Prendete dieci personaggi, apparentemente senza un passato o un presente in comune. Fateli confluire in un unico luogo, una villa su un'isola, l’evoluzione naturale della classica “camera chiusa”, ognuno con le proprie motivazioni e ragioni per essere lì. Dopodiché ha inizio la mattanza. Bene, se avete intenzione di scrivere un romanzo del genere, sappiate che è già stato fatto e non potrete far meglio.Tutto inizia con una filastrocca, affissa nelle camere da letto della magione. È lì perché ogni ospite possa vederla e leggerla, magari riconducendola alla propria infanzia. È una rima per bambini e allo stesso tempo il motore di un meccanismo perfetto. Innocenza e morte fuse assieme.

Dieci poveri negretti

se ne andarono a mangiar:

uno fece indigestione,

solo nove ne restar

Agatha Christie pubblica Dieci piccoli indiani, riedito nel corso del 2017 da Mondadori nalla collana Oscar Gialli, nel 1939 mentre per la prima edizione italiana occorre attendere fino al 1946. Il suo successo è immortalato dallo sbalorditivo numero di copie vendute e di adattamenti teatrali e cinematografici, che lo consacrano come il giallo più letto di sempre. Eppure in esso manca del tutto la figura dell’investigatore. Il lettore medio che notoriamente si lascia trasportare nell’intreccio e, tra il pigro e l’incredulo, si affida passivamente al detective di turno, qui viene lasciato a se stesso. Manca il tramite tra lui e gli eventi, manca il filtro interpretativo della mente geniale applicata al caso. Chi si cimenta con questo libro riceve una sfida diretta ed è sua responsabilità districarsi in una trama che non ha precedenti.

Nove poveri negretti

fino a notte alta vegliar:

uno cadde addormentato,

otto soli ne restar

Ogni cosa ruota intorno al dieci: sono dieci i personaggi, dieci le statuine dei piccoli negretti che vengono infrante una a una, dieci i peccati da scontare. Uno dopo l’altro, tutti gli ospiti della casa incontrano il loro destino. Il terrore comincia a serpeggiare tra quelli ancora vivi, confinati in una claustrofobica villa da cui non possono fuggire, mentre l’atmosfera si carica sempre più di un’angoscia strisciante. Sullo sfondo, la macabra filastrocca continua a scandire i suoi rintocchi di morte.

Sette poveri negretti

legna andarono a spaccar:

un di lor s'infranse a mezzo,

e sei soli ne restar.

Davanti alla minaccia mortale, i personaggi non fanno fronte comune ma vengono travolti da un vortice di sospetti reciproci, dopotutto siamo in Inghilterra, dove formalità e diffidenza sono all’ordine del giorno. Gli omicidi si susseguono inesorabili e dipingono un’atmosfera tetra, carica di una tensione che progressivamente si fa sempre più insostenibile, anche se la Christie non indulge mai in particolari truculenti. Anzi, un punto di forza del romanzo è proprio questo: creare suspence e a tratti autentica angoscia, rifuggendo i facili stereotipi del genere. Non ci sono stanze buie e porte cigolanti; al contrario, la villa in cui si trovano i malcapitati è moderna, priva di anfratti in cui nascondersi e dotata di ogni comfort all’avanguardia per l’epoca. Un luogo apparentemente non in grado di trasmettere paura diviene una prigione da cui i protagonisti non possono scappare. Anche l’isola, estensione naturale della villa, non offre nascondigli e costringe i personaggi entro i confini di un mondo chiuso, architettato al solo scopo di infliggere le pene commisurate ai delitti commessi. Nessuno dei personaggi è infatti privo di colpe.

Quattro poveri negretti

salpan verso l'alto mar:

uno un granchio se lo prende,

e tre soli ne restar.

Esistono romanzi che creano un genere, un filone narrativo a cui poi altri autori attingono, copiando o perfezionando secondo le loro capacità. Altri libri propongono ritratti memorabili di personaggi destinati a essere ricordati e presi a modello. Poi, e sono forse ancor più rare, ci sono opere impareggiabili, che portano al massimo grado di raffinatezza un meccanismo narrativo al punto da poter essere solo imitate, ma senza possibilità di ulteriore miglioramento. Dieci piccoli indiani è un lavoro del genere. Agatha Christie è una grande scrittrice, forse sottovalutata, penalizzata dal fatto di aver esplorato quasi esclusivamente una letteratura di genere. La sua padronanza della lingua è magistrale, dosa perfettamente ritmo e parole, crea intrecci a orologeria e atmosfere efficacissime senza sbagliare un colpo, facendosi perdonare, come in questo caso, l’assoluta improbabilità della trama. D’altra parte i suoi personaggi hanno comportamenti e reazioni del tutto plausibili. La Christie conosce intimamente le paure dell’animo umano e come reagiscono le persone sottoposte a tensioni micidiali.

I due poveri negretti

stanno al sole per un po':

un si fuse come cera

e uno solo ne restò.

Se qualcuno vi dice che i gialli non sono letture di spessore, non dategli retta. E se dopotutto vi viene voglia di smentirlo, consigliategli questo capolavoro. Certo, se siete tra i lettori che preferiscono gli hard-boiled alla Spillane è probabile che vi siate lasciati scappare questo gioiellino, ma non vi preoccupate, siete ancora in tempo a rimediare.

Solo, il povero negretto

in un bosco se ne andò:

ad un pino si impiccò,

e nessuno ne restò.