«Il maschio farlocco è un modello che non va mai fuori moda – disse rivolta alla siberiana – E questo è un esemplare di razza»

Eva” è il secondo romanzo de «Le Vendicatrici», scritto a quattro mani da Massimo Carlotto e Marco Videtta, ciclo che continuerà ad essere pubblicato nei prossimi mesi da Einaudi – più precisamente a settembre uscirà Sara e a novembre Luz.

Qui rispetto a Ksenia la tensione sale, la padronanza sulla storia si fa di granito, la solidale complicità tra le protagonista si evolve e il libro si divora in poche ore.

Ma vediamo i fatti.

Renzo Russo è tornato: per chiedere perdono, almeno così racconta a Eva D’Angelo, la moglie abbandonata, fregata e ancora innamorata, “una donna di quarant’anni dal viso intelligente”, leggermente sovrappeso eppure piacente. È tornato, sì, ma con un’ipoteca pericolosa alle calcagna, una zingara molto atipica e sicura del fatto suo, col cuore ferito per essere stata lasciata, una bulletta che non esita a colpire Eva per parificare il conto in sospeso di una vendetta personale. Si chiama Melody Mascherano e va ad arricchire la magnifica galleria di personaggi femminili che gli autori dipingono in grande stile:

«A letto era diversa da tutte le donne che Renzo aveva conosciuto. Piú disinibita ma non per questo un puttanone, categoria ben definita nella sua classificazione personale dell’universo femminile. Faceva sesso con estrema naturalezza, come un esercizio fisico senza troppa importanza. Preferiva stare sopra. In pratica faceva tutto lei. Raggiunse l’orgasmo in tre, quattro minuti, lasciandolo all’asciutto. E poi, soddisfatta, rimase a guardare Renzo che si masturbava. Sí, mai conosciuta una ragazza cosí. Era di un altro pianeta».

Meldoy sfregia Eva e a questo punto si innesca il conflitto, cui prende parte Serse Mascherano, il capoclan di una tribù che controlla attività illegali, dallo spaccio di cocaina e alla riscossione crediti illeciti. Si aggiunge anche il commissario Mattioli, antico inseguitore dei Mascherano e grande conoscitore delle dinamiche che stanno alla base di quel clan:

«Gli affiliati erano tutti mezzi imparentati fra loro, senza una gerarchia precisa. Ogni componente gestiva i propri affari in modo autonomo, anche se al vertice c’erano quelli che venivano definiti “zii”, cioè gli anziani piú autorevoli. Le donne erano parte attiva dell’organizzazione, soprattutto nel traffico di stupefacenti. Era gente che amava ostentare la ricchezza accumulata in quarant’anni di attività, e questo aveva consentito alle autorità di confiscare possedimenti e sequestrare beni. Ma per ogni villa abusiva che veniva abbattuta, i Mascherano ne costruivano altre, ancora piú opulente e sfarzose».

Oltre a Eva, protagoniste sono le altre Vendicatrici, con la V maiuscola: la siberiana Ksenia,  la colombiana  Luz – bellissimo il loro rapporto –, Sara, vero nome di Monica, sulla via dell’autodistruzione se non fosse che un grintoso aiuto collettivo la rimette in carreggiata. Non vi anticipo cosa succederà, come abilmente verranno tirati i fili di una ritorsione attesissima. Non vi racconto come le nostre eroine si districheranno in questa nuova sfida. Vorrei piuttosto puntare l’attenzione sull’abilità degli scrittori nel sondare e restituirci le complessità dell’animo femminile, tutte. Dal candore accogliente di Eva, che poi diventerà fermezza, alla risolutezza di Luz, alla forza di Sara, alla rabbia di tutte le presenti, rabbia che poi ha il dono di esplodere e rinascere, distruggere e ricostruire, insomma… una rabbia che calibra istinto e sagacia sfruttandone le sfumature, una rabbia indirizzata laddove appunto solo le donne sono in grado di arrivare.

E la vendetta? La vendetta riesce, ma non scissa da un’etica profonda. Questo ha un senso. Il mondo delle volte va storto e allora bisogna rimboccarsi le maniche e agire implacabili, perché: «Giustizia o vendetta. A volte non c’è nessuna differenza»