Sicuramente è stato uno dei Bond che più mi hanno influenzato creativamente. Credo di averlo visto decine di volte in tutte le versioni (sullo schermo, in TV, in VHS, in DVD e in Blu-ray!). La prima volta fu all’uscita nelle sale. Grandissima emozione, erano gli anni di Bruce Lee della mia grande infatuazione per l’Oriente, e poi erano anni in cui Segretissimo offriva continuamente delle serie nuove e avvincenti.

In questa seconda prova Roger Moore è ancor più a suo agio con il personaggio. Tiratissimo (considerando che non era più un ragazzino e solo qualche anno prima rivelava qualche chilo di troppo nella caratterizzazione di Brett Sinclair in Attenti a quei due) ironico quel che basta ma anche con una vena di durezza che il suo personaggio perderà nei film successivi. È emblematico l’interrogatorio di Lazar, il fabbricante di proiettili d’oro, e soprattutto il primo incontro-scontro con miss Andrea (Miss Sanders per il pubblico italiano; Maud Adams che sarà l’unica donna a tornare nella serie con un ruolo importante in Octopussy). La schiaffeggia più volte, le torce il braccio, la minaccia. Oggi il pubblico femminista insorgerebbe per comportamento politicamente scorretto. Ma che ci volete fare? Bond sta lottando contro un assassino implacabile che nessuno ha mai visto, certi eccessi di “rudezza” sono logici e anche umanizzanti. Malgrado le smargiassate Bond di Scaramanga un po’ ha davvero paura.

          

Del romanzo originale rimane poco al di fuori della biografia del super killer e l’idea, appunto, di uno scontro tra 007 e un killer a pagamento. Figura carismatica quella di Scaramanga interpretato da “Dracula” Christopher Lee che era anche un lontano parente di Ian Fleming (al quale un po’ somigliava) e che era stato anche preso in considerazione per il ruolo negli anni ’60. Qui come antagonista è perfetto.

Fa coppia con il nano Hervé Villechaize riproponendo la coppia di Fantasyland (in cui Ricardo Montalban padre in effetti mostrava una certa somiglianza con l’uomo dalla pistola d’oro). Ma nel film c’era molto di più. Peccato che la vera idea forte del libro (Bond dopo un periodo di prigionia in Russia torna a Londra e cerca di uccidere M) sia andata persa.

Sono anche gli anni della crisi energetica e l’elemento tecnologico legato allo sfruttamento dell’energia solare torna di prepotenza nella trama. Hong Kong sfruttata al meglio, persino debordante, visto che la villa di Hai Fat (che nel film è in Thailandia) si trova a Hong Kong, sul Peak (e si vede quando Bond e Hip cercano di interare... il mare sullo sfondo, e quella battuta: «è sul fianco della montagna»... montagna? a Bangkok?).

          

A questo proposito un aneddoto sul Bottoms Up, il locale topless bar in cui Scaramanga uccide Gibson, l’esperto di energia solare inglese. Esisteva veramente sino al 2005. Ricordo di essere stato a Hong Kong durante il capodanno 2003. Lo trovai ampiamente pubblicizzato come “il locale di James Bond” vicino a Nathan Road (per cui tutta la topografia del film ne risulta falsata, perché quando 007 viene arrestato sembra essere a Victoria, tanto che prendono il battello per andare a Kowloon) per cui tentai l’avventura. Mi presento tutto fico con la “camicia del Professionista” - ossia un modello che mi aveva regalato una mia amica russa - ed entro accompagnato dal famoso refrain del film. Ok, il locale era identico, con i tavoli circolari al centro dei quali c’erano le famose topless girl a servire i drink. Peccato che non fossero orientali (la maggior parte brasiliane provenienti credo da Macao) ma non era questo il problema. Dovevano essere lì dagli anni ‘70... alla fine non una grande serata... quando tornai nel 2006 era sparito.

Al di là dell’aneddoto, Hong Kong e Bangkok e il finale nella baia di Halong (che è in Vietnam, appunto, vicino alle acque territoriali cinesi ma che fu riprodotta a Phang Ngah che si trova da tutt’altra parte) rappresentano lo scenario esotico ideale per Bond e per lo spionaggio avventuroso. Il modello che mi si andava formando in testa e che anche oggi è sempre presente quando creo una storia.

            

Che altro rimane da dire? Siamo chiaramente in un’era diversa da quella in cui è iniziata la saga. Moore è in parte anche se il personaggio non è più lo stesso, ma forse l’epoca cinematografica oltre che politica sta cambiando. Siamo ancora in tempi di Guerra Fredda ma si affaccia l’idea della distensione, sempre più la formula del “magnate” sfruttatore si adatta alla serie. Tutti possono odiare un ricco come Hai Fat che vuole monopolizzare l’energia pulita.

Le donne sono magnifiche. Nordiche (Britt Ekland è l’epitome della bionda stupida con le tette grosse, ma è semplicemente adorabile) mentre la presenza di orientali è ristretta a qualche ruolo secondario.

La trama è ben congegnata con tante trovate tecniche (la macchina che vola, l’installazione nella roccia a forma di fungo) ma non mancano inseguimenti e scazzottate. Persino l’immagine marziale che scaturisce nelle sequenze di Bangkok è affascinante nella sua imperfezione. Moore (e Bob Simmons) scimmiottano colpi di karate contro una torma di avversari che praticano un mix di discipline che vanno dal Tae kwon do alla Krabong, dalla Boxe thai al Sumo, come se questo Oriente immaginario e colorito fosse solo ed esclusivamente parte di un tutto unico senza differenze che il pubblico occidentale possa curarsi di distinguere. Ma era un po’ la formula dello spionaggi avventuroso dell’epoca e funzionava perfettamente.

Una curiosità: esiste un’edizione del romanzo precedente alla realizzazione del film dove in copertina Scaramanga ha la faccia di Lee van Cleef.