo spirito decade, ed era risaputo che, quando ciò avveniva, il corpo rimaneva in vigore ancora per lunghi anni. Talora, com’è attestato in modo veritiero, esso trapassa assieme al corpo, ma dopo un certo tempo risorge nel luogo dove quest’ultimo è marcito.

Meditando su queste parole di Hali (che Dio l’abbia in gloria) e interrogandomi sul loro significato profondo, al pari di chi, ricevuto un indizio, continua a dubitare e si domanda se non ci sia qualcos’altro oltre a ciò che ha compreso, non feci caso a dove fossi finito nel mio vagabondare, finché un improvviso vento gelido non mi sferzò il viso e risvegliò in me la percezione di ciò che mi circondava. Notai con stupore che ogni cosa pareva sconosciuta. In ogni direzione si estendeva una distesa pianeggiante, tetra e desolata, ricoperta da un’alta vegetazione di erba secca, che frusciava e sibilava nel vento autunnale con lo sa il cielo quale misteriosa e inquietante suggestione. Protese sopra di essa, a grande distanza l’una dall’altra, si ergevano rocce dalle forme bizzarre e dai cupi colori, che parevano avere tra loro un’intesa e scambiarsi sguardi dai significati spiacevoli, come se avessero alzato le teste per assistere al verificarsi di qualche evento presagito. Qua e là, alcuni alberi folgorati sembravano i cospiratori di quel malefico complotto fatto di silenziose attese.

Info

Spettri di frontiera (2019) di Ambrose Bierce (Adiaphora), 280 pagine, euro 16,00 (in eBook, euro 1,99) – ISBN 9788899593247 – Traduzione e cura di Matteo Zapparelli Olivetti