Torna un grande professionista del romanzo storico, sia thriller che giallo, e presenta la sua nuova attesissima opera: Il testamento del papa (Nord), in arrivo nelle librerie il 21 novembre prossimo.

Stiamo ovviamente parlando di Giulio Leoni, che abbiamo incontrato per parlare un po’ di questa sua nuova fatica.

         

Aspettavamo con ansia il tuo ritorno, ma per i nuovi lettori di ThrillerMagazine ti chiediamo: chi è Giulio Leoni? E come è arrivato a conquistare i cuori degli amanti di thriller storici?

Sono uno che ama sentir raccontare storie. E le ama a tal punto da finire ogni tanto per raccontarsele da solo, quando ne immagina una che lo colpisce. E poiché è di carattere generoso, la racconta ad alta voce in modo che tutti possano ascoltarla, e poi finisce pure per scriverle, nel timore che possano perdersi! A parte gli scherzi, io credo che se c’è qualcosa da apprezzare nei miei romanzi, questo sia il continuo tentativo di tenere in equilibrio gli elementi storici e quelli fantastici, senza mai tracciare un confine netto tra i due. Questo sia per evitare i rischi di un didatticismo noioso, sia e soprattutto per cercare di non interrompere mai nel lettore l’immergersi nella narrazione come in un flusso continuo di riflessioni ed emozioni. Quello che cerco di ottenere è che il lettore insomma non si chieda mai cosa sia vero e cosa sia falso di quello che sta leggendo, perché tutto è contemporaneamente vero e falso. Non so se questo sia in linea con i dettami del thriller storico “politically correct”, ma spero che i lettori mi perdoneranno!

         

L’imminente tuo nuovo lavoro, “Il testamento del papa”, ci guida in un thriller di mille anni di ampiezza: puoi raccontarci qualcosa della sua nascita?

Avevo da tempo il desiderio di scrivere un romanzo in cui venisse affrontato un tema che mi ha sempre intrigato: come nascono le leggende. Come in altri termini un fatto storico venga rielaborato nelle epoche successive, arricchito o addirittura deformato fino a trasformarlo in qualcosa di profondamente diverso.

In questo caso mi interessava la figura di Silvestro II, il “papa mago” per eccellenza e in qual modo una limpida figura di scienziato, veramente anticipatore nel campo della matematica e della meccanica, sia stato rivestito nei tempi successivi delle vesti sulfuree del mago e dell’indemoniato. Fino a essere la fonte d’ispirazione per la stessa figura del Faust rinascimentale. Nel romanzo Silvestro II esce dal primo millennio per approdare nella Roma del 1928, crocevia dello spionaggio internazionale e divisa tra un regime fascista che si va consolidando e l’agitarsi sotterraneo di un vero e proprio revival esoterico, che cerca nelle leggende intorno al papa mago la traccia per giungere a un’incalcolabile ricchezza. Ho giocato insomma su un’inversione dei ruoli, la razionalità medievale a confronto con l’irrazionalità e la barbarie di ritorno del Novecento.

         

Siamo abituati agli “strani marchingegni” dei tuoi romanzi, che ci svelano quanto la realtà superi ogni fantasia: anche la statua di Silvestro II è vera?

Uno degli aspetti più affascinanti della leggenda nera di Silvestro è legato alla famosa statua parlante, che egli avrebbe realizzato con l’aiuto dei demoni. Era un tema che naturalmente non potevo lasciarmi sfuggire, sicuro come sono che, dietro i velami della magia non poteva trattarsi altro che di una macchina. L’idea che gli antichi disponessero di conoscenze tecniche e scientifiche più avanzate rispetto a quello che comunemente si crede è una delle mie convinzioni più radicate, da prima ancora che venisse confermata da Lucio Russo nel suo bellissimo La rivoluzione dimenticata. E colgo ogni occasione per tornarci sopra nelle mie storie, sempre nella presunzione che quello che affascina me possa interessare anche il lettore.

         

Per Newton Compton è appena uscito un tuo giallo breve digitale, “A mezzanotte sul ponte scialuppe”: vuoi parlarci di questa esperienza?

Prima che in digitale è uscito in un’antologia cartacea, Giallo Estate. È un racconto che mi ha divertito molto a scriverlo, e spero che piaccia anche a chi dovesse leggerlo. Qui propongo al lettore un’altra delle mie passioni, il mondo dell’illusionismo e della magia da palcoscenico, e di come essi si intreccino spesso con il delitto. Con cui condividono un tratto essenziale, la “misdirection”, ossia la capacità di distrarre l’attenzione dell’osservatore da quello che avviene, per concentrarla ad arte su una zona innocua del palcoscenico. Appunto quello che fa ogni buon assassino che si rispetti, falsificando gli alibi e confondendo le piste, in modo da disorientare l’investigatore.

         

Cosa ne pensi dell’editoria digitale? Saprà aiutare il rilancio di quella cartacea o farà la sua propria strada?

L’editoria digitale è destinata a operare una rivoluzione molto simile a quella operata da Gutenberg ai suoi tempi. Ha una tale potenza pervasiva che è destinata inesorabilmente a sostituirsi prima o poi quasi totalmente a quella cartacea, specialmente per quanto riguarda la narrativa di intrattenimento. Resisteranno più a lungo le stampe d’arte o comunque il libri arricchiti di illustrazioni, che mal si prestano alla visione sul monitor, ma si tratterà comunque di una produzione di nicchia. Anche le conseguenze saranno molto simili: la stampa eliminò il monopolio dei centri di copia e delle biblioteche, tutti essenzialmente nelle mani della Chiesa, il digitale nel tempo eliminerà il monopolio dei grandi gruppi editoriali. Dico nel tempo, perché si tratterà di un processo molto più lungo di quello che si potrebbe pensare, visto che l’apparente libertà illimitata delle reta trova un limite drammatico nei motori di ricerca: è nel loro controllo e nelle loro capacità di indirizzamento che si trasferirà il potere monopolistico un tempo esercitato dal sistema dei media. Adesso bisogna pregare un editore perché ci dia retta, tra breve dovremo rivolgere le nostre preci a Google!

         

Sei notoriamente un grande appassionato di illusionismo: quanto ti aiuta questo nella narrativa?

Sì, c’è qualcosa che lega indissolubilmente la magia e il delitto. Parlo naturalmente del delitto elegante, giallo, che intercorre tra persone per bene tra una conversazione sul tempo e un leggero diverbio sulla reincarnazione. Quel delitto che secondo De Quincey richiede progetto, gentiluomini, socialità, luce e ombra, poesia e sentimento. Quanto di più lontano dal crimine bestiale del noir, che sempre quel melanconico Inglese riassumeva nel tristo trittico di coltello, portafogli e vicolo oscuro. E la conoscenza delle tecniche magiche è di aiuto notevole quando si deve immaginare qualcuno di quei sinistri algoritmi seguiti dagli assassini alla ricerca del delitto perfetto. Una meta difficilissima da raggiungere, così come è difficile da raggiungere il trucco perfetto, la perfetta sparizione, la levitazione senza fili.

         

Sappiamo che sei tradotto in molte lingue: sai dirci cosa pensano di te gli “stranieri”?

Be’, è già difficile capire cosa pensano gli italiani... a parte gli scherzi, visto che hanno la pazienza di tradurre ed editare molti dei miei racconti, immagino che poi si divertano anche a leggerli. Ricevo di tanto in tanto lettere di lettori stranieri, che in genere sono lusinghiere. Insomma, lungi dall’avere il seguito di una rockstar, mi è però capitato di sentire in qualche città europea «Ah, lei è l’autore di...», per quel che può valere, naturalmente.

         

Per finire, cos’ha in serbo per noi il tuo cappello da mago?

Ah, questo è un terreno minato! Lamberto Desideri, che è stato il maestro di gran parte dei maghi romani, diceva sempre: «Non ripetete mai un giuoco, non anticipate mai quello che state per fare!». A parte gli scherzi, sto girovagando su due o tre cose diverse: una è un nuovo episodio delle avventure congetturali di Dante Alighieri, un’altra è invece legata a una vicenda misteriosa avvenuta nell’Europa dell’est nel secolo scorso. E c’è poi finalmente un vero romanzo sul mondo della magia, un mondo che ho spesso sfiorato in tanti racconti, ma senza mai descriverlo dal di dentro in modo esauriente. E potrebbe essere proprio il protagonista di A mezzanotte sul ponte scialuppe a occuparsene. Devo vedere dove mi porta la penna, per decidere.

        

In chiusura, ricordiamo che Giulio Leoni sarà a Milano domenica 24 novembre alle 10.30, Palazzo Morando, per presentare il suo romanzo in occasione dell’evento L’Italia Noir (BookCity).