Scrive il generale dei carabinieri Roberto Riccardi, noto anche per essere, con le sue opere narrative, uno dei migliori giallisti italiani in circolazione: “Per le cosche l’arte è un campo da depredare per trarne lucro. Lo dimostrano il patrimonio milionario sequestrato nel 2017 dalla Dia a un trafficante di beni archeologici di Castelvetrano, feudo del noto latitante Matteo Messina Denaro, o i 5361 reperti provenienti da scavi clandestini effettuati nelle isole e nel meridione, recuperati a Basilea grazie all’indagine Teseo del Tpc” dove T p c sta per Tutela del Patrimonio Culturale, la sezione dei carabinieri preposta a recuperare le opere d’arte e i beni archeologici che ogni giorno sono oggetto di furti da parte della malavita organizzata. In questo caso, Il brano citato di Riccardi non è stato preso da uno dei suoi thriller, bensì da un libro che illustra l’attività della sezione Tpc dei carabinieri, nata nel 1969 in seguito a un furto di un dipinto del Caravaggio, la Natività, posto nell’oratorio di San Lorenzo a Palermo, nel quartiere della Kalsa, “governato” dalla famiglia Spadaro. Parliamo di “Detective dell’arte”, edito da Rizzoli, e l’indagine su quel furto sarà una delle prime affidate alla sezione Tpc, costituita il 3 maggio di quello stesso anno d’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione e che, d’allora, avrà sede in Piazza Sant’Ignazio. In tutti questi anni l’attività dell’Arma in questo campo è stata particolarmente intensa a causa dei tanti furti, alcuni davvero clamorosi, così come clamorosi sono stati alcuni ritrovamenti di beni e opere d’arte, che hanno richiesto operazioni investigative, molte a livello internazionale, degne di 007.

Riccardi, da par suo, racconta tutto con lo spirito del narratore, capace di far emergere il peculiare lavoro d’indagine che ha caratterizzato i tanti clamorosi furti avvenuti nel corso di questi anni, compreso quello famoso del Cratere di Eufronio, venuto alla luce nel 1971 e finito al Metropolitan Museum di New York che l’aveva acquistato da un ricettatore. Per arrivarci c’è stato tutto un tragitto che, una volta acquistato clandestinamente da un mercante americano, tocca prima il Canton Ticino attraverso un valico con l’Italia ben collaudato e quindi punta a Zurigo, nelle mani di un restauratore, che fa tornare il vaso al suo antico splendore. Il mercante americano pensa di metterlo all’asta, ma si rende conto che così sarà difficile ottenere una cifra corrispondente al suo reale valore. Pertanto, punta a venderlo direttamente, arrivando a coinvolgere il direttore, il suo vice e il curatore di beni archeologici del grande museo newyorkese. I tre prendono l’aereo per la Svizzera e il 31 agosto, pagato un milione di dollari, il vaso viene portato a New York su un volo della Twa.

Ma ormai le indagini sono in corso e se nel 1978 si chiudono con il verdetto di “non doversi procedere” nei confronti degli imputati per insufficienza di prove, in realtà restano sempre aperte. “La caccia al Cratere di Eufronio riparte nel 2000, a oltre trent’anni dal primo esito giudiziario” racconta Riccardi “Nel corso di una perquisizione a Parigi, in cui il mercante americano incappa in altre vicende, i carabinieri e i colleghi francesi gli trovano un memoriale autografo”. Un regalo improvviso del destino, lo avrebbe definito il Tenente Colonnello Quagliarella che guidava la sezione. Quindi, il 17 gennaio 2008, il ritorno in Italia, con tanto di tv a filmarlo e l’allora ministro della cultura Rutelli accanto. Il ritrovamento darà anche l’occasione di una mostra Nostoi. Capolavori ritrovati, allestita al Quirinale dove il vaso sarà esposto insieme ad altre opere d’arte recuperate in mezzo mondo dall’Arma.

Di racconti affascinanti, in questo caso addirittura commovente, come è stato con il Cratere di Eufronio, il libro ne è pieno. Non a caso nel 2014 è stato girato un film The Monuments men scritto, diretto, prodotto e interpretato da George Clooney che esalta le imprese di quanti in Europa li hanno storicamente preceduti, rendendo così protagonisti i 350 uomini di tredici paesi che salvarono i capolavori dell’arte dalle devastazioni della Seconda guerra mondiale. I nostri carabinieri sono gli eredi, in qualche modo, di quegli uomini.

Per questo a loro va il plauso più grande, perché hanno compiti e responsabilità superiori ai loro colleghi stranieri, compiti e responsabilità dovuti alla presenza nel nostro Paese di opere d’arte e siti archeologici più che in qualunque altra parte del mondo. E il documentatissimo e affascinante libro di Roberto Riccardi ci aiuta a capire il loro importantissimo lavoro.