Negli Stati Uniti l’idea è quella che i romanzi devono avere almeno trecento pagine. E’ una tendenza che sta prendendo piede anche in Italia attraverso operazioni editoriali che vogliono importare nel nostro paese formule che hanno successo altrove (anche in Spagna). Così, uno degli scrittori di punta del thriller americano, John Katzenbach, noto in Italia per il suo romanzo “Facile da uccidere” di quasi una trentina di anni fa e poi per altri romanzi, in particolare “La giusta causa” e “Sotto la corte marziale” per i film che ne furono tratti, rispettivamente con Sean Connery e Bruce Willis, si presenta sempre con almeno 500 pagine a titolo. Accade anche con l’ultimo romanzo “Il professore”, edito da Fazi nella traduzione di Manuela Francescon. Una considerazione a riguardo, e cioè la capacità straordinaria dell’autore di tenere il plot del romanzo, per quanto molto semplice – un uomo anziano con un principio di Alzheimer vede una ragazza che gli passa davanti sparire dopo il passaggio di un furgone – su un registro di tali e tanti dettagli la maggior parte dei quali risulteranno ininfluenti nell’economia del racconto.

Quell’evento, che al lettore risulta subito essere un rapimento con successivo sequestro di persona, è preceduto da una lunga presentazione dell’anziano protagonista, Adrian Thomas, del quale verremo a sapere, con una serie di informazioni che si dilungano per diverse pagine (ben sei solo per la visita dal neurologo che certifica il suo principio di Alzheimer) per completarne la presentazione di uomo vedovo che ha la tendenza a parlare con la moglie e il fratello defunti come se li avesse accanto a lui, che è stato professore universitario e che ha abbastanza coraggio per farla finita prima che la mente vacilli del tutto.

Da qui la scena si sposta sugli altri protagonisti della storia: la ragazza rapita, Jennifer Riggins, una sedicenne orfana di padre che vive con la madre e il nuovo marito di lei che non sopporta, motivo per il quale più di una volta ha tentato la fuga da casa. Poi di nuovo il vecchio Adrian che raccoglie il cappello da terra caduto alla ragazza durante il rapimento e la sua decisione dopo diverse congetture, se denunciare la cosa alla polizia o no, alla fine chiama il servizio di pronto intervento ma, a un certo momento, sconfortato da una certo scetticismo dell’agente al centralino, demorde. E siamo già a pagina trenta, quando lo scrittore ci introduce a casa di Terri Collins, un’agente di polizia, mamma di due figli cheha appena messo a nanna, quando riceve la telefonata dalla mamma di Jennifer, che disperata l’info rma che la ragazza è scappata di nuovo da casa. Vivendo sola con loro, per essere divorziata, ha il problema a chi lasciare le creature, troppo piccole per lasciarle in casa sena nessuno che le vegli, ma per fortuna c’è una vicina di casa che soffre d’insonnia e sarà ben lieta di fare da baby sitter piuttosto che “perdere tempo di fronte ai programmi notturni della TV via cavo o di camminare su e giù per la casa buia parlando da sola di tutto quello che non aveva funzionato nella sua vita”. E poi, via a casa della mamma di Jennifer, piangente, mentre il marito, un viscido psicoterapeuta, la consola con il suo tono di voce impostato in anni durante i quali ha spillato soldi ai suoi pazienti dispensando sicurezze. Mica è finita. Ci sono anche i rapitori di Jennifer, una coppia, uomo e donna, che naturalmente conosceremo fin dalla loro conoscenza avvenuta in un privè di incontri sadomaso, ora dedita a spinti spettacoli pornografici a pagamento in rete dai quali traggono lucro. E uno di questi spettacoli consiste nel gettare corpi di donne, alcune giovanissimi come quello di Jennifer, in pasto a spettatori che vi assistono attraverso gli schemi dei loro computer. La specialità sta nel fatto che le vittime sono del tutto incoscienti di quello che accade intorno a loro, completamente nude e con il volto nascosto dentro un sacchetto che consente loro solo di respirare, sdraiate su un letto per ore senza cibo, senza altri contatti se non le provocazioni sessuali dei suoi carcerieri, mentre gli spettatori scommettono, magari masturbandosi, sulla loro sorte. Naturalmente le indagini seguono il loro corso. La poliziotta Terri, ma siamo già oltre pagina cento, finalmente si incontra con il testimone Adrian, il professore, che vuole tener testa alla sua memoria sempre più vacillante in un susseguirsi di eventi che Sciascia avrebbe risolto in poche pagine. Ma è anche vero che per tenere il lettore partecipe alla storia per tante pagine, delle quali almeno la metà gonfiate artificialmente per questioni di mercato, bisogna anche dire che a farlo possono essere solo dei grandi professionisti quali, appunto, John Katzenbach.