C’è qualcosa di Simenon nella storia, che assume forti tratti noir, raccontata dallo scrittore Dezsö Kosztolànyi in “Anna Ėdes”, pubblicata dalla casa editrice Anfora di Milano, specializzata in letteratura ungherese, e tradotta da Andrea Rènyi e Mònika Szilàgyi.

Dezsö Kosztolànyi, uno dei più grandi autori del 900 ungherese, morto a Budapest nel 1936, non è sconosciuto in Italia: suoi libri sono stati pubblicati da Sellerio, Edizioni e/o, Rubettino, Castelvecchi e Mimesis, ma questo romanzo in particolare, considerato il suo capolavoro, vede adesso la prima edizione integrale, dopo che la vecchia Baldini&Castoldi ne pubblicò una versione censurata nel lontano 1937.

Sono diversi i temi scottanti che affronta: il sesso, i rapporti di classe, l’epoca in cui il romanzo è ambientato, intanto, all’inizio degli anni Venti dopo la caduta della Repubblica dei Consigli ungherese di stampo comunista, guidata da Béla Kun, in una casa borghese e controrivoluzionaria. I protagonisti all’inizio sono due coniugi, lui Kornèl Vizy, alto funzionario dello stato che farà in tempo a diventare sottosegretario, e sua moglie, una signora che è sempre scontenta e sospettosa delle cameriere che vengono a lavorare da lei, sempre in tensione nei loro confronti e sempre licenziate, tutte. Finché il portiere dello stabile, Ficsor, non le propone l’assunzione di una sua nipote, Anna Ėdes, appunto, una giovane del suo paese di campagna, presentata come seria e lavoratrice.

E, in effetti, così si dimostrerà.

A parte una iniziale difficoltà di ambientazione e di armonizzazione con la pretensiosa signora Angela Vizy che la controlla in ogni momento della giornata, la rottura da parte della neoassunta di un ricordo della sua bambina morta a sei anni, Anna Ėdes un po’ alla volta non solo conquisterà la fiducia della padrona, ma avrà in lei una estimatrice da farsi vanto presso gli amici di averla in casa. Tanto che molte visite erano dettate dalla curiosità di conoscere questa giovane che si alzava all’alba per pulire casa, rifiutava i giorni di libertà per continuare a lavorare, mangiava poco ed era sempre riservata.

Ma le sorprese non mancano. Ci sarà un momento infatti in cui arriverà a casa dei Vizy un nipote giovane e bello, Jancsi, tombeur de femmes, nulla facente, un po’ scavezzacollo, accolto con gioia dagli zii ma anche criticato per la sua condotta di vita troppo spensierata. Tanto che lo zio, grazie alle sue buone conoscenze, si preoccuperà di trovargli un lavoro in banca. Non è difficile immaginare che cosa succederà tra il giovane e Anna, dopo che lui, per un certo tempo trascurata, le metterà gli occhi addosso. E l’occasione perché se ne approfitti arriva quando i coniugi Vizy se ne vanno per qualche giorno in vacanza. La sorpresa sta nella facilità e sensualità animale con la quale Anna gli si concede per una notte intera. Poco dopo, quando Jancsi, al ritorno degli zii e ormai impiegato in banca, se ne andrà ad abitare da solo in una casa in affitto, la ragazza si ritroverà incinta. Jancsi naturalmente non ne vuol sapere, tanto più che lei altro non è una cameriera, mezza contadinotta. Si preoccuperà invece perché abortisca. E Anna, innamorata del signorino, subirà tutto con estrema riservatezza, bevendo le porzioni velenose che Jancsi le procurerà mandandola quasi al creatore. Ma lei, per la sua forte fibra, resisterà.

Per il resto, la vita, soprattutto il lavoro in casa, tornerà ad essere la solita. Qualcosa cambierà quando lo spazzacamino di casa, vedovo e padre di una bambina, le farà la corte nel tentativo di sposarla. In quel caso sarà la signora Vizy ad ammalarsi: chiaramente una forma di ricatto nei confronti di Anna perché non lasci la casa. Messa alle strette Anna, sul letto da malata della padrona, l’accontenta. E lo spazzacamino dovrà cercare moglie altrove.

Quando tutto rientrerà nella normalità quotidiana e il signor Vizyi avrà finalmente la tanto attesa promozione a Sottosegretario di Stato, la vita non avrebbe potuto che volgere al meglio. Invece la notte stessa in cui si festeggia con ospiti di riguardo e brindisi ufficiali la nomina, accade l’irreparabile: la buona e servizievole Anna li uccide entrambi a coltellate, prima la donna poi il marito corso in sua difesa, lasciandoli in un lago di sangue.

Perché?

Intorno a questa domanda, alla cui risposta concorrono molti fattori, da quelli di classe a quelli politici (la si fa passare per comunista), dal carattere chiuso della ragazza al mistero del suo comportamento così contradditorio, prenderà corpo la parte finale del romanzo che vedrà l’imputata in cella e alla sbarra mantenere, intatta, la sua estrema riservatezza, da spingere lo stesso lettore a chiedersi: perché?