Decisamente alla fine degli anni ’70 qualcosa stava cambiando nel cinema d’azione. Non siamo ancora arrivati all’Era Stallone-Schwartzy che cambierà comunque la percezione dell’action cinema, e neanche al tono fumettistico di Indiana Jones, ma Bond, in qualche modo, non sembra più lo stesso.

Roger Moore è sicuramente a suo agio in questa avventura che, come si evince da un cambiamento nella scritta dei titoli di coda del precedente film, che annunciava Solo per i tuoi occhi, fu concepito rapidamente per seguire il rilancio della fantascienza avventurosa di Guerre Stellari.

Bond nello spazio? In effetti diversi testi di cinema di genere classificano 007 nel filone SF. Non sono del tutto d’accordo anche se questo episodio, con le battaglie in orbita, i mitra laser e tutta una serie di richiami più o meno evidenti nel corso del film, si avvia a essere un meta-genere che supera le barriere per quanto ampie della spy avventurosa.

          

Prima di tutto c’è da osservare che la messinscena visuale è superba, soprattutto se vista oggi in Blu-ray. Venezia, i castelli francesi, Rio, l’Amazzonia con la cascate di Iguassù (perdoniamo l’inserimento di un paio di inquadrature in cui si vede la piramide di Tikal che invece è in Belize...) sono realmente spettacolari. Possiamo dire anzi che la trama, vagamente costruita sul canovaccio di La spia che mi amava, è scritta in funzione della visualizzazione più spettacolare a dispetto di ogni logica e credibilità.

Perché Chang dovrebbe assalire Bond in armatura da kendo con tanto di spada di bambù se vuole ucciderlo? E la “bella” trovata del lanciatore di pugnali che emerge dalla cassa durante il funerale veneziano non vi sembra un po’ tirata per i capelli? Malgrado ciò tutto si perdona perché i fatti si incatenano con rapidità e scioltezza senza lasciare allo spettatore troppo tempo per analizzare logicamente ciò che accade.

Piuttosto infastidisce non poco la sempre più marcata vena umoristica e grottesca che avrà poi nei titoli successivi un peso considerevole a detrimento di tutta la serie. È un piacere ritrovare Jaws e, alla fine, vederlo anche alleato di Bond ma forse si poteva evitare tutta la pagliacciata della “fidanzatina” con treccine e occhialini. Che il gigantesco killer decida di abbandonare i folli sogni di eugenetica di Drax sarebbe perfettamente comprensibile anche se la scelta fosse generata semplicemente dalla consapevolezza di essere un mostro. E poi (come spiega Wood nella novelization del film precedente) l’impianto in bocca non gli aveva precluso per sempre la parola? Ma non siamo troppo severi.

           

Il complesso visuale è sontuoso la presenza di Lois Chiles e di Corinne Cléry entusiasmante e Michael Lonsdale, che già fu nemico dello Sciacallo e sarà poi alleato di Jean Reno in Ronin, perfettamente aderente al ruolo. Ormai non si parla neanche più di Guerra Fredda, siamo tornati a un tema classico dell’Avventura e dello spionaggio degli anni ’60, il mad doctor che pianifica la distruzione del mondo per sentirsi un dio...

Il segno dei tempi si nota anche nei dettagli. Armi meno dozzinali da film del decennio precedente, più moderne e combattimenti corpo a corpo che, benché mantengano il classico stile Bob Simmons, fatto di plateali gomitate, calci sferrati appesi da una fune o a un sostegno sopraelevato, strizzano l’occhio al cinema del kung fu. Certo, Bond non può essere Bruce Lee, è un omaccione e, alla fine, pur esperto in arti marziali, sostiene la sua figura virile a suon di cazzotti, ma, in alcuni scambi, la bagarre è piacevolmente moderna.

Fa un po’ tenerezza vedere il nostro che fotografa documenti segreti con una microcamera che nell’ottica ha il suo numero identificativo, ma siamo appunto nel 1979 e i cellulari con la fotocamera ancora non esistono. Come a dire che il reparto Q di ieri è l’oggettistica di uso comune di oggi.

          

Alla fine un Bond di passaggio in cui il dato rilevante è proprio il transito da sceneggiature spettacolari ma abbastanza credibili a storie più labili al servizio dell’effetto speciale. Un trend che costituirà una costante in quasi tutto il cinema d’azione degli anni ’80 e ’90 e contribuirà ad allontanare l’action dal pubblico più adulto per imboccarla via adolescenziale dei videogiochi.

Resta comunque uno dei Bond più visti al cinema con incassi al botteghino superiori ai precedenti.