Con l’immenso Gideon Fell, appunto…

Rombi di tuono per il dottor Gideon Fell di John Dickson Carr, Mondadori 2014.

“Nel Nido dell’Aquila di Hitler a Berchtesgaden la morte aveva già colpito una volta. Era successo durante un soggiorno nella baita di montagna del Führer, quando il facoltoso fidanzato dell’allora diva del cinema Eve Ferrier era precipitato da una terrazza: lei si trovava da sola con lui ed era appena stata nominata sua erede… Ora, diciassette anni dopo, la figlia di un uomo d’affari inglese ha accettato un invito nella residenza di Eve a Ginevra, e si teme che in qualche modo la storia possa ripetersi”.

Anche perché tra gli invitati spuntano pure Gerald Hathaway e la giornalista Paula Catford che erano presenti al tragico episodio (già, perché questo invito?). A sorvegliare la figlia dell’uomo di affari inglese, Audrey Page, anzi per cercare di farla desistere ad accettare l’incontro, su pressione del padre, c’è Brian Innes, irlandese del nord, quarantasei anni, capelli rossi con qualche filo grigio, alto e magro, “dotato di molta immaginazione e di un umorismo alquanto sardonico”.

Intanto Desmon Ferrier, marito di Eve, dice che la moglie sta cercando di avvelenarlo e, guarda un po’, da una sua boccetta di profumo caduta per terra, esce fuori una sostanza che sembra vetriolo o acido solforico. Nella vicenda non può mancare un “tipo incredibilmente grosso, con un ciuffo di capelli” che gli pende da un lato della fronte: il nostro dottor Gideon Fell che, grugnendo e tuonando “Arconti di Atene!”, magari davanti a sei bottiglie di birra, scombina le carte per arrivare ad un finale sorprendente, in una vicenda dove ha spazio anche l’attrazione amorosa che gira intorno ad Audrey Page.

Tutti gli occhi del lettore sono puntati sul fatto che il misterioso incidente o assassinio (ma come è stato possibile?) possa ripetersi, magari con il tuono che romba ed il bagliore di un lampo nel cielo. Tipico del grande Carr.