Con questo suo primo romanzo giallo dal titolo Arab Jazz (Arab jazz, 2012) lo scrittore Karim Miské ci fa conoscere una Parigi che i turisti non vedono quasi mai, una città dove i vari movimenti di fondamentalisti non si incontrano certo per discutere pacificamente ma si affrontano con odio e chi professa una religione trova accordo con altri religiosi solo se si trovano ad avere interessi in comune rappresentati da denaro o da potere.

In un appartamento del 19° arrondissement vive da solo Ahmed Taroudant che un giorno scopre che la sua vicina di casa (abita al piano superiore) e amica Laura Vignola è stata uccisa e appesa fuori del suo balcone. Si tratta sicuramente di un omicidio a sfondo religioso compiuto da qualche folle.

Ahmed è un uomo solitario, vive di sussidi pubblici e la sua vita si svolge principalmente a casa sua oppure si reca dal vicino barbiere o nella libreria condotta da un armeno dove li, acquista libri gialli e in casa ne ha a centinaia. Sembrerebbe il colpevole ideale di questo crimine efferato.

La sua scoperta, lo costringe a uscire da quel torpore e da quella grave forma di depressione cosicchè cerca di collaborare con i due poliziotti che conducono le indagini. Sono il tenente Rachel Kufstein, ebrea, bella e dai capelli rossi e il silenzioso tenente Jean Hamelot. I due, dopo poche battute, escludono che Ahmed possa aver compiuto il crimine

Scartata questa ipotesi, i due investigatori si immergono in un mondo fatto di gruppi religiosi diversi come mussulmani, ebrei chassidici, armeni, testimoni di Geova e altri.

Ma in tutto questo entrano di scena anche spacciatori di droga e un nuovo tipo di droga: il Godzwill, un piccola pillola che permette a chi la assume di vagare per il cielo quasi prendendo il posto di Dio.

E questa potrebbe essere la pista giusta che potrebbe permettere di scoprire l’assassino.

L’autore:

Karim Miskè è nato nel 1964 ad Abidjan da padre mauritano e madre francese. Cresciuto a Parigi, si è trasferito a Dakar per gli studi in giornalismo.

È da più di vent’anni regista di documentari i cui argomenti spaziano dai rapporti tra le religioni, alla sordità, alla bioetica che vengno trasmessi su Arte, France 2 e Canal+.

A partire dal 2010 pubblica numerosi articoli sul tema del razzismo e tiene un blog sul sito de «les inrockuptibles».

Arab Jazz è il suo primo romanzo, con cui nel 2012 ha vinto il Grand prix de littérature policière.

la quarta:

Parigi, XIX arrondissement. In una notte di giugno Laura, hostess sulla trentina, viene uccisa in casa sua. L'inquilino del piano di sotto è Ahmed Taroudant, trentenne anche lui, affetto da depressione cronica. Il suo miniappartamento è pieno di romanzi gialli, due tonnellate e mezzo di volumi acquistati da Monsieur Paul, il libraio sotto casa, e le sue orecchie ascoltano tanta buona musica. Sembrerebbe proprio lui - capelli un po' crespi, labbra carnose, sguardo dolce — l'omicida perfetto, l'autore di un delitto passionale. Eppure quando i due tenenti incaricati del caso, la rossa Rachel e il silenzioso Jean, bussano alla sua porta, bastano poche battute per capire che la soluzione non può trovarsi tanto vicino. I due poliziotti, ben distanti dall'immaginario dato dalla divisa, cuori solitari e spiriti critici, sono inchiodati su un caso in cui i potenziali assassini sono troppi. Fino a quando inizia a dipanarsi un filo che parte dalla comunità dei testimoni di Geova e si collega alla diffusione di una nuova droga, il Godzwill, una pastiglia blu che ti manda in cielo quasi fossi Dio in persona.

Lo scenario che fa da sfondo all'efferato omicidio si estende dal xrx arrondissement a Crown Heights, da Parigi a New York, simboli dell'integrazione occidentale, dove minoranze etniche e religiose hanno piantato nuove radici: ebrei chassidici, testimoni di Geova, armeni e musulmani. Ognuno dei personaggi di questo romanzo ha un colore unico e Karim Miské ci svela un mondo pullulante di vita, in cui l'inchiesta poliziesca si innesta su un romantico panorama esistenziale: tra negozi kasher, ristoranti turchi, parrucchieri ebrei e librai armeni,

Arab Jazz sveste l'immagine banalizzata delle coesistenze miste e ritrova la sostanza di quel che si muove al di sotto degli skyline metropolitani.

Arab jazz di Karim Miské (Arab jazz, 2012)

Traduzione Maurizio Ferrara

Fazi Editore, pagg. 309, euro 16,00